"No giovani 'museo', ma uomini saggi"

Discorso pronunciato da papa Francesco nell’incontro con i giovani presso la Pontificia Università Santo Tomas

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Riportiamo di seguito la traduzione italiana del discorso a braccio pronunciato da papa Francesco durante l’incontro con i giovani, avvenuto questa mattina nel campo sportivo della Pontificia Università Santo Tomas di Manila.

Riprendiamo anche il testo che papa Francesco aveva preparato ma ha deciso di non pronunciare.

***

Discorso pronunciato 

Prima di tutto una notizia triste. Ieri, mentre stava per iniziare la Messa, è caduta una delle torri e cadendo ha colpito una ragazza ed è morta. Il suo nome è Cristal. Lei ha lavorato nell’organizzazione di quella Messa. Aveva 27 anni, era giovane come voi e lavorava per un’associazione. Era una volontaria. Vorrei che noi tutti insieme, voi giovani come lei, pregassimo in silenzio un minuto e poi invochiamo la nostra Madre del cielo.

[Silenzio … Ave Maria]

Facciamo una preghiera anche per suo papà e sua mamma. Era figlia unica. Sua mamma sta venendo da Hong Kong. Suo papà è venuto a Manila ad aspettare la mamma.

E’ una gioia per me essere oggi con voi. Saluto cordialmente ciascuno di voi e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro. Nel corso della mia visita alle Filippine, ho voluto in modo particolare incontrarmi con voi giovani, per ascoltarvi e parlare con voi. Desidero esprimere l’amore e la speranza che la Chiesa ha per voi. E voglio incoraggiarvi, come cittadini cristiani di questo Paese, a dedicarvi con passione e con onestà al grande impegno di rinnovare la vostra società e di contribuire a costruire un mondo migliore.

In modo speciale, ringrazio i giovani che mi hanno rivolto parole di benvenuto: Jun, Leandro e Rikki. Grazie tante!

Un po’… sulla piccola rappresentazione delle donne. Troppo poco! Le donne hanno molto da dirci nella società di oggi. A volte siamo troppo maschilisti, e non lasciamo spazio alla donna. Ma la donna sa vedere le cose con occhi diversi dagli uomini. La donna sa fare domande che noi uomini non riusciamo a capire. Fate attenzione: lei [indica Jun] oggi ha fatto l’unica domanda che non ha risposta. E non le venivano le parole, ha dovuto dirlo con le lacrime. Così, quando verrà il prossimo Papa a Manila, che ci siano più donne!

Ti ringrazio, Jun, che hai presentato con tanto coraggio la tua esperienza. Come ho detto prima, il nucleo della tua domanda quasi non ha risposta. Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che voi avete vissuto possiamo capire qualcosa e rispondere qualcosa. La grande domanda per tutti: perché i bambini soffrono? Perché i bambini soffrono? Proprio quando il cuore riesce a porsi la domanda e a piangere, possiamo capire qualcosa. C’è una compassione mondana che non serve a niente! Una compassione che tutt’al più ci porta a mettere mano al borsellino e a dare una moneta. Se Cristo avesse avuto questa compassione avrebbe passato, curato tre o quattro persone e sarebbe tornato al Padre. Solamente quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere ha capito i nostri drammi.

Cari ragazzi e ragazze, al mondo di oggi manca il pianto! Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i disprezzati, ma quello che facciamo una vita più meno senza necessità non sappiamo piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange perché vorrebbe avere qualcosa di più? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi: impariamo a piangere, come lei [Jun] ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo questa testimonianza. La grande domanda: perché i bambini soffrono?, l’ha fatta piangendo e la grande risposta che possiamo dare tutti noi è imparare a piangere.

Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l’amico morto. Ha pianto nel suo cuore per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto nel suo cuore quando ha visto quella povera madre vedova che portava al cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto nel suo cuore quando ha visto la folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida. Jun ci ha lanciato questa sfida. E quando ci fanno la domanda: perché i bambini soffrono?, perché succede questo o quest’altro di tragico nella vita?, che la nostra risposta sia il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere!

E poi è venuto Leandro Santos. Lui ha posto delle domande sul mondo dell’informazione. Oggi con tanti media siamo superinformati: questo è un male? No. Questo è bene e aiuta, però corriamo il pericolo di vivere accumulando informazioni. E abbiamo tante informazioni, ma forse non sappiamo che farcene. Corriamo il rischio di diventare “giovani-museo” e non giovani sapienti. Mi potreste chiedere: Padre, come si arriva ad essere sapienti? E questa è un’altra sfida, la sfida dell’amore. Qual è la materia più importante che bisogna imparare all’università? Qual è la più importante da imparare nella vita? Imparare ad amare! E questa è la sfida pone a voi oggi. Imparare ad amare! Non solo accumulare informazioni e non sapere che farsene. E’ un museo. Ma attraverso l’amore far sì che questa informazione sia feconda. Per questo scopo il Vangelo ci propone un cammino sereno, tranquillo: usare i tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. E questi tre linguaggi in modo armonioso: quello che pensi lo senti e lo realizzi. La tua informazione scende al cuore, lo commuove e lo realizza. E questo armoniosamente: pensare ciò che si sente e ciò che si fa. Sentire ciò che penso e che faccio; fare ciò che penso e che sento. I tre linguaggi. Siete capaci di ripetere i tre linguaggi a voce alta?

Il vero amore è amare e lasciarmi amare. E’ più difficile lasciarsi amare che amare. Per questo è tanto difficile arrivare all’amore perfetto di Dio, perché possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi amare da Lui. Il vero amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci provoca una sorpresa. Se voi avete solo tutta l’informazione siete chiusi alle sorprese; l’amore ti apre alle sorprese, l’amore è sempre una sorpresa perché presuppone un dialogo a due. Tra chi ama e chi è amato. E di Dio diciamo che è il Dio delle sorprese perché Lui ci ha amati per primo e ci aspetta con una sorpresa. Dio ci sorprende.. Lasciamoci sorprendere da Dio! E non abbiamo la psicologia del computer di credere di sapere tutto. Com’è questa cosa? Un attimo e il computer ti dà tutte le risposte, nessuna sorpresa. Nella sfida dell’amore Dio si manifesta con delle sorprese. Pensiamo a san Matteo: era un buon commerciante, in più tradiva la sua patria perché prendeva le tasse dei giudei per darle ai romani, era pieno di soldi e prendeva le tasse. Passa Gesù, lo guarda e gli dice: vieni! Quelli che stavano con Lui dicono: Chiama questo che è un traditore, un infame? E lui si attacca al denaro. Ma la sorpresa di essere amato lo vince e segue Gesù. Quella mattina quando si aveva salutato sua moglie non avrebbe mai pensato che sarebbe tornato senza denaro e di fretta per dire a sua moglie di preparare un banchetto. Il banchetto per colui che lo aveva amato per primo. Che lo aveva sorpreso con qualcosa di più importante di tutti i soldi che aveva.

Lasciati sorprendere dall’amore di Dio! Non abbiate paura delle sorprese, che ti scuotono, ti mettono in crisi, ma ci mettono in cammino. Il vero amore ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani vuote. Pensiamo a san Francesco: lasciò tutto, morì con le mani vuote ma con il cuore pieno.

D’accordo? Non giovani da museo, ma giovani sapienti. Per esse
re sapienti, usare i tre linguaggi: pensare bene, sentire bene e fare bene. E per essere sapienti, lasciarsi sorprendere dall’amore di Dio, e vai, e spendi la vita!

Grazie per il tuo contributo di oggi!

E quello che è venuto con un buon programma per aiutarci a vedere come possiamo fare nella vita è stato Rikki! Ha raccontato tutte le attività, tutto quello che fanno, tutto quello che vogliono fare. Grazie Rikki! Grazie per quello che fate tu e i tuoi compagni. Però ti voglio fare una domanda: tu e i tuoi amici vi impegnate a dare, date, date, date, aiutate… ma lasci che ti diano?… Rispondi nel tuo cuore. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa, c’è una frase che per me è la più importante di tutte: dice il Vangelo che Gesù, quel giovane, lo guardò e lo amò (cfr Mc 10,21). Quando uno vede il gruppo di Rikki e i suoi compagni, li ama molto perché fanno cose molto buone, però la frase più importante che dice Gesù è: «Una cosa sola ti manca» (Mc 10,21). Ognuno di noi ascolti in silenzio questa parola di Gesù: «Una cosa sola ti manca».

Che cosa mi manca? A tutti quelli che Gesù ama tanto perché danno tanto agli altri io domando: voi lasciate che gli altri vi diano di quell’altra ricchezza che voi non avete? I sadducei, i dottori della legge dell’epoca di Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non hanno mai lasciato che il popolo desse loro qualcosa. E’ dovuto venire Gesù per lasciarsi commuovere dal popolo. Quanti giovani come voi che sono qui sanno dare però non sono altrettanto capaci di ricevere!

«Una cosa sola ti manca». Questo è ciò che ci manca: imparare a mendicare da quelli a cui diamo. Questo non è facile da capire: imparare a mendicare. Imparare a ricevere dall’umiltà di quelli che aiutiamo. Imparare ad essere evangelizzati dai poveri. Le persone che aiutiamo, poveri, malati, orfani, hanno molto da darci. Mi faccio mendicante e chiedo anche questo? Oppure sono autosufficiente e so soltanto dare? Voi che vivete dando sempre e credete che non avete bisogno di niente, sapete che siete veramente poveri? Sapete che avete una grande povertà e bisogno di ricevere? Ti lasci aiutare dai poveri, dai malati e da quelli che aiuti? Questo è ciò che aiuta a maturare i giovani impegnati come Rikki nel lavoro di dare agli altri: imparare a tendere la mano a partire dalla propria miseria.

Ci sono alcuni punti che avevo preparato. Il primo, che già ho detto, imparare ad amare e a lasciarsi amare.

C’è un’altra sfida, che è la sfida dell’integrità morale. Questo non soltanto a causa del fatto che il vostro Paese, più di altri, rischia di essere seriamente colpito dal cambiamento climatico. E’ la sfida del prendersi cura dell’ambiente.

E infine c’è la sfida per i poveri. Amare i poveri. I nostri Vescovi vogliono che siate attenti ai poveri soprattutto in questo “Anno dei poveri”. Voi pensate ai poveri? Sentite con i poveri? Fate qualcosa per i poveri? E chiedete ai poveri di darvi quella sapienza che loro hanno? Questo è ciò che volevo dirvi. Perdonatemi perché non ho letto quasi niente di ciò che avevo preparato. Ma c’è una espressione che mi consola un po’: “La realtà è superiore all’idea”. E la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete è superiore a tutte le risposte che io avevo preparato. Grazie!

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Discorso preparato ma non pronunciato

Cari giovani amici,

è una gioia per me essere oggi con voi. Saluto cordialmente ciascuno di voi e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro. Nel corso della mia visita alle Filippine, ho voluto in modo particolare incontrarmi con voi giovani, per ascoltarvi e parlare con voi. Desidero esprimere l’amore e la speranza che la Chiesa ha per voi. E voglio incoraggiarvi, come cittadini cristiani di questo Paese, a dedicarvi con passione e con onestà al grande impegno di rinnovare la vostra società e di contribuire a costruire un mondo migliore.

In modo speciale, ringrazio i giovani che mi hanno rivolto parole di benvenuto. Loro hanno espresso in maniera eloquente, a vostro nome, le vostre preoccupazioni e inquietudini, la vostra fede e le vostre speranze. Hanno parlato delle difficoltà e delle attese dei giovani. Anche se non posso rispondere a ciascuna di queste problematiche in modo esaustivo, so che, insieme con i vostri Pastori e tra di voi, le considererete attentamente con l’aiuto della preghiera e farete concrete proposte di azione.

Oggi vorrei suggerire tre ambiti-chiave nei quali voi potete offrire un contributo significativo alla vita del vostro Paese. Il primo è la sfida dell’integrità morale. Il termine “sfida” può essere inteso in due modi. Il primo in senso negativo, come un tentativo di agire contro le vostre convinzioni morali, contro quanto voi professate circa il vero, il buono e il giusto. La nostra integrità morale può essere “sfidata” da interessi egoistici, dall’avidità, dalla disonestà, o dall’intenzione di strumentalizzare gli altri.

Ma l’espressione “sfida” può essere anche compresa in senso positivo. Può essere vista come un invito ad essere coraggiosi, a dare una testimonianza profetica della propria fede e a quanto viene ritenuto sacro. In questo senso, la sfida all’integrità morale è qualcosa con cui in questi tempi e nella vostra vita è necessario confrontarsi. Non si tratta di qualcosa che è possibile rimandare a quando sarete più anziani o avrete maggiori responsabilità. Anche adesso siete sfidati ad agire con onestà e correttezza nei vostri rapporti con gli altri, siano essi giovani o vecchi. Non fuggite da questa sfida! Una delle più grandi sfide che i giovani hanno di fronte è quella di imparare ad amare. Amare significa prendersi un rischio: il rischio del rifiuto, il rischio di venire usati, o peggio di usare l’altro. Non abbiate paura di amare! Ma, anche amando, preservate la vostra integrità morale! Anche in questo siate onesti e leali!

Nella Lettura che abbiamo ora ascoltato, Paolo dice a Timoteo: «Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza» (1 Tm 4,12).

Siete dunque chiamati a dare buon esempio, esempio di integrità morale. Naturalmente, nel farlo, dovrete affrontare opposizioni e critiche, lo scoraggiamento e persino la derisione. Ma voi avete ricevuto un dono che vi consente di superare quelle difficoltà. E’ il dono dello Spirito Santo. Se voi alimenterete questo dono con la preghiera quotidiana e trarrete forza dalla partecipazione all’Eucaristia, sarete in grado di raggiungere quella grandezza morale alla quale Gesù vi chiama. Diventerete anche una bussola per quei vostri amici che sono in ricerca. Penso specialmente a quei giovani che sono tentati di perdere la speranza, di abbandonare i loro alti ideali, di lasciare la scuola o di vivere alla giornata per la strada.

Perciò, è essenziale non perdere la vostra integrità morale! Non compromettere i vostri ideali! Non cedere alle tentazioni contro la bontà, la santità, il coraggio e la purezza! Raccogliete la sfida! Con Cristo, voi sarete – e veramente lo siete già – gli artefici di una cultura filippina rinnovata e più giusta.

Un secondo ambito in cui siete chiamati a dare un contributo è nell’avere cura dell’ambiente. Questo non soltanto a causa del fatto che il vostro Paese, più di altri, rischia di essere seriamente colpito dal cambiamento climatico. Siete chiamati a prendervi cura del creato non solo come cittadini responsabili, ma anche come seguaci di Cristo! Il rispetto dell’ambiente richiede di più che semplicemente usare prodotti puliti o riciclarli. Questi sono aspetti importanti ma non sufficienti. Abbiamo bisogno di vedere, con gli occhi della fede, la bellezza del piano di salvezza di Dio, il legame tra l’ambiente naturale e la dignità della persona umana. L’uomo e la donna son
o creati ad immagine e somiglianza di Dio e a loro è stato dato il dominio sulla creazione (cfr Gen 1,26-28). Come amministratori della creazione, siamo chiamati a fare della Terra un bellissimo giardino per la famiglia umana. Quando distruggiamo le nostre foreste, devastiamo il suolo e inquiniamo i mari, noi tradiamo quella nobile chiamata.

Tre mesi fa, i vostri Vescovi hanno affrontato questi temi in una profetica Lettera Pastorale. Hanno chiesto a ciascuno di riflettere sulla dimensione morale delle nostre attività e dei nostri stili di vita, sui nostri consumi e sull’uso che facciamo delle risorse naturali. Oggi vi chiedo di farlo nel contesto della vostra vita e del vostro impegno per la costruzione del Regno di Cristo. Cari giovani, l’uso corretto e la corretta gestione delle risorse naturali è un compito urgente e voi avete un importante contributo da offrire. Voi siete il futuro delle Filippine. Siate attivamente interessati a quanto avviene nella vostra bellissima terra!

Un altro ambito nel quale voi potete offrire un contributo è particolarmente caro a tutti noi. E’ la cura per i poveri. Siamo cristiani, membri della famiglia di Dio. Ognuno di noi, non importa il tanto o il poco che possiede, è chiamato a tendere la mano personalmente e servire i fratelli e le sorelle che hanno bisogno. C’è sempre qualcuno vicino a noi che si trova nella necessità, materiale, psicologica, spirituale. Il più grande dono che possiamo fare loro è la nostra amicizia, la nostra attenzione, la nostra tenerezza, il nostro amore per Gesù. Ricevere Lui significa ricevere ogni cosa insieme con Lui; donare Lui significa offrire il dono più grande di tutti.

Molti di voi sanno che cosa significa essere poveri. Ma molti di voi hanno anche fatto l’esperienza di qualcosa della beatitudine che Gesù ha promesso ai “poveri in spirito” (cfr Mt 5,3). E qui vorrei dire una parola di incoraggiamento e di gratitudine a quelli tra voi che hanno scelto di seguire nostro Signore nella sua povertà, attraverso la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa; attingendo a quella povertà arricchirete molti. Ma a tutti voi, specialmente a quelli che possono fare e dare di più, io chiedo: per favore, fate di più! Per favore, date di più! Quando offrite qualcosa del vostro tempo, dei vostri talenti e delle vostre risorse alle tante persone bisognose che vivono ai margini, voi fate la differenza. E’ una differenza di cui c’è un disperato bisogno e per la quale sarete abbondantemente ricompensati dal Signore. Perché, come Lui disse, avrete «un tesoro in cielo» (Mc 10,21).

Vent’anni fa, in questo stesso luogo, san Giovanni Paolo II affermò che il mondo ha bisogno di “un nuovo tipo di giovane” – uno che sia impegnato con i più alti ideali e desideroso di costruire la civiltà dell’amore. Siate quei giovani di cui parlava san Giovanni Paolo II! Non perdete i vostri ideali! Siate testimoni gioiosi dell’amore di Dio e dello splendido piano che Egli ha per noi, per questo Paese e per il mondo in cui viviamo. Per favore, pregate per me. Dio vi benedica tutti!

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

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ZENIT Staff

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