La gioia dell’annuncio di Cristo Risorto. È bastato solo questo: il kèrygma, la buona notizia, per far sì che quasi tutte le 6.000 persone che domenica scorsa gremivano il Pilditch Stadium a Pretoria (Sudafrica) si alzassero in piedi per cantare ad una sola voce Benedetta sei Tu, Maria insieme all’equipe itinerante del Cammino Neocatecumenale.
Si è aperto ufficialmente così l’Anno della Fede nell’arcidiocesi sudafricana, con una celebrazione nello stadio della capitale dedicata alla testimonianza, presieduta dall’arcivescovo mons. William Slattery.
Di ritorno dal Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, il presule ha voluto coinvolgere nell’evento, oltre al clero della diocesi, anche tutti i movimenti presenti sul territorio, in modo da incoraggiare il popolo africano, troppo spesso messo alla prova, a riscoprire la propria fede.
Sul palco si sono succeduti, quindi, rappresentanti di Koinonia, del Charismatic Renewal, e soprattutto del Cammino Neocatecumenale. Tra canti, esperienze e letture, Dino Furgione, itinerante del Cammino in Sudafrica, ha annunciato quindi il kèrygma che ha provocato “l’insolita” esplosione di gioia.
“Dopo la catechesi – ha dichiarato Dino contattato da ZENIT– è stato immediato l’effetto di tutte quelle persone che si sono alzate per cantare un inno alla Vergine. Lo stadio si è acceso, tutti esultavano seguendo i giovani delle comunità di Pretoria. Credo che si possa definire davvero un’opera dello Spirito Santo”.
Nella Messa che ha suggellato l’evento, l’Arcivescovo Slattery ha invitato i fedeli a vivere l’Anno della Fede come “occasione per cominciare un cammino nuovo”, ricordando che la società Sudafricana, “dopo le distruzioni operate dall’Apartheid con la sua logica di esclusioni e divisioni”, è chiamata oggi ad essere “luogo che apra le braccia ad ognuno”.
Facendo tesoro degli orientamenti emersi durante le riunione sinodali, il presule ha invitato poi tutti gli operatori pastorali, ma anche i semplici fedeli, “ad andare incontro a coloro che sono ormai lontani dalla Chiesa o che hanno perso la fede”, visitandoli nelle loro case e invitandoli a ritornare alla parrocchia che diventa così “comunità di piccole comunità”.
Durante la celebrazione l’Arcivescovo ha benedetto poi una grande Porta, realizzata dalla prima Comunità Neocatecumenale di Pretoria, che verrà collocata per l’intero anno di fronte alla Cattedrale, come simbolo della “porta della fede” sempre aperta per tutti.
“È stato davvero un’emozione fortissima” ha detto Dino Furgione alla nostra agenzia, “simile a quella provata lo scorso anno ad ottobre quando partecipammo alla messa con il Papa organizzata dal Dicastero per la Nuova Evangelizzazione, dove il Santo Padre annunciò per la prima volta l’Anno della Fede”.
“Ancora ricordo la sensazione che abbiamo provato di fronte a questa notizia” prosegue Dino, che proprio in quell’occasione fu chiamato insieme a sua moglie Roberta e i suoi sei figli a presentare i doni Eucaristici al Santo Padre. Ricordando “quell’umile segno” l’itinerante racconta: “Il gesto di presentare i doni Eucaristici è stata per noi l’opportunità, a nome di tutte le famiglie in missione del Cammino Neocatecumenale, di presentare al Papa la nostra fede e rinnovargli la nostra totale obbedienza, sapendo che solo nella comunione con lui la nostra missione porterà frutto”.
“Dopo le parole di Benedetto XVI ci siamo sentiti non solo testimoni ma parte di un momento storico per la Chiesa – ricorda ancora Dino – e dopo un anno abbiamo cercato di trasferire lo stesso Spirito ed energia che il Santo Padre ci aveva trasmesso a più di 6mila persone!”.
Dino e Roberta sono una delle tante famiglie del Cammino Neocatecumenale che ha sentito la chiamata a dedicare interamente la propria vita alla Evangelizzazione. Partiti da Roma due anni fa, sono ora la famiglia Itinerante responsabile dell’Africa del Sud (Sud Africa, Botswana, Lesotho e Swatziland). Attualmente servono quattro Diocesi, con l’aiuto anche di Marco e Marta Malacaria, giovanissima coppia romana che a fine ottobre ha abbandonato affetti e sicurezze per partire, insieme alla figlioletta Miriam di due anni, in missione nel Sud del mondo.
“Il Signore è molto creativo – conclude Dino parlando della missione – ci ha condotti a Suo servizio in Africa per farsi incontrare concretamente nei fatti, nelle persone, e nella nostra carne. Ogni giorno ci sono prove e persecuzioni, ma allo stesso tempo c’è la provvidenza. Non ci è mai mancato nulla. Certe volte non capiamo come tutto ciò possa avvenire, come dice il Salmo è ‘una scienza troppo alta da comprendere’, e restiamo ogni giorno commossi dell’amore di Dio per noi”.