Tutto può cambiare

La pellicola girata da John Carney racconta senza scadere nel romanticismo o nel patetico come la musica genera unione e come dal bene nasce il bene

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Dan, un tempo produttore discografico di successo, non riesce da anni a lanciare un disco di successo e finisce per venir licenziato dalla stessa casa discografica da lui fondata. Da tempo incapace di stare lontano dagli alcolici, si rifugia in un bar dove ascolta Greta che sta cantando una sua canzone. Dan intuisce le potenzialità di Greta e si offe per organizzarle un provino. Greta all’inizio rifiuta: l’abbandono del fidanzato per un’altra ragazza è per lei una ferita ancora aperta ma alla fine, conquistata dalle insistenze di lui, finisce per accettare…

Dan è un uomo alla deriva. Vive da solo da quando si è separato dalla moglie, resta spesso attaccato alla bottiglia, sua figlia adolescente continua a rinfacciargli di essersi disinteressato ai suoi problemi e alla fine arriva il colpo di grazia: viene licenziato dalla stessa casa di produzione da lui fondata. Anche Greta, scrittrice di canzoni di talento, arrivata a New York per accompagnare il suo fidanzato, invitato da un’importante casa discografica, ha il suo momento nero: non viene ingaggiata assieme al fidanzato il quale ha modo di distrarsi con un’altra donna. Dan e Greta, un uomo e una donna profondamente feriti, hanno una passione in comune: la musica e a partire da questa decidono di risalire la china professionale e umana. Cambiato il contesto (da Dublino a New York) la trama ha un sotteso motivazionale molto simile a Once (2006) dello stesso autore, John Carney. Anche in quel caso un ragazzo che è stato abbandonato dalla sua donna, una giovane emigrata della Repubblica Ceca che a stento riesce a mantenere sua madre e sua figlia, uniscono i loro destini e le loro voci per incidere un CD che potrà cambiare il loro destino.

I brani musicali cantati sono molti nel film (una chiara passione da parte dell’autore) ma in realtà non è la passione dei protagonisti per la musica che fa progredire il racconto verso il lieto fine: la composizione è una nobile attività a cui si applicano ma sono le relazioni umane, le amicizie, i veri motori del racconto. In questo John Carney è molto bravo nel mostrare come sia proprio quel grammo di altruismo in più che c’è dietro ogni amicizia a far avanzare la storia. Greta, al massimo dello sconforto, trova ospitalità presso Steve, un suo vecchio compagno di chitarra; Dan ritrova gusto per la vita nel cercar di promuovere Greta; alcuni vecchi amici di Dan si prestano a far parte della sua band improvvisata. Dal bene nasce il bene, sembra dirci l’autore e si crea un progressivo circolo virtuoso nel quale anche la terribile figlia adolescente di Dan che si veste come “Jody Foster in Taxi driver” ritrova il suo equilibrio e un impegno nella banda mentre Dan e sua moglie, che vivono ormai separati da cinque anni sembrano ritrovare la loro vecchia intesa. E’ sicuramente insolita la proposizione di John Carney (la musica che genera unione, l’unione che rende tutti migliori) ma bisogna riconoscere che sa portare avanti le sue tesi in modo molto naturale, senza scadere nel romanticismo né nel patetico.

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Titolo Originale: Never Again
Paese: Usa
Anno: 2013
Regia: John Carney
Sceneggiatura: John Carney
Produzione: SYCAMORE PICTURES, APATOW PRODUCTIONS, LIKELY STORY
Durata: 104
Interpreti: Keira Knightley, Mark Ruffalo, Hailee Steinfeld, Adam Levine, James Corden

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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