È ancora la pace il primo grande assillo di Papa Francesco. Anche nell’Angelus di questa domenica, la prima del 2015 appena iniziato, il Pontefice si sofferma sulla “fame e sete di pace” insita nell’animo di ogni uomo, di ogni popolazione. E rimarca la necessità e l’urgenza di costruire solidamente questa pace che – sottolinea – “non è soltanto assenza di guerra, ma una condizione generale nella quale la persona umana è in armonia con se stessa, con la natura e con gli altri”.
A partire dalle Letture di questa liturgia domenicale, Francesco riflette poi sul tema della pace nei Vangeli, a cominciare da quello in cui San Giovanni annuncia la venuta del mondo della “luce vera, quella che illumina ogni uomo”.
Ma proprio gli stessi uomini che “parlano tanto della luce”, osserva a braccio Bergoglio, “spesso preferiscono la tranquillità ingannatrice del buio”: “Noi – prosegue – parliamo tanto della pace, ma spesso ricorriamo alla guerra o scegliamo il silenzio complice, oppure non facciamo nulla di concreto per costruire la pace”. E se “il cuore dell’uomo può rifiutare la luce e preferire le tenebre”, è proprio perché – come già afferma l’evangelista – “la luce mette a nudo le sue opere malvagie”.
“Chi fa il male, odia la luce. Chi fa il male, odia la pace”, rimarca il Santo Padre. E parlando di pace si riallaccia al tema della Giornata mondiale della Pace celebrata lo scorso 1 gennaio: “Non più schiavi, ma fratelli!”. L’auspicio del Pontefice è che in questi dodici mesi si inizino a porre, passo dopo passo, mattone dopo mattone, le solide fondamenta per costruire un edificio di pace.
Il primo compito è superare lo “sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo”. “Una piaga sociale”, questa – rimarca il Papa – “che mortifica i rapporti interpersonali e impedisce una vita di comunione improntata a rispetto, giustizia e carità”.Poi, bisogna “far tacere le armi e spegnere i focolai di guerra”, che “rimane la condizione inevitabile per dare inizio ad un cammino che porta al raggiungimento della pace nei suoi differenti aspetti”.
Il pensiero di Francesco va “ai conflitti che insanguinano ancora troppe regioni del Pianeta, alle tensioni nelle famiglie e nelle comunità . ma in quante famiglie, in quante comunità, anche parrocchiali, c’è la guerra! – come pure ai contrasti accesi nelle nostre città e nei nostri paesi tra gruppi di diversa estrazione culturale, etnica e religiosa”.
Ciò che manca è probabilmente la consapevolezza che, “nonostante ogni contraria apparenza, la concordia è sempre possibile, ad ogni livello e in ogni situazione”. “Non c’è futuro senza propositi e progetti di pace! Non c’è futuro senza pace!”, urla il Santo Padre.
Una pace, prosegue, che non si improvvisa, ma che è annunciata nella nascita del Redentore: «Pace in terra agli uomini che Dio ama», e che è “dono speciale di Dio”. E in quanto tale, “richiede di essere implorato incessantemente nella preghiera e di essere accolto ogni giorno con impegno, nelle situazioni in cui ci troviamo”. Come recitava, infatti, il cartello presente in piazza San Pietro nell’Angelus del 1° gennaio che tanto ha colpito il Santo Padre: “Alla radice della pace c’è la preghiera”.
Allora agli albori di un nuovo anno, tutti i cristiani sono chiamati “a riaccendere nel cuore un impulso di speranza”, da tradursi “in concrete opere di pace, di riconciliazione e di fraternità”, esorta Bergoglio. “Ciascuno, nel proprio ruolo e nelle proprie responsabilità, può compiere gesti di fraternità nei confronti del prossimo, specialmente di coloro che sono provati da tensioni familiari o da dissidi di vario genere”, dice. E a braccio aggiunge: “Tu non vai bene con questa persona? Fa’ la pace!”; ”A casa tua? Fa’ la pace!”; “Nella tua comunità? Fa’ la pace!”; ”Nel tuo lavoro? Fa’ la pace!”. Opere di pace, di riconciliazione e di fraternità. Tutti piccoli gesti ma dall’enorme valore, che possono diventare “semi che danno speranza” e “aprire strade e prospettive di pace”.
Prima di concludere, Francesco invoca quindi la Regina della Pace, Maria, che “durante la sua vita terrena, ha conosciuto non poche difficoltà, legate alla quotidiana fatica dell’esistenza. Ma non ha mai smarrito la pace del cuore, frutto dell’abbandono fiducioso alla misericordia di Dio”.
“A Maria, nostra tenera Madre, chiediamo di indicare al mondo intero la via sicura dell’amore e della pace”, prega il Santo Padre. Poi, dopo l’Angelus, si rivolge a tutti i pellegrini presenti in piazza San Pietro, augurando loro “di trascorrere nella pace e nella serenità questa seconda domenica dopo Natale, in cui si prolunga la gioia della nascita di Gesù”.
Al termine della recita della preghiera mariana, Francesco ha infine dato lettura dei nomi dei nuovi cardinali che saranno creati nel Concistoro del 14-15 febbraio. Sono 15 i nuovi porporati, tra cui 5 vescovi emeriti (cliccare qui per leggere l’elenco completo dei nomi).
Quindi, in totale, saranno 20 le berrette rosse che, dal mese prossimo, si aggiungeranno al Collegio Cardinalizio, che – a meno che non subentrino variazioni – sarà composto da 228 cardinali, tra elettori e non.