CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 21 ottobre 2011 (ZENIT.org) – Nell’anno del 550° anniversario della canonizzazione, la Chiesa ricorda Santa Caterina da Siena con un congresso internazionale. Virgo digna coelo. Caterina e la sua eredità è il titolo della tre giorni (27-29 ottobre 2011) dedicata alla compatrona d’Italia.
L’evento è promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con le Memorie Domenicane, il Centro Internazionale di Studi Cateriniani e l’Arcidiocesi di Siena di Val d’Elsa Montalcino.
I contenuti e gli obiettivi del convegno sono stati illustrati stamattina in Sala Stampa Vaticana. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi SJ ha introdotto ricordando la familiarità della patrona d’Italia ai pellegrini in San Pietro, vista la presenza di una celebre statua situata a due passi da via della Conciliazione.
Come spiegato in conferenza stampa da padre Bernard Ardura, O. Praem., presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, il convegno si prefigge di attualizzare la figura di Santa Caterina “per indagare la sua complessa eredità, grazie ad una indagine pluridisciplinare che permetterà di vedere la figura di Santa Caterina analizzata nelle sue rielaborazioni tra il Medioevo e l’Età moderna, ai vari livelli: agiografico, teologico, letterario ed iconografico”.
Padre Ardura ha poi ricordato che al merito di Caterina di aver riportato il papa a Roma da Avignone si aggiunge quello della sua “alta teologia” per cui, pur essendo semianalfabeta, si meritò il titolo di Dottore della Chiesa nel 1970 ad opera di Paolo VI.
Il religioso premostratense ha preannunciato che la prolusione del convegno sarà del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e la tre giorni si suddividerà in quattro sezioni: Santità, mistica e profezia; Il processo di canonizzazione; Caterina nella stagione delle osservanze; La memoria di Caterina in età moderna.
Le prime due giornate di studi avranno luogo presso il Complesso di Santa Maria sopra Minerva. L’ultima giornata (sabato 29 ottobre) si terrà a Siena all’archivio di Stato e vedrà l’inaugurazione della mostra documentaria Caterina da Siena e il processo di canonizzazione, curata da Paolo Nardi, Priore Generale dell’Associazione Internazionale dei Caterinati) e seguita dal convegno Caterina nell’arte, ospitato dal Convento di San Domenico.
La parte senese della tre giorni, come spiegato da Umberto Utro, curatore del reparto di antichità cristiane dei Musei Vaticani, “intende indagare l’eredità della Mistica senese anche in quanto protagonista dell’arte cristiana a partire dalla fine del Medioevo”.
“Le prime immagini di Santa Caterina – ha spiegato Utro – risalgono al 1380-81, pochi mesi dopo la morte, e appaiono molto semplici; la santa è rappresentata con i suoi attributi essenziali: il velo nero del Terz’Ordine Domenicano, il giglio, simbolo della verginità, il libro che allude alle sue opere”.
In molte raffigurazioni successive Caterina, pur non essendo una martire, è associata alla palma del martirio, poiché “ha comunque dato la vita per la Chiesa”, ha aggiunto Utro.
Artisti fondamentali nelle raffigurazioni cateriniane sono Giovanni Del Boiardo e Andrea Vanni, autore di uno dei più celebri ritratti. La più bella immagine della santa, secondo Umberto Utro, “è quella del Vasari nella Sala Regia del Vaticano”.
Ha chiuso gli interventi fra Bernardino Prella OP, socio per l’Italia e per Malta del Maestro dell’Ordine dei Frati Predicatori. “In che modo la figura dei Santa Caterina può illuminare l’epoca contemporanea?”, si è domandato il religioso domenicano.
La grandezza e l’attualità della compatrona d’Italia sono spiegate in primo luogo dalla sua carità e dal suo slancio operoso verso i poveri, durante gli anni della sua giovinezza, “manifestato nel più totale nascondimento”.
“Caterina – ha affermato Prella – ha una spiritualità incentrata sulla percezione reale del valore del sangue di Cristo, il dono più bello del Padre per liberare l’uomo dai limiti del peccato”.
Ma Santa Caterina da Siena, oltre che una mistica, è stata una donna che si è ardentemente battuta “per l’unità della Chiesa”. Caterina denunciò “i vizi del clero e richiamò i sacerdoti alla fedeltà a Cristo”.
Fu anche una “donna di pace” e comprese che “non c’è pace senza perdono”, un concetto, quest’ultimo ripreso in tempi più recenti dal beato Giovanni Paolo II.
La sua fermezza nella giustizia è però “condita di misericordia”, “che, se giustizia senza misericordia fusse, sarebbe con la tenebra della crudeltà”, scrive Santa Caterina nella Lettera a papa Urbano VI.
Al punto che Dio “non teme – ha osservato Prella con riferimento al Dialogo di Caterina – che la sua misericordia sia strumentalizzata, quando le persone continuano a peccare confidando appunto nella misericordia divina, ma piuttosto ne teme il disprezzo”.
Al termine della conferenza stampa, padre Ardura ha preannunciato alcune nuove iniziative alle quali il Pontificio Comitato di Scienze Storiche sta lavorando per i prossimi due anni: in particolare un’inchiesta sul Concilio Vaticano II, in particolare sugli archivi lasciati dai padri conciliari nelle varie diocesi, e due studi sul 1700° anniversario della vittoria di Costantino a Ponte Milvio (312 d.C.) e il conseguente Editto di Milano (313 d.C.).