Un Dio pazzo d'amore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Mc 3,20-21

Lettura

Nel loro intento di screditare Gesù, gli scribi e i farisei sono riusciti a mettere dei dubbi nei suoi parenti rimasti a Nazaret, i quali, per difendere l’onore della famiglia, tentano una sortita a Cafàrnao per riportarlo in paese, «perché dicevano: È fuori di sé». È fuori di testa, è impazzito. I Nazaretani non dicono esplicitamente, come i farisei, che Gesù è un indemoniato, ma siccome a quel tempo la pazzia era ritenuta una forma di possessione diabolica, ci siamo quasi. Purtroppo, come scriverà l’evangelista Giovanni, «neppure i suoi fratelli, infatti, credevano in lui» (Gv 7,5).

Meditazione

I parenti di Gesù, pur se sobillati dai farisei, non avevano tutti i torti a credere che il loro concittadino, conosciuto fino allora come «il falegname, il figlio di Maria» (Mc 6,3), fosse improvvisamente impazzito. Avevano sentito dire, infatti, che il sabato precedente, davanti a una delegazione di scribi e farisei, quasi a mo’ di sfida, si era permesso di guarire un uomo dalla mano paralizzata, meritandosi, secondo le prescrizioni della legge mosaica, la condanna a morte. Solo un pazzo può rischiare la vita per amore di uno sconosciuto. Se poi avessero saputo che Gesù, prima di essere figlio di una loro concittadina, era ed è veramente Figlio di Dio, avrebbero avuto argomenti ancora più stringenti per affermare come questa pazzia avesse contagiato lo stesso Dio. Il brano della Lettera ai Filippesi che cantiamo ai primi vespri della domenica, testifica questa “follia”: «Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce». Tutto ciò è pura pazzia. Dio è impazzito d’amore per l’uomo peccatore e vuol salvarlo ad ogni costo. L’Apostolo non lo nega, anzi fa coincidere il suo vangelo con la stoltezza di Dio, che ha il suo apice nella stoltezza della croce (1Cor 1,20-25). Ha ragione sant’Alfonso Maria de’ Liguori a scrivere che «la pratica di amare Gesù Cristo» è possibile solo a chi sa d’essere oggetto «del troppo grande amore» di un Padre misericordioso, che per noi ha donato suo Figlio. Si riama chi ci ha amato per primo.

Preghiera

«O Dio, pazzo d’amore! Non ti bastò incarnarti, ma volesti anche morire! Vedo che la tua misericordia ti costrinse a dare anche di più all’uomo, lasciandogli te stesso in cibo. Ecco, tu dai il tuo cibo ogni giorno all’uomo, facendoti presente nell’eucaristia e nel corpo misterioso della tua Chiesa. Chi ha fatto questo? La tua misericordia» (santa Caterina da Siena).

Agire

Troverò un po’ di tempo per sostare in contemplazione davanti al Crocifisso.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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