CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 11 gennaio 2008 (ZENIT.org).- A causa dei ripetuti attentati contro chiese cristiane, i cristiani iracheni temono una vera e propria “pulizia religiosa”, rende noto “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS).
La denuncia si basa su dichiarazioni di cristiani iracheni raccolte da questa istituzione di diritto pontificio.
Secondo quanto spiegato da ACS in una nota informativa inviata a ZENIT, “gli attacchi mirano a spaventare i cristiani affinché abbandonino la regione, e a far desistere dai loro progetti i cristiani iracheni emigrati che sono in attesa di tornare nel proprio Paese”.
Per ACS, “dati i non ingenti danni materiali provocati dalle bombe, non è probabile che gli attentati avessero l’obiettivo di causare vittime o danni più gravi”.
La nota segnala che le fonti ecclesiali fanno intendere “chiaramente” che “tutto è possibile in ogni momento”.
Il giorno scelto per i primi attentati è stato il 6 gennaio – data in cui sono state colpite almeno sei chiese cristiane a Baghdad e Mosul –, che ha coinciso con la vigilia di Natale di varie Chiese ortodosse, con la festa dell’Epifania dei cattolici e con numerosi battesimi. Il 9 gennaio ci sono stati altri due attentati con autobombe contro templi cristiani a Kirkuk.
L’Arcivescovo di Kirkuk, monsignor Louis Sako, ha spiegato che gli attentati contengono un messaggio politico finalizzato a intimorire la comunità cristiana di Kirkuk, che finora ha subito relativamente pochi atti di violenza e intimidazione.
Marie-Ange Siebrecht, esperta di Medio Oriente di ACS, ha lamentato il fatto che la maggior parte delle notizie tratta a malapena della situazione di questi cristiani, nonostante facciano parte della società irachena e “convivano con quanti professano un’altra fede”.
“Sarebbe una catastrofe se i cristiani, che per tanto tempo hanno convissuto integrati in questa società, venissero separati dal resto della popolazione”, ha dichiarato.
Anche se non è possibile determinare con esattezza quanti sono i cristiani attualmente in Iraq, ACS sostiene che nel 2003 il loro numero era di 1,2 milioni.
Secondo alcuni dati non ufficiali riferiti dall’agenzia “Fides”, nell’ottobre 2004 il numero degli esuli, che si sono rifugiati per la maggior parte in Giordania e Siria, arrivava a quota 400.000. Mentre dati più recenti sostengono che il numero dei cristiani iracheni fuggiti all’estero è di 150.000.
[Traduzione di Roberta Sciamplicotti]