Le doti nascoste di un re balbuziente

Storia di un “dottore” che è interessato prima di tutto ad aiutare un uomo e solo dopo ad “addestrare” un re

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Andrà in onda mercoledì, 13 marzo, alle 21:10 su CANALE 5 il film “Il Discorso del re”.

Alberto, Duca di York e figlio minore del re Giorgio V, è affetto fin da piccolo da balbuzie, un difetto che rende la sua partecipazione alle manifestazioni pubbliche di competenza dei reali un vero tormento. Inutili i tentativi di guarire il disturbo, almeno finché il nostro non si imbatte in Lionel Logue, eccentrico terapista della parola australiano che saprà scavare nelle ragioni profonde del senso di inadeguatezza del futuro Giorgio VI.

Il duca di York, futuro re Gorgio VI, è un uomo saldo nei suoi principi, buon padre di famiglia e marito affettuoso, mentre il logopedista Logue è interessato prima di tutto a creare un rapporto vero e sincero con il suo assistito, ad aiutare l’uomo e solo secondariamente ad “addestrare” un re.

Scritta oltre dieci anni fa dall’esperta penna di David Seidler, Il discorso del re è una di quelle pellicole solide e intelligenti che, anche grazie alle ottime interpretazioni di attori di grande mestiere, riescono a conquistare il pubblico più sofisticato, offrendo uno spaccato d’epoca pieno di interesse, ma soprattutto mettendo in scena in modo efficace una dinamica umana che va ben oltre il tempo e i personaggi storici rappresentati.

Il dramma del duca di York, un uomo che si percepisce saldo nei suoi principi, buon padre di famiglia e marito affettuoso, è reso più acuto dall’ingresso nella politica dei nuovi strumenti di comunicazione -prima tra tutte quella radio che sarà il principale strumento della propaganda hitleriana- ma anche dalla necessità di succedere ad un fratello che antepone i suoi capricci a quelli della nazione.

Anche in questo senso il film riesce a sottolineare la portata eccezionale e decisiva di quello che altrimenti avrebbe potuto rimanere solo un dramma personale per quanto trattato con profondità e intelligenza, senza esaurire negli psicologismi o in un trito determinismo il nodo emotivo che sta alla base del disturbo di Alberto.

I metodi inusuali di Logue (per altro non più strani di quelli degli altri medici consultati, che consigliano di fumare per rilassare la laringe o ripescano rimedi di demosteniana memoria come mettere in bocca dei sassolini…), che al pubblico di oggi non sembreranno poi neppure tanto peregrini, hanno però una radice tanto semplice quanto fondamentale. Che è quella di creare un rapporto vero e sincero con il suo assistito, andando oltre la barriera della forma in cui “sua altezza reale” è rinchiuso, portando il futuro re a riconoscere le doti che in realtà già possiede… e che il pubblico ha chiaramente intravisto nelle belle scene familiari o nel confronto con gli uomini di Stato.

Il contrasto tra la sostanza (che Alberto rappresenta con la sua lealtà al Paese e ai suoi cari) e la forma rappresenta dal suo superficiale fratello (il futuro re Edoardo VIII, che abdicherà quasi subito, alla vigilia della Guerra Mondiale, per sposare la pluridivorziata e filotedesca Wallis Simpson) è raccontato in modo efficace dalla scrittura e dalla regia, ma si legge soprattutto sul volto mobile e dolente di Colin Firth che regala al suo personaggio una fragilità piena di commovente determinazione.

Il suo è un uomo, un marito e un re di cui il pubblico può intuire (e, cosa ancora più difficile, condividere) le ansie, gli obblighi e le aspirazioni, percependo la vitale importanza di riuscire a “trovare la propria voce”, tanto più forte quando sull’Inghilterra e sull’Europa si addensano le nubi di una guerra che, come saggiamente si dice nel “discorso del re” che dà titolo alla pellicola, non sarà combattuta solo sui campi di battaglia.

Anche il personaggio di Logue sfugge allo stereotipo del geniale ciarlatano (tutti gli elementi del suo passato sono esibiti al pubblico prima che diventino “pietra dello scandalo” per l’entourage della corte) e anche il momento di crisi tra lui e il suo regale paziente diventa occasione per esplorare il metodo (ma anche lo spirito) di un “dottore” che è interessato prima di tutto ad aiutare l’uomo e solo secondariamente ad “addestrare” un re.

E tuttavia è proprio lui l’uomo comune verso il quale Alberto si sente in obbligo e per il quale intraprende il suo faticoso percorso di guarigione, anche se più degli applausi del suo seguito e dei suoi sudditi è il sorriso e l’abbraccio di moglie e figlie che sembra dargli la più grande soddisfazione…

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Titolo Originale: The King’s Speech
Paese: Gran Bretagna
Anno: 2010
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: David Seidler
Produzione: Weinstein Company e UK Film Council
Durata: 115
Interpreti: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it/

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Luisa Cotta Ramosino

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