L'Agnello che ci salva

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Gv 1,29-34

Lettura

Nel brano evangelico odierno, «la testimonianza di Giovanni» si sposta dal testimone al Testimoniato: Gesù. Il Messia che il Battista aveva annunciato senza conoscerlo, ora viene da lui presentato ai suoi discepoli come «l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo», sul quale, mentre egli lo stava battezzando nel Giordano, vide «discendere lo Spirito e rimanere su di lui». Illuminato da ciò, Giovanni conclude la sua testimonianza profetica, affermando solennemente che Gesù «è il Figlio di Dio».

Meditazione

La frase con cui Giovanni presenta Gesù come «l’agnello di Dio che toglie [prendendolo su di sé] il peccato del mondo» la sentiamo ripetere per ben quattro volte in ogni Messa, tanto da esserci così abituati, che non ci facciamo più caso. Provvidenzialmente, oggi il Vangelo ci riporta le parole con cui ci apprestiamo a ricevere la santa comunione, e le situa nel loro contesto. Approfittiamone! Ebbene, già il fatto che la frase con cui il Battista presenta Gesù, sia ripetuta tre volte dai fedeli mentre il sacerdote spezza l’Ostia, ce ne fa intuire il significato profondo. Riandiamo alla consacrazione, nella quale sentiamo che Gesù «prese il pane, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi»; dunque, in quel “pane spezzato” noi riconosciamo la presenza di Gesù, che – come scrive il profeta Isaìa – è il Servo sofferente del Signore che «come un agnello è condotto al macello, [perché] dalle sue piaghe noi fossimo guariti». Le parole che – sempre alla consacrazione – il sacerdote dice sul vino: «Questo è il calice del mio sangue, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati», ci rimandano all’agnello pasquale, il cui sangue salvò gli Ebrei dallo sterminio. In definitiva, con le parole di Giovanni, prolunghiamo, al momento della Comunione, il significato delle parole dell’apostolo Paolo che usiamo come acclamazione subito dopo la consacrazione: «Annunziamo la tua morte, Signore». Una morte che ha redento tutti e ciascuno dal proprio peccato. Con questa consapevolezza, quando il sacerdote, ripetendo le parole del Battista, ci mostra l’Ostia consacrata, possiamo e dobbiamo, con tutta fede, implorare Gesù, agnello immolato per il nostro riscatto, perché “dica una sola parola, e noi saremo salvati”. La Parola che ci salva è Gesù in persona; è il suo stesso Nome (di cui oggi possiamo celebrare la memoria) e che significa: Dio salva.

Preghiera

«Gesù, speranza dei penitenti, pietoso con chi ti desidera, buono con chi ti cerca, stupendo per chi ti trova. Sii, o Gesù, la nostra gioia, Tu che sarai il nostro eterno premio. In te sia la nostra gloria, ora e per sempre. Amen» (dall’inno Jesu dulcis memoria).

Agire

Da oggi in poi, ad ogni Messa cui partecipo, chiederò con più fede a Gesù, Agnello di Dio, di dire per me una parola di salvezza.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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