di Luca Marcolivio
ROMA, domenica, 11 dicembre 2011 (ZENIT.org) – È andato alla memoria di Chiara Lubich il Premio Europeo per la Vita “Madre Teresa di Calcutta”. La cerimonia di premiazione è avvenuta ieri sera nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, alla presenza di autorità del mondo politico, culturale ed ecclesiale, nel giorno del 63° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
L’accostamento di queste due straordinarie figure femminili – Chiara Lubich (1920-2008) e la Beata Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) – non è casuale. Sia la fondatrice del Movimento dei Focolari, sia la fondatrice delle Missionarie della Carità, sono state infatti paladine di un nuovo modo di intendere la fede nella seconda metà del XX secolo e di un nuovo approccio della donna alla Chiesa Cattolica e all’evangelizzazione.
Entrambe furono anche due grandi simboli nella difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. Storico è l’incontro – più volte evocato durante il dibattito che ha preceduto la premiazione – avvenuto al Palasport di Firenze tra la Lubich e Madre Teresa il 17 maggio 1986, in occasione del meeting Prima di tutto la vita.
Come ha sottolineato il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini, il tema della dignità dell’uomo (peraltro tutelato dal Trattato di Lisbona) e il diritto all’uguaglianza vanno sempre più a convergere con quello del diritto alla vita, sebbene sui primi due l’assenso dell’opinione pubblica sia pressoché unanime, mentre il tema dell’aborto continua a spaccare l’opinione pubblica e ad essere oggetto di dibattito.
“In nessuna delle dichiarazioni dei diritti dell’uomo si parla del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale – ha osservato Casini -. In questo modo, però, tutto il catalogo dei diritti umani viene a cadere come un bel quadro che non trova un chiodo dove farsi appendere”.
Ha poi avuto luogo la tavola rotonda su Dignità umana, uguaglianza, diritto alla vita, moderata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.
Secondo Giuliano Amato, presidente dell’Istituto Enciclopedia Italiana è necessario risolvere numerose aporie nel nostro ordinamento giuridico. L’articolo 1 del nostro Codice Civile, ad esempio, è molto ambiguo nel definire la natura del nascituro, in quanto afferma: “I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita”.
È opportuno, quindi, affermare, una volta per tutte e senza ambiguità, se la natura del feto sia umana e se sia legittima la sua piena titolarità degli stessi diritti di una persona già venuta al mondo, a partire dal diritto alla vita e al rispetto della propria dignità.
Sul carisma di Chiara Lubich si è soffermato in particolare il filosofo del diritto, Antonio Baggio, ricordando che la fondatrice del movimento dei Focolari ebbe sempre un’idea dei diritti umani rigorosamente radicata nel principio di fratellanza tra gli uomini e nella loro comune paternità in Dio.
La Lubich, tuttavia, come sottolineato da Vincenzo Buonomo, docente di diritto internazionale, era consapevole dell’universalità dei diritti umani e vedeva in essi uno dei temi fondanti del dialogo interreligioso: i diritti umani, ad avviso della fondatrice dei Focolari, non sono qualcosa da definire ma piuttosto qualcosa da trasmettere con l’educazione.
La difficoltà nella diffusione di una cultura della vita, in special modo nel contesto europeo, è stata testimoniata da Miklos Soltest, ministro ungherese per gli Affari sociali e la Famiglia.
L’approvazione da parte del parlamento ungherese all’inserimento nella costituzione magiara della tutela della vita dal concepimento alla morte naturale e la campagna pro-life per la difesa dell’embrione, hanno suscitato forti critiche nel mondo liberal, in particolare a Bruxelles.
Ciononostante, un’Europa che abbia “come unica ideologia quella del profitto e che insista a rifiutare le radici cristiane, non potrà mai superare né la propria crisi economica, né tantomeno la propria crisi morale”, ha affermato il ministro ungherese.
Da parte sua il sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, ha annunciato l’imminente dedicazione a Chiara Lubich di una strada nella toponomastica cittadina, sottolineando l’importanza dei diritti umani, come architrave di una globalizzazione che non sia fondata solo sul mercato e sul profitto ma che parta in primo luogo dai valori.
A ritirare il premio “Madre Teresa di Calcutta” è stata Maria Voce, attuale presidente del movimento dei Focolari, insignita dal cardinale Ennio Antonelli, presidente della Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Il porporato ha ricordato che “la cultura dell’amore e la cultura della vita sono inseparabili” e che, in tal senso, gli esempi concreti di Madre Teresa e di Chiara Lubich sono di altissimo profilo.
Entrambe infatti erano consapevoli che la povertà più grave era l’assenza d’amore e che “le nazioni più povere sono quelle a cui manca il coraggio di accogliere una vita in più”.
Una menzione speciale dell’evento è stata quella di papa Benedetto XVI che, al termine dell’Angelus, ha salutato gli esponenti del Movimento per la Vita, giunti a Roma da tutta Europa in occasione del Premio “Madre Teresa di Calcutta”.
“Cari amici, nell’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ricordiamo che il primo fra tutti i diritti è quello alla vita”, ha detto il Santo Padre, augurando “ogni bene” per le attività dei movimenti pro-life.