MOSCA, giovedì, 12 maggio 2011 (ZENIT.org).- Gli attacchi contro chiese cristiane a Guizeh (Egitto) sabato scorso sono stati condannati dalla Chiesa ortodossa russa, che chiede un maggiore impegno della comunità internazionale in difesa delle minoranze cristiane minacciate.

Il Patriarca di Mosca, Kirill, ha inviato un messaggio al Papa copto Shenouda III in cui esprime la vicinanza degli ortodossi ai cristiani dell'Egitto e di altri Paesi “in cui soffrono oppressione e violazione dei loro diritti alla vita e alla libertà religiosa”.

Esorta anche le autorità egiziane e i leader musulmani, così come la comunità internazionale, ad agire “in modo deciso e inequivocabile di fronte alla violenza contro la minoranza cristiana”.

Il presidente del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato, il metropolita Hilarion Alfeyev, ha reso pubblico un comunicato in cui esprime il “dolore” della Chiesa ortodossa russa per i fatti di Guizeh.

“Fino a poco tempo fa, l'Egitto era considerato un esempio positivo di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana”, riconosce il metropolita. Per questo, gli ultimi attacchi “provocano apprensione e dolore a molti milioni di credenti in tutto il mondo”.

Gli ortodossi apprezzano gli sforzi delle forze di sicurezza egiziane e “le dichiarazioni dei leader musulmani, che hanno condannato senza mezze misure l'azione degli estremisti violenti”, e chiedono a questi di “esortare i loro seguaci a rinunciare a qualsiasi forma di attentato contro la vita e la libertà religiosa” dei cristiani.

Pur riconoscendo che la pace religiosa nel Paese “è un problema interno e un dovere delle autorità egiziane”, avvertono che quanto avvenuto in Egitto è “parte di un processo globale, che interessa la vita dei cristiani in una serie di Paesi”.

“La continua crescita delle persecuzioni contro i cristiani in regioni del mondo in cui questi vivono da molti secoli”, avverte il comunicato, “negli ultimi anni sta acquisendo il carattere di un'azione pianificata e realizzata sistematicamente”.

Per questo, si esorta “la comunità internazionale, e in primo luogo i Paesi europei, che storicamente hanno sostenuto la sorte dei cristiani negli altri continenti, a elaborare un meccanismo generale di difesa delle comunità cristiane nel mondo intero, basato sul dialogo aperto e sulla collaborazione onesta tra gli Stati, le comunità religiose e la società civile”.

“Solo ponendo il tema della difesa dei diritti dei cristiani all'ordine del giorno della comunità internazionale e compiendo tutti gli sforzi per risolvere la situazione si potranno evitare tragedie come quella appena avvenuta a Guizeh”, conclude la nota.