I rom e gli immigrati, l’infanzia violata, la disoccupazione. Sono alcuni dei temi che saranno affrontati nell’imminente 51° edizione di Loppiano Lab (25-26 settembre 2015) ed in particolare nel laboratorio L’impegno per la giustizia sociale nelle nostre periferie esistenziali. Moderatore dell’incontro sarà il giornalista e scrittore Carlo Cefaloni, del gruppo editoriale Città Nuova, che, a colloquio con ZENIT, ha anticipato alcuni contenuti del dibattito.
Dott. Cefaloni, il tema delle periferie esistenziali è sempre più attuale. Sotto quale angolatura lo analizzerete?
Parleremo di impegno per la giustizia sociale, una dimensione e una prospettiva rimossa nella pratica e nel pensiero prevalente ma quanto mai urgente. Così, tra i numerosi interventi, avremo i giovani vicini al Movimento dei Focolari, che quest’estate hanno fatto il secondo campo nazionale del cantiere legalità nella periferia di Siracusa e sono andati oltre la condivisione e il volontariato, maturando l’impegno nel rimuovere le condizioni strutturali che producono diseguaglianza e miseria. In questo senso ci ricolleghiamo con il percorso di Novo Modo che a Firenze ha mantenuto viva l’urgenza dei forum sociali che avevano messo in evidenza le conseguenze “dell’economia che uccide”, per citare papa Francesco
Si parlerà di rom e immigrazione: è finalmente possibile iniziare un approccio non ideologico su questo tema?
Parliamo dei punti di frattura di una società vulnerabile dove il potere tende ad abbandonare le periferie per concentrarsi sulla cura dell’immagine. Il Giubileo del 2000 fu preceduto a Roma da una serie di sgomberi e segregazioni dei rom che fu denunciato solo da pochi come don Luigi Di Liegro, vero segno di contraddizione dentro la Capitale che ha visto in questi anni crescere il fenomeno mafioso capace di fare affari proprio sulla pelle dei rifugiati e dei cosiddetti nomadi. Su Città Nuova abbiamo riportato l’esperienza di Alghero dove l’amministrazione è riuscita a chiedere un campo rom integrando le famiglie dentro la città in un percorso paziente, difficile e virtuoso. Praticamente abbiamo invece visto come lo sperpero di soldi pubblici di solito serve a segregare la diversità, favorendo l’esclusione e la devianza. Evidentemente viviamo un clima di paura che non aiuta e per questo bisogna mettere in evidenza quegli esempi di tessuto sociale capace di rigenerarsi nel mutuo aiuto piuttosto che nell’intervento compassionevole dall’alto
Affronterete poi il tema dell’infanzia violata, con l’intervento di un neuropsichiatra e di un’operatrice di Save the Children: dove finiscono, in questo caso, le periferie esistenziali e dove iniziano quelle sociali?
La prospettiva che parte dalla condizione dei bambini ci permette di cogliere le ragioni di quella violenza sotterranea che divide le nostre città in due, la parte “bene” e l’area dell’esclusione e dello scarto. Per questo avremo il contributo di Francesco Sciuto, neuropsichiatra e garante del diritti dei bambini di Siracusa, Riccardo Bosi, medico pediatra dedito ai minori rom e migranti in una Asl di Roma, e Arianna Saulini di Save the Children. Sapere che in Italia ben un milione di minori vive in condizioni di povertà assoluta – e certamente non stiamo parlando solo di migranti o rom – ed è diffuso il fenomeno della tratta e dello sfruttamento, dovrebbe far capire la necessità di fare presto per risanare un tessuto sociale che rischia di andare a pezzi. Il processo di rimozione collettiva di cui siamo testimoni è il risultato della vittoria della globalizzazione dell’indifferenza. Questa è la ideologia che ha vinto proprio mentre ogni obiezione al pensiero unico è stata censurata preventivamente con l’accusa di fare critiche ideologiche. Ci vorrà del tempo per uscire da questa sedazione delle coscienze ma noi cerchiamo di mettere in evidenza i segnali di risveglio.
Tra i vostri relatori figura anche il segretario generale della FIOM, Maurizio Landini: si accennerà al lavoro e alla disoccupazione?
Landini interverrà assieme a don Giuseppe Gambardella, parroco di San Felice in Pincis a Pomigliano d’Arco, perché la Caritas locale assieme a Libera e Fiom, hanno dato vita ad un fondo aperto di solidarietà che nasce inizialmente dalla condivisione tra lavoratori attivi e gli altri rimasti disoccupati, precari o in uno stato di cassa integrazione che dura da anni. Sono forme di mutualismo che riprendono l’esperienza originaria del movimento operaio e che affondavano in una logica di fraternità, termine poi abbandonato per la sua accezione paternalista. Il fondo è nato davanti al susseguirsi di casi di lavoratori spinti a gesti estremi come il suicidio o lo sciopero della fame davanti alla prospettiva di non poter tornare ad un livello di reddito dignitoso per l’esistenza. Anche in questo caso, la scelta solidale diventa consapevolezza della necessità di incidere nelle scelte decisive di politica economica e industriale che determinano la crescita delle diseguaglianze, il destino di interi territori e il futuro delle famiglie che, come sappiamo dai rapporti dello Svimez, vedono ormai una crescita esponenziale dell’emigrazione dal Sud. In questo senso è da segnalare che il prossimo 6 ottobre porteremo queste esigenze nel seminario parlamentare su “lotta alla miseria e legge di stabilità”, promosso dal Movimento politico per l’unità (realtà originale di fraternità in politica, che trova origine nel Movimento dei Focolari).