La Chiesa in America, l'unica istituzione non infiltrata da narcotraffico e corruzione

Intervista al cardinale Nicolás de Jesús López sul prossimo viaggio del Papa

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di H. Sergio Mora

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 14 dicembre 2011 (ZENIT.org) – Oltre ad essere fonte di gioia, la visita del Papa all’America Latina ricorda l’impegno della Chiesa per i diritti umani e la sua posizione chiara e ferma di fronte a fattori negativi, come la violenza e il narcotraffico, giacché in generale la Chiesa è l’unica istituzione non infiltrata dalla criminalità e dalla corruzione.

Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Santo Domingo, Nicolás de Jesús López, in un’intervista rilasciata a ZENIT dopo la Messa celebrata lunedì da Benedetto XVI nella basilica vaticana in onore della Vergine di Guadalupe.

Nella sua omelia, il Papa ha confermato il suo viaggio. “Sostenuto dall’ausilio della divina provvidenza, ho l’intenzione di intraprendere un viaggio apostolico prima della Santa Pasqua in Messico e a Cuba, per proclamare in quei Paesi la parola di Cristo”, aveva detto Benedetto XVI. A questo punto sono scoppiati gli applausi delle migliaia di latinoamericani presenti nella basilica.

Il viaggio che il Pontefice farà a marzo, anche se solo in due dei 32 Paesi della regione, viene percepito in tutta l’America Latina come se fosse “a casa”. Abbiamo quindi chiesto ad uno dei cardinali che erano presenti, Nicolás de Jesús,  l’impatto che il viaggio del Papa avrà nella regione. 

L’America Latina sembrava essere un po’ dimenticata dal Papa ma nei prossimi due anni sono programmati due viaggi: quello in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù 2013 e adesso a marzo quello in Messico e Cuba?

Card. De Jesús: Proprio così. Senza dubbio questa visita di papa Benedetto XVI, come le 18 visite compiute da Giovanni Paolo II, è motivo di gioia molto sentita in tutti i nostri Paesi. Questa visita si colloca nel contesto del bicentenario e indubbiamente c’è una ragione. Questi popoli sono nati “tra le braccia della Chiesa” e bisogna dire che, non appena sono arrivati, i missionari hanno difeso i diritti degli indigeni.

Ci può spiegare di più sulla difesa dei diritti degli indigeni?

Card. De Jesús: C’è stata di recente, nella mia città, la presentazione di un libro scritto in Spagna sui diritti umani a Santo Domingo. Non vogliamo entrare in polemica con le Nazioni Unite, che hanno invocato i diritti umani, così come nati con la Rivoluzione francese. Questi professori dell’Università Complutense, tuttavia, hanno detto: vadano a San Fermin, perché lì, prima del 1511, i diritti umani furono difesi in modo più brillante e coerente.

E per quanto riguarda il bicentenario dei Paesi latino-americani?

Card. De Jesús: Per me è sicuramente una gioia che il Santo Padre abbia accettato il suggerimento di celebrare questa Messa in occasione del bicentenario. Perché la Chiesa cattolica non è estranea a questi eventi. Anche Simon Bolivar (il generale e “padre” dell’indipendenza, ndr) inviò una lettera molto bella all’allora Papa, chiedendogli di nominare i vescovi nati in America, perché la separazione di questi Paesi dalla Spagna non voleva dire che si separassero dalla Chiesa cattolica. Questa lettera è molto significativa. Perciò io dico che siamo molto felici di questa celebrazione e speriamo che la visita di Benedetto XVI confermi la sollecitudine dei Papi per l’America.

La prima evangelizzazione è avvenuta attraverso i missionari arrivati in America Latina, ora si progetta una nuova evangelizzazione. Quali sono le maggiori difficoltà per accettare la fede e che cosa il Papa vuole risvegliare? 

Card. De Jesús: credo che ci siano dei problemi universali. Indubbiamente esiste un nuovo contesto culturale che influisce: Europa, Stati Uniti, ecc. Ma ci sono anche difficoltà locali che preoccupano molto i latinoamericani, come la violenza. C’è molta violenza in America Latina, ma anche il narcotraffico e la stessa corruzione hanno colpito la coscienza latinoamericana.  

La Chiesa riesce a reagire contro la violenza e la corruzione?

Card. De Jesús: Il problema ha radici profonde. Questa gente ha avuto la capacità, l’abilità di penetrare grazie al loro denaro in vari settori della società. In questi giorni ho sentito dire che la Chiesa cattolica è l’unica istituzione che fino adesso non è stata penetrata dal narcotraffico in America Latina. E credo che sì, in generale, si può affermare questo. Inoltre è penoso dirlo, ma bisogna riconoscere che il denaro corrompe e sta danneggiando molte coscienze. 

Qual è il messaggio della Chiesa a fronte di questo?

Card. De Jesús: In questo senso, la Chiesa deve mantenere sempre una posizione molto chiara in difesa della verità, la giustizia e la pace, nel rispetto di tutte le persone, inclusi quelli che non hanno alcuna fede. E naturalmente siamo aperti al dialogo anche con tutti i gruppi religiosi.

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ZENIT Staff

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