ROMA, venerdì, 16 novembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Le tre lettere attribuite a Giovanni sono di uno stesso autore che utilizza le tematiche del quarto Vangelo. Per molti studiosi la terza e la seconda precedono la prima. Di fronte a errori dottrinali si sottolineano i punti fondamentali della fede. La cura dei contenuti della fede concorda con la vigilanza, rammentata nel brano evangelico. Essa è un atteggiamento costante del cristiano perché la venuta del Signore, nel giorno dellaParusia, non colga di sorpresa. Il tema della vigilanza ci ricorda un aspetto fondamentale della vita interiore: siamo nomadi in viaggio verso la vera casa.
Meditazione
Le parole di Gesù suonano terribili e minacciose: vuole impaurire? A cosa servirebbe? Dio è amore, non un padrone minaccioso! Il suo desiderio è di aiutare l’uomo a non dissipare la vita dietro mille inutili preoccupazioni, dimenticando così l’essenziale. E non è forse vero che la vita di molti cristiani è spesso densa di mille e, il più delle volte, inutili preoccupazioni? Spesso durante l’esame di coscienza quotidiano, prima di addormentarsi, ci si rende conto di questa mancanza di essenzialità e di essenziale. La vigilanza richiesta è un atteggiamento interiore, del cuore e della mente. La vita è come un armadio pieno di vestiti che non indossiamo mai e che ci impediscono di trovare quello che veramente ci serve, il nostro abito. La venuta finale del Signore non deve cogliere di sorpresa, ma neanche i passaggi infiniti che il Signore compie attraversando la nostra vita, al di là della costante presenza sacramentale. Il soffio dello Spirito accarezza le nostre esistenze chiedendo una disponibilità, un’attenzione, ma si è spesso distratti. Anche i sacerdoti, nel momento più significativo del ministero, quando celebrano i sacramenti, corrono il rischio di avere la mente altrove, di pensare ad altro. Lo si capisce dai gesti, dal modo in cui proclamano la Parola e le parole della liturgia, frettolosamente, recitando sempre la solita preghiera eucaristica, non guardando mai negli occhi le persone che si accostano a ricevere la santa comunione, offrendo un segno di pace che sembra più una presa di distanza che una vera accoglienza. Essere vigilanti significa fare bene ciò che per cui siamo stati chiamati. Realizzare bene, essenzialmente, le situazioni nelle quali ci troviamo a vivere, senza allontanare il cuore e la mente dal Signore della Misericordia e del Perdono.
Preghiera
«Il tempo mi sfugge veloce, accetta la mia vita, Signore! Nel cuore ti tengo, è il Tesoro che deve informar le mie mosse. Tu seguimi, guardami, è tuo l’amare: gioire e patire. Nessuno raccolga un sospiro. Nascosta nel tuo Tabernacolo vivo, lavoro per tutti. Il tocco della mia mano sia tuo, sol tuo l’accento della mia voce…» (Chiara Lubich).
Agire
Le azioni di oggi siano calme, decise, indirizzate all’essenziale.
Meditazione del giorno a cura di Don Mimmo Repice, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it