Nel ministero episcopale, tanto quanto in quello diaconale e presbiteriale, “è Cristo stesso che si rende presente e che continua a prendersi cura della sua Chiesa, assicurando la sua protezione e la sua guida”. Lo ha detto papa Francesco durante l’Udienza Generale di stamattina, in cui ha proseguito il ciclo di catechesi sui doni dello Spirito Santo.
“Nella presenza e nel ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi possiamo riconoscere il vero volto della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa Gerarchica”, ha spiegato il Santo Padre. Attraverso i suoi ministri, nei loro vari gradi, quindi, “la Chiesa esercita la sua maternità” che esprime in varie forme.
In primo luogo, essa “ci genera nel Battesimo come cristiani, facendoci rinascere in Cristo”; in seguito la Chiesa, per mezzo del sacramento della penitenza, “veglia sulla nostra crescita nella fede; ci accompagna fra le braccia del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù”.
Attraverso il sacramento della confermazione “invoca su di noi la benedizione di Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto nei momenti più delicati della prova, della sofferenza e della morte”, come avviene nel sacramento dell’unzione degli infermi.
Parlando nello specifico del ministero episcopale, il Santo Padre ha ricordato che i vescovi sono successori degli Apostoli e, come tali, “sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro”.
A tal proposito, Francesco ha ammonito i fratelli nell’episcopato: il loro incarico, ha detto, non rappresenta né una “posizione di prestigio”, né una “carica onorifica” ma un “servizio”, perché “Gesù l’ha voluto così”. Nella Chiesa, infatti, non dovrebbe esserci posto per alcuna “mentalità mondana”.
Al contrario, i vescovi devono seguire sempre “l’esempio di Gesù che, come Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire (cfr Mt 20,28; Mc 10,45) e per dare la sua vita per le sue pecore (cfr Gv 10,11)”.
La storia della Chiesa, del resto, è piena di vescovi santi, le cui vite ci dimostrano che il ministero episcopale “non si cerca, non si chiede, non si comprama si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8)”.
Un altro aspetto sottolineato dal Papa è la natura collegiale del ministero episcopale, una “comunione” della quale il Vescovo di Roma è “custode e garante”: “Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli – ha spiegato – li ha pensati non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia”.
Il recente Sinodo sulla famiglia, ha proseguito Francesco, ha rappresentato una nuova occasione per esprimere tale collegialità episcopale e comunque il mondo è pieno di vescovi che “pur vivendo in località, culture, sensibilità e tradizioni differenti e lontane tra loro”, si sentono parte “l’uno dell’altro e diventano espressione del legame intimo, in Cristo, tra le loro comunità”.
È anche per questo che “le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comunione con lui, a partire dai presbiteri e dai diaconi”, al punto che una “Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata”, ha aggiunto il Pontefice.
Tutto ciò avviene “nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di ciascuna Chiesa con gli Apostoli e con tutte le altre comunità, unite con i loro Vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica”, ha quindi concluso.