SPECIALE ASSISI: L'indirizzo pronunciato dal Rappresentante della Religione Hindu

ROMA, sabato, 29 ottobre 2011 (ZENIT.org).-Pubblichiamo di seguito l’indirizzo pronunciato dal Rappresentante della Religione Hindu, Acharya Shri Shrivatsa Goswami, dello Sri Radharamana Temple, Vrindavan, India, in occasione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo.                                             

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“O infinito Dio fatto corpo! Io vedo TE in ogni mano e piede, in ogni occhio e testa, in ogni nome ed essere. Mi inchino a TE in ognuno di essi”.

L’induismo è un pellegrinaggio dall’ignoranza alla verità, dalla morte all’immortalità.

Questo pellegrinaggio ha due aspetti. Partendo dall’esterno, noi siamo in cerca della verità che può essere manifesta nel mondo fisico. Cerchiamo di rafforzare i sistemi ecologico, sociale ed economico. L’equa distribuzione di cibo e di altre risorse materiali è una grandissima virtù e pratica religiosa.

Ma poi c’è il secondo aspetto: il pellegrinaggio interiore. Non potremmo sostenere il cammino esteriore se non fossimo in viaggio all’interno del mondo dei valori e dei principi che sostiene il comportamento umano. Verità e Pace sono in cima alla lista di questi valori universalmente applicabili – chiamati dharma. Per il Mahatma Gandhi, la Verità era Dio.

Quanto alla pace, c’è una caratteristica preghiera hindu proprio per questo dono. È una preghiera per la pace nella terra e nel cielo, nella vegetazione e nelle piante, nell’acqua e nell’aria – ma questo non è tutto. La persona che prega questa preghiera, prega per la pace che viene nel processo stesso della pace. La pace non può mai essere raggiunta con mezzi violenti.

Da Krishna a Buddha, dal Mahatma Gandhi a Martin Luther King, al Vescovo Tutu – tutti questi pellegrini di pace affermano che non c’è una via per la pace. La pace stessa è la via. Il nostro comune obiettivo di pace può essere raggiunto mediante il nostro impegno per la verità – satyagraha. Questo impegno, anche se ostacolato e impedito, trova ugualmente la propria via mediante la non-violenta non-cooperazione. La storia rende testimonianza alla sua forza.

25 anni fa, qui in Assisi, il Papa Giovanni Paolo II ci fece iniziare il pellegrinaggio odierno. Adesso pertanto dobbiamo riflettere sul nostro progresso su questa strada. Perché non siamo arrivati più vicini a dove egli voleva essere? Siamo mancanti nella parte interiore del viaggio? Il dialogo sarà un esercizio futile se non lo intraprendiamo con umiltà, pazienza, e il desiderio di rispettare l’“altro” – e ciò senza pretendere lo stesso in cambio.

Questo ci renderà capaci di dire “no” all’ingiustizia di ogni tipo. Ciò richiede molto coraggio, e quel coraggio verrà solo dalla preghiera. Uniamoci perciò alla preghiera di Sri Caitanya Mahaprabhu, grande maestro spirituale del XVI secolo:“Non desidero ricchezza o piaceri mondani; nemmeno cerco fama, o un nome. Prego solo che possa gli altri con amore”. E’ un compito arduo. Esige da noi di vedere nuovamente ciò che l’antico Veda dichiara: che la verità è una – e allo stesso tempo, che è professata in molti modi differenti. Om Shantih, Shantih Shantih.

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ZENIT Staff

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