Jorge Mario Bergoglio, dopo aver detto che il dovere del Conclave era eleggere il nuovo Vescovo di Roma, ha subito ripetuto il gesto di tutti i suoi colleghi sparsi per il mondo cattolico. Come quando, assunta la guida dell’Arcidiocesi di Buenos Aires, era andato al santuario della Madonna di Lucán, Patrona della Città e della Nazione, così è andato a pregare in Santa Maria Maggiore davanti all’immagine miracolosa della Vergine Salus Populi Romani, cui Pio XII, quando si avvicinava il fronte di guerra, affidò ancora una volta la salvezza dell’Urbe, venendo esaudito.
Si è trattato certamente di una sottolineatura del culto mariano, ma anche di un gesto che inserisce il Vescovo di Roma nella normalità e nella consuetudine del governo diocesano, come l’aver voluto presso di sé sulla loggia di San Pietro il Cardinale Vicario, ripromettendosi di pensare alla evangelizzazione della comunità che gli veniva affidata; e come anche l’uso della sola lingua italiana nelle allocuzioni pubbliche, perché ogni presule si rivolge ai propri fedeli nella loro particolare espressione.
Logico quindi che un altro impegno fosse l’omaggio agli immediati predecessori: uno è ancora vivo, il Vescovo Emerito, che Bergoglio ha salutato e consultato; altri sono sepolti in San Pietro e dunque ha pregato sulle loro tombe.
Restava l’omaggio al Primo Vescovo di Roma, e questo omaggio si è compiuto con la discesa al più basso livello del sottosuolo delle Grotte Vaticane, laddove il famoso “muro rosso” porta l’iscrizione in greco, “Pietro è qui”.
Sulla esatta verticale di quel luogo, c’è la croce che sormonta la cupola di Michelangelo. Questa coincidenza venne però considerata simbolica fino al secolo scorso.
Fu Poi XII a prendere alla lettera, come una precisa indicazione archeologica, quella che fino al suo tempo veniva considerata soltanto un pia tradizione, e durante gli anni della guerra promosse gli scavi.
Le ricerche hanno scoperto un cimitero del primo secolo, cimitero non soltanto cristiano ed in origine non catacombale, ricoperto in seguito con l’edificazione della vecchia basilica costantiniana.
Gli archeologi trovarono in esso quell’edicola che manifesta un culto iniziato nell’epoca immediatamente successiva al martirio del primo Vescovo di Roma, e nell’edicola furono ritrovate anche le ossa di un uomo dell’età di sessanta o settanta anni, avvolte in un tessuto prezioso.
Si tratta dei resti di Pietro? La Chiesa non ha avallato ufficialmente questa tesi, ma ha autorizzato gli autori della ricerca ad affermarlo, in base alla loro autorità scientifica, con un articolo sulla rivista vaticana di archeologia cristiana che fece scalpore nel mondo.
E’ interessante ricordare che negli scavi lavorarono alcuni Ebrei, ospitati in Vaticano per sfuggire alla persecuzione nazista durante l’occupazione di Roma e dissimulati come operai: cercavano un altro Israelita, e mettevano – forse senza saperlo – le basi di quella riconciliazione fraterna con i Cristiani che sarebbe stata più tardi perseguita in particolare da Giovanni XXIII e da Giovanni Paolo II.
Resta da dire del significato simbolico e religioso del gesto compiuto dal successore di San Pietro. Certamente egli ha inteso sottolineare, mentre si levano insistenti e malevole le voci che intendono mettere in discussione la sua autorità, che essa gli deriva da San Pietro, e attraverso l’Apostolo da Gesù stesso: a tutti i Vescovi è infatti attribuita la successione apostolica.
La tomba originale di San Pietro è però una tomba modesta, e questo riflette lo stile impresso da Bergoglio al suo ministero: già Giovanni Paolo II aveva detto “Siamo poveri pescatori”, ed il suo successore ha dimostrato che vuole essere tale.
Resta il tema del primato di Pietro: Gesù, prima di conferirlo, gli domandò tre volte: “Simone, figlio di Jona, mi ami tu più di costoro?”.
Il Papa venuto a Roma – come San Pietro – da un Paese situato oltre il mare va affermando con i gesti e con le parole che il suo è il primato della carità tra le Chiese sorelle di tutto il mondo. Il primato dell’amore cristiano.