Andare a denunciare la diffusione di materiale omopornografico nelle scuole e ritrovarsi a sua volta denunciati. È accaduto all’avvocato Simone Pillon, portavoce del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria, tacciato di affermazioni ‘omofobiche’ nel corso di un seminario lo scorso 29 giugno ad Assisi.
Nel corso della conferenza, cui avevano partecipato anche il vescovo della cittadina umbra, monsignor Domenico Sorrentino, e il sindaco, Claudio Ricci, l’avvocato Pillon aveva mostrato un volantino diffuso un paio di anni prima in un liceo perugino per iniziativa dell’associazione LGBT Omphalos, a totale insaputa del preside.
Con la scusa della prevenzione delle malattie veneree, con annessa spiegazione dell’uso dei contraccettivi, la brochure illustrava nei dettagli immagini esplicite di approcci omosessuali sia tra uomini che tra donne, con tanto di suggerimenti su come incentivare l’eccitazione sessuale.
Il caso è scoppiato allorché il video della conferenza è stato caricato sul sito del Forum delle Famiglie, con immediata denuncia da parte Omphalos e Pillon indagato dal Tribunale di Perugia (ex art. 595, comma 2-3), con l’accusa di aver diffuso “con sferzante ironia”, notizie “non corrispondenti al vero sull’attività di informazione e di prevenzione svolta dall’associazione”, disponendo così il sequestro preventivo della pagina web.
Da parte sua, Pillon si è difeso affermando che il volantino contestato non conteneva solo riferimenti alla prevenzione delle malattie veneree, che pure non era nel programma approvato dal Consiglio di Istituto, sottoscritto dal preside e ricevuto dai genitori.
Secondo l’avvocato perugino, il materiale messo a disposizione da Omphalos a giovani minorenni, sarebbe piuttosto al limite della pornografia in quanto “la pornografia non è infatti solo la cruda rappresentazione fotografica di rapporti sessuali ma è anche la loro dettagliata rappresentazione mediante disegni o scritti”.
Il contenzioso è finito in Parlamento, con un’interpellanza del senatore Carlo Giovanardi, che domanda ai ministri della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, e della Giustizia, Andrea Orlando, quali iniziative intendano intraprendere “per contrastare questo assedio alle scuole italiane da parte di alcune associazioni gay e garantire a chi dissente la libertà di pensiero, critica e ‘sferzante ironia’, cardine delle nostre libertà costituzionali”.
Anche l’onorevole Eugenia Roccella ha annunciato l’intenzione di depositare alla Camera un’interrogazione al ministro della Giustizia, “per sapere se nel nostro paese l’ironia è ancora considerata una forma di espressione legittima” e “se, in questo paese, sia ancora garantita la libertà di dire pubblicamente quello che pensiamo, sia pure con ‘sferzante ironia’, visto che, proprio pochi giorni fa, ci siamo detti tutti Charlie”.
La rivista satirica parigina viene chiamata in causa anche dal Forum delle Associazioni Familiari che, a difesa del proprio portavoce in Umbria, in un comunicato stampa dichiara: “Perché mai si sarebbe scesi in piazza per invocare la libertà di stampa di Charlie – che pure sopra le righe ci è andato spesso – se poi in casa nostra quella libertà è sbeffeggiata e calpestata?”.
Secondo il Forum delle Famiglie “la sensazione è che qualcuno voglia radicalizzare il dibattito pubblico su temi caldi come l’omofobia o le unioni omosessuali. Ma questo è il modo peggiore per affrontare temi sociali rilevanti”.
Il rischio, denuncia il Forum, è che si possa approdare a “decisioni improprie”, finendo “per aprire ferite che non si rimargineranno”, a tutto danno delle “famiglie che, nel massimo rispetto dell’individuo e delle libertà personali, chiedono solo di poter educare i propri figli in libertà di coscienza e di poter affermare liberamente che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma”, conclude il comunicato.