CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 22 settembre 2006 (ZENIT.org).- Dopo le polemiche sollevate dal mondo islamico per le parole pronunciate il 12 settembre dal Pontefice Benedetto XVI nel corso della sua lectio magistralis all’Università di Regensburg, si sono moltiplicati i commenti e le manifestazioni di solidarietà e sostegno nei confronti del Vescovo di Roma.

A questo proposito Stefano Fontana, Direttore dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuân” (www.vanthuanobservatory.org), ha detto a ZENIT che “In questo momento in cui il Santo Padre Benedetto XVI è stato fatto oggetto di accuse improprie e perfino di minacce da parte di molti settori del mondo islamico per il Discorso pronunciato a Regensburg sul tema della verità e quindi anche della verità delle religioni, questo Osservatorio esprime la propria vicinanza e solidarietà con il Pastore della Chiesa cattolica, assieme alla fedeltà al suo magistero”.

“Il dialogo tra le religioni richiede apertura reciproca, un clima di fiducia e, soprattutto, un franco confronto sulla verità – ha sostenuto Fontana –. Richiede rispetto per il metodo scientifico e per la ricerca razionale, oltre che per la fede professata. Richiede apertura a considerare quanto unisce le religioni, ma anche quanto le differenzia”.

“Richiede rispetto per la libertà di professare, nel dialogo pacifico, la verità della propria fede. Tutto ciò non può non valere anche per la religione cattolica e per il suo Capo visibile, il Papa”, ha aggiunto.

Inoltre, secondo il Direttore dell’Osservatorio “Cardinale Van Thuan”: “Il dialogo tra le religioni richiede capacità di ascoltare e di argomentare, di confrontare le rispettive posizioni teologiche ed etiche, senza trasformare le argomentazioni scientifiche, come per esempio le citazioni storiche o le conclusioni di percorsi razionali, in vilipendio alla propria religione”.

“In ogni caso il dialogo – ha spiegato ancora – in qualunque ambito e non solo in quello religioso, richiede la libertà del pensiero e della parola, insieme alla libertà di espressione. Alle argomentazioni si contrappongono argomentazioni. La violenza e l’intimidazione non fanno parte del dialogo tra le religioni”.

In merito al silenzio di Capi di stato e di intellettuali delle nazioni democratiche che nel cattolicesimo e nel cristianesimo trovano uno degli elementi fondamentali della propria civiltà, Fontana si è detto “stupito”.

“E’ mancato, da parte di tanti che in passato rivendicavano a gran voce la libertà di parola anche contro una Chiesa cattolica che – a dir loro – la impediva, un intervento, pur minimo, a difesa della libertà di parola del Papa”, ha osservato.

A suo dire, “l’Occidente non ha trovato il coraggio – a parte qualche caso isolato – di difendere la libertà di espressione che ormai esso non nega più a nessuno”.

Per questo, ha concluso Fontana, “ancora una volta la Chiesa cattolica si trova sola a difendere non solo la verità della propria fede, ma anche gli autentici diritti umani come il diritto alla libertà di espressione e il diritto alla ricerca della verità”.

L’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuân” ha sede a Verona ed ha come scopo quello di promuovere la dottrina sociale della Chiesa a livello internazionale. A tal fine elabora riflessioni, valutazioni ed approfondimenti della dottrina sociale della Chiesa in una prospettiva universale e interdisciplinare, oltre ad indicare e sostenere esperienze che concretizzino l’insegnamento sociale della Chiesa nei vari settori della vita comunitaria internazionale.

Sotto la presidenza di monsignor Giampaolo Crepaldi – Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – e la direzione di Stefano Fontana, l’Osservatorio Internazionale collabora con le Conferenze Episcopali ed altri organismi speciali dedicati alla dottrina sociale della Chiesa e con le agenzie internazionali appropriate, in unione di intenti con il suddetto Dicastero vaticano, in base alle cui indicazioni orienta la sua attività.

L’Osservatorio ha un Comitato Scientifico ed un Comitato d’Onore, quest’ultimo presieduto dal Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.