Tutti gli insegnamenti del Vangelo sono compendiati nel crocifisso

Mons. Guido Maria Conforti sarà canonizzato questa domenica

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ROMA, venerdì, 21 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Quando questa domenica Papa Benedetto XVI proclamerà tre nuovi santi della Chiesa cattolica, ci sarà in Piazza San Pietro una folta delegazione proveniente da Parma. Saranno infatti in circa 500 – anticipa La Gazzetta di Parma (16 ottobre) – a celebrare la canonizzazione del beato e indimenticato Vescovo del capoluogo emiliano, monsignor Guido Maria Conforti, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere.

Il nuovo santo nacque a Casalora di Ravadese, oggi una frazione del comune di Parma, il 30 marzo 1865, ottavo figlio – di dieci – di Rinaldo Conforti, un agricoltore benestante, e di Antonia Adorni. Sperando che il piccolo Guido potesse un giorno prendere in mano l’amministrazione dell’azienda agricola di famiglia, il padre lo iscrisse presso i Fratelli delle Scuole Cristiane di Parma, la città dove compì tutti i suoi studi, Seminario diocesano incluso.

Ma i piani del Signore per Guido erano ben diversi dal progetto di vita nutrito da papà Rinaldo per il figlio. Già da piccolo, infatti, Guido intrecciò una forte intesa con il Cristo Sofferente in croce. Prima di andare a scuola, soleva soffermarsi in preghiera davanti al grande crocifisso della chiesa della Pace in Borgo delle Colonne. “Io lo guardavo e Lui guardava me, e pareva mi dicesse tante cose”, ricorderà da Vescovo.

Nonostante l’opposizione di suo padre, che si considera anticlericale e non gli paga le mensilità, Guido entra nel 1876 nel Seminario di Parma, dove scopre una seconda vocazione: quella missionaria. Il suo modello è uno dei primi compagni di Sant’Ignazio di Loyola, cioè il grande missionario San Francesco Saverio. Anzi, nel candidato al sacerdozio cresce il desiderio di continuare il cammino incompiuto iniziato dal gesuita – morto per le fatiche nel 1552 sull’isola di Sancian (o Shangchuan), alle porte della Cina continentale – di evangelizzare l’immenso Paese.

A stroncare il sogno di partire in missione sono alcuni problemi di salute. Per i suoi disturbi neurologici, fra cui l’epilessia, viene respinto sia dai gesuiti sia dai salesiani. Persino la sua ordinazione sacerdotale è a rischio, ma interviene la Madonna. In segno di gratitudine, l’ordinazione di don Conforti avviene il 22 settembre del 1888 nel santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Fontanellato, nei pressi di Parma.

Anche da sacerdote diocesano, Conforti non dimentica il suo ideale missionario. Nello stesso anno in cui viene nominato vicario generale della Diocesi parmense, cioè nel 1895, lancia tra molte difficoltà – anche economiche – il suo istituto per le missioni estere, che riceverà l’approvazione ufficiale il 3 dicembre 1898, cioè il giorno della festa di San Francesco Saverio. Al nuovo istituto viene affidata la missione particolare di evangelizzare la Cina. L’approvazione definitiva delle Costituzioni arriva il 20 novembre 1920. Quattro anni dopo, monsignor Conforti viene nominato anche Superiore generale.

“Predicare il Vangelo nelle terre infedeli”. Questo era l’obiettivo della sua congregazione, descritto dal fondatore in una lettera del 9 marzo 1894 all’allora prefetto di Propaganda Fide, il Cardinale Mieczysław Ledochowski. “Chiederò di preferenza le missioni dell’Asia, essendo la terra che conta il maggior numero di infedeli e fu il campo del sublime apostolato del Saverio, da cui il seminario da fondare prenderà il nome e l’ispirazione”, continuava il futuro santo, promettendo di sacrificare “tutto me stesso e le mie sostanze e quanto sarà in mia mano per riuscire nella santa impresa”.

La congregazione, che nella persona di don Caio Rastelli ha avuto nel 1901 il suo primo martire ed è diventata un istituto internazionale, invia oggi i suoi missionari non solo in vari Paesi del continente asiatico (come Giappone, Bangladesh e Indonesia), ma in tutto il mondo, dall’Africa (Burundi, Sierra Leone ecc.) alle Americhe (come Brasile, Messico, USA), e persino in Europa (ad esempio Gran Bretagna). Partono con il messaggio che don Conforti rivolse circa un secolo fa ai suoi primi missionari. “Il crocifisso è il grande libro sul quale si sono formati i santi e sul quale dobbiamo formarci anche noi. Tutti gli insegnamenti contenuti nel Vangelo sono compendiati nel crocifisso”, spiegò.

Lo zelo missionario di monsignor Conforti è solo uno degli aspetti della sua feconda personalità. Fu anche un ottimo pastore. Il 9 giugno 1902, l’allora vicario generale della Diocesi parmense venne nominato da Papa Leone XIII Arcivescovo di Ravenna. Solo due anni dopo aver ricevuto l’ordine episcopale, monsignor Conforti dovette rinunciare all’incarico. Dopo una pausa di quasi tre anni, passata a Parma, ricevette nel settembre del 1907 da Papa Pio X la nomina a coadiutore della Diocesi di Parma, con diritto di successione, avvenuta il 12 dicembre dello stesso anno.

Nonostante la sua salute precaria, era un Vescovo instancabile. Va ricordato ad esempio che durante i suoi quasi 25 anni come Vescovo di Parma visitò cinque volte le 304 parrocchie della sua Diocesi. Quando gli fu consigliato di prendersi una pausa, replicò in modo deciso che “un Vescovo deve essere in trincea come un ufficiale”. Andò a visitare nel 1928 anche i suoi missionari nella lontana Cina, dove impressionò la popolazione locale, che lo chiamò “il Grande Vescovo”.

Tornato a Parma, la sua salute cominciò a peggiorare, per precipitare nell’autunno del 1931. Spirò il 5 novembre dello stesso anno, dopo aver recitato la professione della fede ed aver affidato il suo clero e il suo popolo a Dio. “Signore, salvate il mio clero e il mio popolo dall’errore e dalla miscredenza”, esclamò. Le sue esequie furono quasi un evento. “E’ un funerale questo o un trionfo?”, chiese nella sua omelia l’allora Vescovo di Cremona, monsignor Giovanni Cazzani. “E’ il funerale di un uomo caduto sotto la falce della morte o è il trionfo di un santo esaltato alla gloria del cielo?”.

Parole profetiche, dunque. La stazza spirituale di mons. Conforti colpì anche il giovane Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII. “Cercavo mons. Guido Maria Conforti come espressione episcopale, la più distinta in Italia di quel felice movimento missionario suscitato dall’enciclica Maximum Illud di Papa Benedetto XV. Lo cercavo come rappresentante lui di quella completezza del ministero sacro delle anime che associa il Vescovo al missionario: Vescovo di Parma, ma missionario per il mondo”.

La guarigione miracolosa attribuita all’intercessione di mons. Conforti di una ragazza dodicenne burundese ha aperto la porta alla sua beatificazione, avvenuta il 17 marzo 1996. Papa Giovanni Paolo II definì il nuovo beato con le seguenti parole: “La divina Provvidenza volle che egli sperimentasse, da un lato tutta la forza e l’urgenza della missione ad gentes e dall’altro la responsabilità nei confronti della Chiesa particolare di cui era Pastore”.

“Tale tensione apostolica – continuò Papa Wojtyla -, per l’azione della grazia, si rivelò in lui singolarmente feconda, così che la Chiesa intera, oggi, può riconoscere nella sua esistenza un luminoso esempio di missionarietà che diremmo pienamente pastorale e cattolica, costituita cioè dalla costante, equilibrata cooperazione tra comunione e missione, tra cura della comunità e slancio verso quanti non ne fanno ancora parte”.

Decisiva nell’ultima fase del processo di canonizzazione è stata la guarigione inspiegabile di un bambino brasiliano nato prematuro e gravemente ammalato. La salma di mons. Conforti riposa dal 1942 nella Casa Madre della sua congregazione a Parma.

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ZENIT Staff

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