CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 5 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Venerdì 2 dicembre, si è svolta presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, la presentazione del libro “Il cambiamento demografico”, a cura del Comitato per il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana, pubblicato da Laterza. Sono intervenuti S.E.R. Camillo Ruini, Presidente del Comitato, Mons. Livio Melina, e i Proff. Sergio Belardinelli, Gabriella Gambino e Gian Carlo Blangiardo.
Ha aperto la presentazione il saluto del Preside, Mons. Livio Melina, il quale ha sottolineato come il volume mostri palesemente l’importanza della dimensione sociale della famiglia, che non può essere ridotta al solo ambito privato.
Nel suo intervento, il Card. Ruini ha sottolineato “la scarsa consapevolezza della gravità e l’inevitabilità della sfida del cambiamento demografico”. Scopo principale, quindi, di questo rapporto-proposta è quello di aumentare questa consapevolezza. Due sono, secondo Sua Eminenza, gli ordini di fattori che possono contribuire a cambiare la tendenza. Da un lato, gli interventi pubblici, volti ad eliminare gli ostacoli economici e sociali che dissuadono le coppie dell’avere i figli che desiderano, nonché a sottolineare come le nuove generazioni siano un bene pubblico e non soltanto un bene privato dei genitori, pur nella libertà di questi ultimi. Il secondo ordine di fattori, che pesa forse di più sulle coppie, si riferisce alla mentalità diffusa oggi e che vede nelle nuove generazioni una minaccia ad un certo welfare. Mentre l’Italia ha un ritardo di circa 30 anni sulla dimensione degli interventi pubblici, trova invece al suo interno una solidarietà e una rilevanza sociale ed economica molto forte della famiglia. La richiesta che il rapporto-proposta fa alla società e ai vari agenti culturali e mediatici è quella di superare l’interpretazione individualistica degli affetti e della famiglia, riscoprendone la dimensione relazionale. Soltanto una alleanza tra tutti questi agenti può far sì che la consapevolezza del corpo sociale sulle questioni demografiche, che sono di per sé di lungo periodo, possa farle entrare nell’agenda politica, rivolta tante volte a periodi più brevi.
La professoressa Gambino ha segnalato come “una delle maggiori novità apportate dal volume quella di mettere per la prima volta in relazione aborto e demografia”, di analizzare a partire dai dati, gli effetti della legge 194 sull’atteggiamento culturale in relazione alle scelte riproduttive tra le coppie e le donne, portando allo scoperto quei bisogni umani che la freddezza della legislazione non è in grado di soddisfare, sottolineando la portata sociale delle scelte legislative del nostro Paese. La legge 194, afferma la Gambino, ha procurato un “costante, silenzioso movimento demografico caratterizzato dalla morte procurata di un bambino su cinque nel ventre della propria madre”. I dati esprimono sul piano privato il ruolo che la legge sta avendo sui comportamenti riproduttivi, lasciando anche intravedere una generale e diffusa indifferenza pubblica verso il fenomeno dell’aborto. In maniera preoccupante, infatti, i sondaggi lasciano emergere la solitudine e l’anonimato relazionale nel quale vengono lasciate le donne che vivono questo dramma. In una prospettiva autenticamente sussidiaria della società civile, si rende oggi più che mai necessario mettere da parte il sistema di aiuto assistenzialistico alla famiglia e preferire un approccio di tipo promozionale, capace cioè di “rimettere in moto” il sistema relazionale della famiglia di fronte alle difficoltà e ai bisogni. La famiglia deve essere parte attiva di un percorso di aiuto all’interno di un sistema di “rete”, che la sostenga dall’esterno e la porti ad essere più coesa e rafforzata al suo interno.
Il Prof. Gian Carlo Blangiardo, ha ribadito il protagonismo della famiglia dietro alle grandi trasformazioni demografiche, anche come risorsa fondamentale per affrontare la sfida che abbiamo davanti. Illustrando sommariamente i principali dati statistici presenti nel rapporto, ha evidenziato i tre nodi che le statistiche lasciano intravedere sul cambiamento demografico: il ricambio generazionale (dal rinvio delle nascite alla definitiva rinuncia; da sottolineare specialmente il fatto che il numero attuale delle nascite non corrisponde al numero di figli desiderati dalle donne. Inoltre, altro dato importante è vedere come il contributo dell’immigrazione, pur importante, non basta a compensare le gravi carenze della situazione attuale); la difficile conquista dell’autonomia dei giovani adulti, che restano in famiglia fino ad una età superiore ai 30 anni (questo dato, presente in altri Paesi, rimane secondo le statistiche specificamente italiano per quanto riguarda la percentuale); finalmente, l’invecchiamento demografico (dal sorpasso del numero dei “nonni” su quello dei “nipoti”, avvenuto nel primo decennio degli anni 2000, si aspetta adesso il sorpasso dei “bisnonni” sui pronipoti”). Interessante il dato del “PIL demografico” proposto dal prof. Blangiardo, comparando il numero di anni in età di lavoro delle persone con il numero di anni di pensione. Come terapia per governare il cambiamento, il rapporto evidenzia il bisogno di rimettere al centro la famiglia, consentendo di realizzare dei progetti di formazione del capitale umano. Una prima ricetta si trova, secondo il docente, nel Piano Nazionale sulla Famiglia.
Concludendo l’evento, il prof. Belardinelli, che ha moderato il dialogo, ha messo in relazione il tema del lavoro, che viene trattato nella prima parte del libro, con la questione della famiglia.
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