BUDAPEST, lunedì, 18 settembre 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il messaggio inviato da Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari (http://www.focolare.org) – alla Manifestazione Internazionale tenutasi questo sabato a Budapest in occasione del 50° anniversario dei “volontari di Dio”, un ramo di questo movimento ecclesiale sorto in risposta alle aspirazioni di pace e libertà originate dai tragici fatti vissuti allora dall’Ungheria.

Il testo è stato letto da Valeria Ronchetti, una delle prime collaboratrici della Lubich.

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LA NOSTRA RISPOSTA ALLA NOTTE COLLETTIVA E CULTURALE DI OGGI


Signori vescovi, autorità religiose e civili, cari amici,

saluto, uno ad uno, tutti i presenti a questo convegno, che vuole ricordare la
nascita, 50 anni fa, dei Volontari di Dio, persone che pur restando nel mondo non sono del mondo, perché il loro cuore è legato a Dio.

E, seguendo i Suoi piani, oggi questi volontari e volontarie sono presenti nei cinque continenti e testimoniano che Egli è un Dio – Amore, che segue ognuno di noi e ci è Padre. Per questo dobbiamo guardarci, amarci, come fratelli e diffondere la fraternità universale “affinché tutti siano una cosa sola”. (Gv 17,21)

Ma come è il mondo in cui viviamo?

Se consideriamo, infatti, come è oggi il mondo, vediamo che si presenta veramente come è stato descritto da Papa Benedetto XVI, particolarmente preparato per questa analisi, allora cardinale.

Egli così si esprime: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni (…) dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. (…) Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. ”[1]

Giovanni Paolo II, inoltre, non aveva esitato a fare un parallelo tra “la notte oscura” di san Giovanni della Croce e le tenebre del nostro tempo, che, come una sorta di notte collettiva, sono calate sempre più sull’umanità, soprattutto dell’Occidente. Constatava con preoccupazione come i valori cristiani facciano sempre meno testo.

La crescita, poi, al giorno d’oggi, delle scoperte scientifiche e tecnologiche, veloce e senza limiti, è tale che l’etica non riesce più a tenere il passo, aprendosi così una spaccatura tra buon senso e sapienza, tra cervello e cuore, come nel caso dell’invenzione della bomba atomica o delle manipolazioni genetiche, cosicché l’umanità rischia di perderne il controllo. [2]

Per questo rimane dolorosamente vero il lamento della filosofa Maria Zambrano: stiamo vivendo “una delle notti più buie che abbiamo mai visto”. [3] Così è il mondo che ci si presenta oggi. Ma lo Spirito, proprio in questo tempo, è stato generoso, irrompendo nella famiglia umana con vari carismi, da cui sono nati movimenti, correnti spirituali, nuove comunità, nuove opere.

E’ chiaro per tutti che necessitano idee forti, un ideale che apra una via per dare una risposta alle numerose domande angosciose, che mostri una luce da seguire, fino a dire con il diacono romano san Lorenzo: “La mia notte non ha oscurità, ma tutte le cose risplendono nella luce”. [4]

Nella Novo Millennio Ineunte, Giovanni Paolo II ci ha annunciato la stella per questo cammino, Gesù crocifisso e abbandonato. “Non finiremo mai, dice, di indagare l’abisso di questo mistero (…): «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ” (Mc 15,34)”.[5]

Gesù abbandonato viene, quindi, proposto da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa, ma non solo da lui. Qualche santo antico e alcuni teologi moderni l’hanno già offerto alla cristianità. E c’è il nostro movimento, per il quale Gesù abbandonato è centrale.

Ed è proprio questo che oggi vorremmo proporre a tutti noi: Gesù che grida a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ” (Mc 15,34). E’ la sua passione interiore, è la sua notte più nera, è il culmine dei suoi dolori. E’ il dramma di un Dio che grida: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Infinito mistero, dolore abissale che Gesù ha provato come uomo, e che dà la misura del suo amore per gli uomini, in quanto ha voluto prendere su di sé la separazione che li teneva lontani dal Padre e tra loro, colmandola.

Il Movimento porta con sé una ricchissima esperienza, con la quale dimostra come i dolori degli uomini, specie quelli spirituali, siano riassunti in questo particolare dolore di Gesù.

Non è simile a lui forse l’angosciato, il solo, l’arido, il deluso, il fallito, il debole…? Non è immagine di lui ogni divisione dolorosa tra fratelli, fra Chiese, fra brani di umanità con ideologie contrastanti? Non è figura di Gesù che perde, per così dire, il senso di Dio, che s’è fatto “peccato” per noi – come dice Paolo – il mondo ateizzante, laicista, decaduto in ogni aberrazione?

Amando Gesù Abbandonato troviamo il motivo e la forza per non sfuggire questi mali, queste divisioni, ma per accettarli e consumarli e portarvi così il nostro personale e collettivo rimedio.

Se riusciamo ad incontrare Lui in ogni dolore, se Lo amiamo, rivolgendoci al Padre come Gesù sulla croce: “Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito” (Lc 23,46), allora con Lui la notte sarà un passato, la luce ci illuminerà.

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Si pensa a volte che il Vangelo porti soltanto il Regno di Dio inteso in senso religioso e non risolva i problemi umani. Ma non è così.

Non è certo il Gesù storico o Lui in quanto Capo del Corpo mistico che risolve i problemi. Lo fa Gesù-noi, Gesù-io, Gesù-tu...

È Gesù nell’uomo, in quel dato uomo – quando la sua grazia è in lui –, che costruisce un ponte, fa una strada….

Gesù è la personalità vera, più profonda, di ognuno.

Ogni uomo (ogni cristiano), infatti, è più figlio di Dio (= altro Gesù) che figlio di suo padre. È come altro Cristo, membro del suo Corpo mistico, che ogni uomo porta un contributo suo tipico in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica, nelle comunicazioni e così via. E maggiore sarà la sua efficacia se lavora insieme con altri uomini uniti nel nome di Cristo.

È l’Incarnazione che continua, incarnazione completa che riguarda tutti i Gesù del Corpo mistico di Cristo.

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Il Movimento dei Focolari è una realtà spirituale che illumina il mondo attorno attraverso le sue persone, ma anche nel suo insieme. Fa questo attraverso ‘inondazioni’ di luce, per usare un termine di Giovanni Crisostomo, grande Padre della Chiesa [6], con le quali manda questa luce alla cultura di oggi nei suoi vari aspetti.

Le inondazioni sono prodotto d'un particolare dialogo – il dialogo con la cultura – che il Movimento dei Focolari sta, da qualche tempo, intavolando fra la sapienza, che offre il carisma dell’unità, e i diversi ambiti del sapere e del vivere umano, come quello della politica, dell’economia, della sociologia, delle scienze umane e naturali, della comunicazione, dell'educazione, della filosofia, dell’arte, della salute e dell’ecologia, del diritto, e altri ancora.

Inondazioni che, non è difficile capire, si mantengono tali solo se costantemente animate, inondate dalla luce che promana dal dono di Dio, pena il ricadere nel pensiero e nell'azione semplicemente umani.

Nell’ambito economico, per esempio, per l’amore vicendevole che diffonde tra tutti, il nostro carisma suscita in modo spontaneo tra quanti lo vivono una comunione mondiale di beni che emula quella vigente tra i primi cristiani dei quali è scritto che “nessuno tra loro era bisognoso” (Atti 4,34).

E’ anche a questo scopo che è nato il nostro progetto di una “Economia di Comunione”, nella libertà naturalmente, attuata da circa 800 aziende, in cui un terzo degli utili viene dato agli indigenti.

Quando Cristo prenderà in mano le redini del mondo economico – e questo avverrà man mano che si moltiplicheranno quanti sapientemente mettono la loro umanità a sua disposizione – si potrà ben sperare di vedere fiorire la giustizia e di
assistere a quel massiccio spostamento di beni di cui il mondo ha urgentemente bisogno.

Nel campo delle comunicazioni, poi, ci è sempre parso un segno della provvidenza di Dio l’attuale sviluppo di potenti mezzi di comunicazione sociale che favoriscono l’unità della famiglia umana.

Ma è evidente che questi mezzi non bastano da soli ad unire popoli e persone. Bisogna che essi siano messi al servizio del bene comune e che quanti li adoperano siano animati dall’amore.

Ed è qui che il nostro carisma ha molto da dire, da dare. Esso diffonde l’amore vero nei cuori, insegna l’arte del comunicare che è l’arte del “non essere”, per saper ricevere (accogliere,l’altro, le notizie, tutto) e anche per saper dare (parlare, scrivere al momento e nei modi più opportuni), essendo amore.

E con questo si crea condivisione, partecipazione, comunione.

Quando più professionisti della comunicazione faranno tacere il loro io per lasciare spazio allo Spirito di Dio, i media dimostreranno la loro capacità di moltiplicare il bene all’infinito, e i loro operatori assolveranno la loro vocazione ad essere strumenti di unità a servizio dell’intera umanità.

E ancora l’ambito della politica. Il carisma dell’unità vi getta luce come in nessun altro campo. Non è forse compito della politica riuscire a comporre in unità, nell’armonia di un solo disegno, la molteplicità, le legittime aspirazioni delle diverse componenti della società? E non dovrebbe forse il politico, per la sua funzione di “mediatore”, eccellere nell’arte del dialogo e dell’immedesimarsi con tutti?

La nostra spiritualità, che è eminentemente collettiva, insegna quest’arte che è l’arte di amare fino al punto di generare l’unità. I politici che la fanno propria, a qualunque partito appartengano, scelgono di anteporre l’amore tra loro ad ogni personale impegno ed interesse e, perché così fanno, sanno stabilire, non senza sacrificio, la presenza di Gesù in mezzo a loro.

E Gesù, che è luce per il mondo, valorizza quanto di vero può esserci nei diversi punti di vista, e illumina, evidenzia il bene comune e dà la forza di perseguirlo. L’esperienza del nostro “Movimento politico per l’unità” ne dà testimonianza, come sta avvenendo in Europa, e in vari Paesi dell’America Latina.

Ma il bene che verrà fuori da questo carisma sarà ancora maggiore quando molti politici avranno il coraggio di porre le loro persone e i poteri loro conferiti a servizio del fine ultimo che è Dio.

Allora sì che si potrà sperare di vedere avverarsi quell’amore reciproco tra i popoli che porta la pace e la soluzione di molti problemi che tuttora attanagliano l’umanità.

Questi alcuni esempi, che si potrebbero estendere ad altri campi. Se cammineremo in avanti in queste vie potremo dire davvero: “La mia notte non ha oscurità, ma tutte le cose risplendono nella luce”.

Chiara Lubich
Voluntarifest, Budapest, 16 settembre 2006


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[1] Omelia del cardinale G. Ratzinger alla Santa Messa pro eligendo romano pontefice, 18.4.2005.

[2] Cf. Giovanni Paolo II, Omelia in occasione della celebrazione in onore di san Giovanni della Croce, Segovia, 04.XI.1982; Discorso al Capitolo Generale Carmelitano, Roma, 29.IX.1989.

[3] Maria Zambrano, Persona e democrazia, vers. It., Milano 2000, p. 2.

[4] S. Lorenzo, diacono romano, morto martire nel 258: “Mea nox obscurum non habet, sed omnia in luce clarescunt”.

[5] Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, Nr. 25.

[6] San Giovanni Crisostomo dice che gli zampilli d’acqua viva, di cui parla il Vangelo fanno delle inondazioni (cf. Gv 4,14). Cf. Giovanni Crisostomo, In Johannem homilia, 51; PG 59,284.