La Comunità di Sant’Egidio ha riunito partecipanti di varie culture e confessioni religiose per lavorare sul collegamento tra dialogo e pace.
Parole di lode per questo gruppo sono venute anche dall’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Francis Rooney.
”Nel mondo di oggi, vediamo troppo spesso che la religione è usata come strumento di estremismo anziché come mezzo per portare avanti il dialogo e lapace”, ha affermato a ZENIT. “Vediamo luoghi in cui la libertà religiosa non viene rispettata, in cui la tolleranza e il rispetto per i diritti degli altri non sono comuni, mentre troppe volte lo sono conflitto e violenza”.
Rooney ha sottolineato come la libertà religiosa e i temi ad essa collegati di tolleranza e dialogo interreligioso siano ormai in prima linea nella politica internazionale. L’ambasciatore ha detto di “lodare gli instancabili sforzi della Comunità di Sant’Egidio e della conferenza episcopale umbra per il loro impegno nel portare avanti la grande tradizione di Assisi iniziata da Papa Giovanni Paolo II vent’anni fa”.
Anche se in passato il Vaticano e gli Stati Uniti si sono trovati in disaccordo su alcune questioni di guerra e pace, l’ambasciata statunitense ha detto di sostenere attivamente l’incontro di Assisi.
Rooney ha affermato che l’interesse della sua ambasciata per la riunione di quest’anno è derivato anche dal lavoro e dalle consultazioni con organizzazioni che condividono l’impegno per il dialogo interreligioso, la tolleranza e la pace, come Sant’Egidio.
“Gli Stati Uniti riconoscono che la promozione della libertà religiosa e del dialogo interreligioso non è solo un compito dei Governi”, ha detto, “ma anche dei leader religiosi e delle organizzazioni non governative”.
Per l’ambasciatore l’incontro di Assisi rispecchia le priorità dell’America. Gli Stati Uniti, ha sottolineato, sono convinti che la pace e la giustizia siano possibili sono quando c’è uno spirito di dialogo franco e aperto tra religioni e culture.
“Il Presidente Bush – ha affermato – ha notato in molte occasioni che la libertà religiosa è un potente antidoto all’estremismo religioso e al terrorismo. Riflettendo su questi collegamenti tra religione, cultura, libertà e stabilità possiamo sperare che l’incontro di Assisi faccia molto per promuovere il dialogo e la pace mondiale”.
L’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede ha contribuito a risvegliare la consapevolezza relativamente alla libertà religiosa. Secondo l’ambasciatore, ciò avviene perché la libertà religiosa è un principio fondamentale degli Stati Uniti. “E’ il cuore di ciò che siamo come Americani, ciò che rappresentiamo come Paese”, ha detto.
Nel gennaio scorso, l’ambasciata ha ospitato una conferenza di alto livello per celebrare il 40° anniversario della “Dignitatis humanae”, la dichiarazione del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa.
L’ambasciatore Rooney ha ricordato il mandato dell’ambasciata come derivante dalle parole di questo documento, che “pone la libertà religiosa alla base della dignità umana”. La promozione e la tutela di questa libertà, ha affermato, sono il compito principale dell’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede.
A questo scopo, si impegna attivamente con la Santa Sede per promuovere la libertà religiosa in molti Paesi come Russia, Cina, Vietnam, Sudan e Cuba. Quando il clero cattolico negli ultimi anni ha avuto problemi con i visti e gli ingressi in Russia, ad esempio, l’ambasciata ha aiutato a concentrare l’attenzione dei funzionari statunitensi sulla questione.
“Continueremo”, ha detto il cinquantaduenne Rooney “a costruire una lunga storia di impegno internazionale con la Santa Sede per assicurare libertà religiosa per la gente di ogni fede”.
Interpellato sul modo in cui l’ambasciata pensa di lavorare sugli obiettivi stabiliti da questa e altre conferenze analoghe sulla questione, Rooney ha detto: “Continueremo a lavorare con la Santa Sede per sottolineare il bisogno dei Governi di assegnare personale e risorse per monitorare, difendere e promuovere la libertà religiosa, per conto di quanti sono oppressi o perseguitati”.
E’ questo che il rappresentante americano spera che tutti i partecipanti si porteranno dall’incontro di Assisi: che la promozione della libertà religiosa e della tolleranza delle differenze culturali sia un compito quotidiano di leader religiosi, politici, diplomatici, organizzazioni non governative e di tutta la gente di buona volontà.
“E’ un obiettivo stabilito da questa conferenza fin dall’inizio, e lavoreremo per promulgare questo messaggio”, ha concluso. “Speriamo che questo incontro prepari meglio i suoi partecipanti a stimolare la coscienza dei Governi che devono fare di più per salvaguardare la libertà religiosa e promuovere la tolleranza delle differenze culturali”.