Da poco era entrato tra i monaci del monastero un giovane desideroso di vivere la radicalità del vangelo.
L’abate maestro, responsabile della formazione dei giovani, doveva subito segnalare le fondamenta della santità ad ogni aggregato al monastero.
Una delle prove più rassicuranti a cui veniva sottoposto il novizio era quella della visita ai defunti.
“Caro fratel Riccardo, questa mattina alle ore dieci, vai al cimitero. Questo foglio lo leggerai ad alta voce a tutti gli abitanti di quel luogo. Lo leggerai stando in piedi, al centro del camposanto. È il discorso detto dei vituperi, delle maledizioni”.
Arrivato al centro del cimitero, fece l’obbedienza; poi chiuse il foglio e tornò al monastero.
“Ebbene, – chiese l’abate – come è andata? I morti, cosa ti hanno detto?”
“Non hanno reagito. Non hanno detto niente”.
“Domani – ribadì l’abate – tornerai al cimitero a leggere, con lo stesso tono di voce e stando in piedi al centro, un altro foglio: il foglio delle benedizioni, delle lodi”.
Tornato al cimitero, il giovane, obbediente, lesse tutte le benedizioni, le lodi scritte nel foglio. Finita la lettura delle lodi e delle benedizioni, tornò subito al monastero.
“Ebbene, com’è andata? I morti come hanno reagito alle tue lodi?”.
“Non si sono scomposti né di fronte alle maledizioni, né di fronte alle lodi”.
“Ora, dimmi cos’hai capito da queste due visite al cimitero “, domandò il Padre Abate.
“In monastero, di fronte a lodi o a biasimi, mi comporterò da vero cristiano: come morto a me stesso, cioè pienamente vivo in Dio.”
Ciao da p. Andrea
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