Quanto è utile rimandare il matrimonio?

Uno studio americano analizza le conseguenze sociali dei cambiamenti nella concezione di famiglia

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Uno dei principali cambiamenti sociali degli ultimi tempi è la tendenza a rimandare il matrimonio. Un recente studio ha esaminato le implicazioni di tale tendenza.

Knot Yet*: The Benefits and Costs of Delayed Marriage in America (I benefici e i costi del matrimonio tardivo) è stato pubblicato per iniziativa della Campagna Nazionale per la Prevenzione delle Gravidanze Adolescenziali e Indesiderate, il National Marriage Project dell’Università della Virginia e il RELATE Institute.

Negli Stati Uniti l’età media del matrimonio è di 26,5 anni per le donne e di 28,7 per gli uomini. Eppure, se da un lato l’età media in cui le donne danno alla luce il loro primo figlio è salita, tale incremento è meno sensibile rispetto alla tendenza a rimandare il matrimonio.

L’età media delle donne al primo parto è di 25,7 anni, quindi di poco inferiore a quella del primo matrimonio. Con il risultato che il 44% delle donne diventano madri ma solo il 38% sono sposate. Di conseguenza il 48% di tutte le prime nascite, avvengono al di fuori del matrimonio.

“Pertanto, la nazione è a un punto di svolta, sul punto di muoversi verso una nuova realtà demografica, dove la maggior parte delle prime nascite negli Stati Uniti precede il matrimonio”, spiega il rapporto.

Nel 1970, oltre il 60% delle donne tra i 20 e i 24 anni e il 90% di quelle tra i 25 e i 29 erano sposate. Nel 2010, queste percentuali erano precipitate al 20% e al 50%.

Per gli uomini la dinamica è assai simile. Nel 1970, quasi la metà dei soggetti maschili tra i 20 e i 24 anni erano sposati, mentre tra i 25 e i 29 anni, questa percentuale saliva all’80%. Nel 2010, i numeri scendevano rispettivamente a poco più del 10% e poco meno del 40%.

Le donne americane medie, coloro che hanno completato la scuola superiore, con un anno o due di college, guidano questo trend. Esse rappresentano più della metà delle giovani donne statunitensi e mediamente hanno il loro primo figlio due anni prima del matrimonio. Non meno del 58% delle loro prime nascite avvengono prima del matrimonio.

Da pietra angolare a chiave di volta

“Il matrimonio, da pietra angolare della vita adulta, quale era, ne è diventato la chiave di volta”, spiega il rapporto. In quanto tale, esso non è un fondamento sul quale i giovani adulti basano la loro vita, ma qualcosa che si realizza solamente quando essi conseguono l’indipendenza economica e la sicurezza finanziaria.

Il problema, osserva il rapporto, è che per molti americani medi tale sicurezza finanziaria è difficile da realizzare.

“Il più significativo risvolto del rinvio del matrimonio in America è che oggi molti giovani adulti pospongono il matrimonio alla procreazione”, afferma il co-autore del rapporto e direttore del National Marriage Project, Bradford Wilcox, professore associato di sociologia all’Università della Virginia.

“Ciò di cui spesso non ci rendiamo conto è che i figli nati fuori dal matrimonio sono significativamente più esposti a una folta schiera di custodi e il fallimento sociale, emotivo ed economico, si associa all’instabilità familiare e alla genitorialità dei single”, ha commentato il sociologo.

“Oggi i ricercatori vedono nell’instabilità familiare uno dei più grandi rischi per il benessere dei bambini”, osserva il rapporto.

Le coppie conviventi che hanno un figlio prima del matrimonio, spesso si dividono e scelgono altri partner. I figli coinvolti in queste situazioni “devono adattarsi ad una marea di nuove relazioni con patrigni, matrigne, fratellastri, sorellastre, spesso sacrificando un legame stretto con i propri genitori naturali”.

Abusi sessuali, problemi comportamentali, consumo di droga e molti altri esiti negativi sono associati alla crescita dei bambini senza i loro genitori naturali.

Anche i genitori soffrono, sottolinea il dossier. Rispetto ai genitori sposati, i genitori conviventi o single sotto i 30 anni sono più inclini a soffrire di depressione o di dipendenze di vario tipo.

Non solo una scelta personale

Se da un lato qualcuno potrà pensare che la decisione di sposarsi sia qualcosa di puramente personale, gli autori del dossier osservano che quando queste decisioni personali si moltiplicano grazie ai milioni di persone che le prendono, le conseguenze gravano sull’intera società.

Non è semplice risolvere i problemi relativi al matrimonio e alla vita familiare, ammette il dossier nella sue conclusioni. Politici, leader religiosi o civili, educatori e operatori dei media, sono tenuti tutti a cooperare insieme per rinnovare il matrimonio e la genitorialità.

Le fondamenta economiche della famiglia devono essere rafforzate, suggerisce il dossier, in modo che i giovani adulti possano disporre dei mezzi finanziari per mantenere una famiglia. Al tempo stesso il governo federale dovrebbe incoraggiare il matrimonio attraverso un’adeguata politica fiscale.

Hollywood, i media, i genitori e i coetanei giocano anch’essi un ruolo importante, continua il rapporto. “Le immagini dei media hanno ampiamente evitato di affrontare il ruolo centrale che la genitorialità continua a giocare nelle vite di molti ultraventenni”, si legge.

“Crediamo – afferma il rapporto – sia per l’interesse dei ventenni di oggi che dei loro figli, che il matrimonio e il mettere al mondo figli, dovrebbero essere risincronizzati”.

Il dossier è stato pubblicato una settimana prima che la Corte Suprema iniziasse ad esaminare la questione del matrimonio omosessuale, che, se introdotto non farà altro che indebolire in futuro il legame tra matrimonio e figli.

*Gioco di parole tra “Not Yet” (non ancora) e “Knot” inteso come “fiocco nuziale” (NdT).

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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