In occasione della festa di Deepavali, il cardinale Tauran esorta cristiani e induisti ad allearsi contro il materialismo, il relativismo e il fondamentalismo religioso
In occasione della festa induista di Deepavali che, quest’anno, ricorre il 23 ottobre, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha rivolto un messaggio di auguri, cofirmato dal segretario del medesimo Dicastero, padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J., sul tema Cristiani e Indù: insieme per promuovere la cultura dell’inclusione.
“Possa la Luce Trascendente illuminare i vostri cuori, le vostre case e comunità, e possano tutte le vostre celebrazioni far approfondire il senso di appartenenza reciproca nelle vostre famiglie e nel vicinato, e ancor più l’armonia e la felicità, la pace e la prosperità”, si legge nel messaggio.
Il cardinale Tauran ha poi sottolineato la necessità di “far crescere la cultura dell’inclusione” come antidoto alla “crescente discriminazione, violenza ed esclusione in tutto il mondo”.
Se da un lato, “è vero che la globalizzazione ha aperto molte frontiere innovative ed ha offerto nuove opportunità di sviluppo”, dall’altro essa “non ha raggiunto il suo scopo principale, che era quello di integrare le popolazioni locali nella comunità globale” ed “ha inciso notevolmente su molti popoli facendogli perdere la propria identità socio-culturale, economica e politica”.
Gli “effetti nocivi” della globalizzazione si sono fatti sentire “anche sulle comunità religiose che sono intimamente legate alle culture circostanti”. Tra le conseguenze, i massimi rappresentanti del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso individuano la “frammentazione della società”, il “relativismo”, il “sincretismo” e l’“individualismo religioso”.
A ciò ci aggiungono il “fondamentalismo religioso”, la “violenza etnica, tribale e settaria”, che sono “ampie manifestazioni del malcontento, dell’incertezza e dell’insicurezza, diffusi fra la gente, in particolare fra i poveri e gli emarginati esclusi dai benefici della globalizzazione”.
Tutto ciò rende gli individui “ancor più egocentrici, assetati di potere e indifferenti nei confronti dei diritti, dei bisogni e delle sofferenze degli altri”, producendo quella che papa Francesco chiama la “globalizzazione dell’indifferenza” e la “cultura dell’esclusione” che “nega i diritti dei poveri, degli emarginati e degli indifesi”, spesso trattati come “oggetti”, così come “le opportunità e le risorse che sono invece a disposizione di altri membri della società”.
Altri segni della cultura dell’esclusione sono “lo sfruttamento dei bambini e delle donne, l’abbandono degli anziani, dei malati, dei diversamente abili, dei migranti e dei rifugiati, la persecuzione delle minoranze”.
La “cultura dell’inclusione”, oggetto del messaggio odierno, implica, quindi “una chiamata comune ed una responsabilità condivisa, che ci si deve assumere con urgenza”. Si tratta di “un progetto che coinvolge tutti coloro che hanno a cuore la salute e la sopravvivenza della famiglia umana qui sulla terra e che si deve portare avanti in mezzo alle forze che perpetuano la cultura dell’esclusione e nonostante esse”.
In conclusione del messaggio, il cardinale Tauran auspica che indù e cristiani possano unirsi ai “seguaci di altre religioni e alle persone di buona volontà per promuovere la cultura dell’inclusione in vista di una società giusta e pacifica”.
La festa di Diwali è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali ossia “fila di lampade ad olio”. Simbolicamente fondata su un’antica mitologia, essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male.
La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio.