ROMA, martedì, 4 ottobre 2011 (ZENIT.org).- “Occorre un nuovo patto educativo che leghi in modo indissolubile e verificabile i comportamenti dei cittadini con quelli dei responsabili della cosa pubblica”. E’ quanto scrive Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana (Aci), in un messaggio diffuso in occasione della ricorrenza di San Francesco, co-patrono d’Italia e dell’Aci.
“Dinanzi alla delicata transizione che investe il Paese” e alle tante sfide all’orizzonte che interpellano l’Italia – “dalla crisi economica all’emergere di preoccupanti forme di egoismo sociale e di populismo, dai cambiamenti demografici (invecchiamento della popolazione, migrazioni) alla disgregazione morale che intacca le fibra della convivenza civile” – “ciascuno di noi è chiamato a compiere un’opzione di fondo tra rassegnazione e speranza”.
Ad esempio, “non vanno trascurate, e tanto meno sottovalutate, le risorse di cui il Paese stesso dispone, che invocano semmai maggiori attenzioni, cure, sostegni, investimenti: la famiglia, i giovani, la scuola, il lavoro e il volontariato devono essere idealmente poste in cima a questa lista”.
Politica e questione morale
Innanzitutto, ha sottolineato, occorre “un rinnovato e concreto impegno della politica per dare futuro al Paese; per far crescere l’occupazione; per offrire nuove speranze ai giovani; per garantire lo sviluppo del mezzogiorno; per dare un segnale forte sulla strada della legalità; per promuovere la giustizia sociale. I mali dell’Italia, primi fra tutti la disoccupazione e il precariato, sono anche figli di una diffusa mancanza di giustizia e di solidarietà. In una parola, occorre un’attenzione non distorta alla promozione del bene comune”.
“In secondo luogo non è più rinviabile una riflessione – e un cambio di passo – comune e trasversale tra politica, economia e società, sul nodo della questione morale. Sull’Italia intera pesano nuovamente vicende giudiziarie che riguardano anche i vertici delle Istituzioni, oltre che ampi settori della classe dirigente”.
Miano ha citato poi il Cardinale Angelo Bagnasco, che nella prolusione alla recente sessione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, ha detto: “la questione morale, quando intacca la politica, ha innegabili incidenze culturali ed educative”, contribuendo “a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita”. Si tratta, aveva aggiunto il Presidente della CEI in quell’occasione, “non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate”.
Coscienza personale, coscienza comune
In tale contesto, ha precisato ancora Miano, “una realtà educativa come l’Azione Cattolica ha dunque il dovere non solo di denunciare senza omissioni, ma anche di indicare un sentiero di crescita della coscienza comune, che non può prescindere dal paziente e costante rafforzamento di quella personale”.
“L’Azione Cattolica Italiana – si legge nel messaggio – , fedele a se stessa e alla propria missione, vissuta nell’ordinarietà della vita associativa e delle sue molteplici attività, crede che esista una singolare sinergia tra le scelte personali e il sentire collettivo, e che dai territori, dalle comunità, possa nascere uno stile nuovo di cittadinanza e di convergenza tra le forze sane della nazione, capace di rinnovare nelle fondamenta l’intero Paese”.
Un terreno comune di valori
Quella che si avverte allo stato attuale, ha continuato il Presidente dell’Aci, è “l’esigenza di una grande stagione di riforme, a partire dalla legge elettorale (che va urgentemente modificata, attribuendo di nuovo al cittadino la facoltà di designare i propri rappresentanti) e dal sistema dei partiti, che renda più controllabile e meno esoso l’agire politico, che favorisca la gratuità del servizio pubblico e premi chi ha motivazioni autentiche, che alimenti la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte che riguardano il bene di tutti, che si apra all’impegno personale degli uomini e delle donne ‘normali’”.
“Dall’altro istituzioni, famiglia, scuola, Chiesa, associazionismo, terzo settore, imprese, sindacati, mondo della comunicazione e della politica hanno il dovere di ritrovarsi in un terreno comune di valori e regole a sostegno della dignità della persona e della convivenza civile”, ha evidenziato.
“Anche in questo senso – ha concluso –, il ‘decennio dell’educazione’ proposto al Paese dalla Chiesa italiana viene ad essere un’occasione propizia, provvidenziale, da non perdere se davvero si ha a cuore il futuro dell’Italia”.