Vangelo
Mc 3,1-6
Lettura
La legge mosaica prevedeva la pena di morte per chi, dopo essere stato già ammonito, avesse profanato il sabato per la seconda volta. È quanto cercavano d’ottenere i farisei presenti nella sinagoga di Cafàrnao, dove Gesù, «in giorno di sabato», è messo di fronte alla possibilità di guarire un uomo dalla mano paralizzata. Gesù non si lascia intimorire da loro, anzi, fa di tutto per convertirli. Anzitutto, chiede che il malato sia posto in mezzo all’assemblea, come la persona più importante per Dio e per tutti; poi lo guarisce, non con un’opera ma con la sua Parola, imitando in ciò il Padre suo. Il risultato fu che «i farisei tennero consiglio contro di lui per farlo morire».
Meditazione
San Giovanni Paolo II, per canonizzare Padre Massimiliano Maria Kolbe, ampliò il concetto di martirio, non più legato alla sola fede ma anche alla carità. Gesù, modello di tutti i martiri, fu ucciso anzitutto perché affermava, come verità di fede, di essere il Figlio di Dio, ma tante volte nella sua missione pubblica non ebbe paura di mettere a rischio la sua vita a causa dei suoi gesti di carità. È il caso dell’uomo dalla mano paralizzata che lui guarisce in giorno di sabato; per la qual cosa i farisei, pur di vederlo morire, si allearono con i disprezzati erodiani. Vivere la carità costa. Eppure essa è, come afferma l’ultimo canone del Diritto Canonico, «la legge suprema della Chiesa». Davanti ad essa passa in secondo piano la stessa preghiera, come insegna san Vincenzo de’ Paoli alle Figlie della carità: «Se per il servizio dei poveri avete lasciato l’orazione, non preoccupatevi. Non è lasciare Dio quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra». Questo dovrebbe dar pace a quelle persone che anche la domenica sono costrette ad assistere un ammalato grave, che non può essere lasciato solo neanche per una mezz’ora. La loro Eucaristia si celebra accanto a quel letto, dove un membro del Corpo di Cristo perpetua nel tempo la divina passione. Anche la Liturgia e la santa Messa devono avere come legge suprema la carità. Dobbiamo avere il coraggio e l’amore che Gesù ha manifestato nella sinagoga di Cafàrnao, e mettere sempre al centro delle nostre celebrazioni la persona umana concreta, dando il primato agli ultimi, ai piccoli, ai poveri. È questo uno degli scopi della riforma liturgica attuata dopo il Concilio.
Preghiera
«Signore, se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi» (dal Salmo 8).
Agire
Domenica prossima, dopo aver partecipato alla santa Messa, andrò a visitare una persona ammalata.
Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it