Esperti di sei religioni discutono sulla vulnerabilità umana

Intervista a padre Joseph Tham

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 4 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Si svolgerà a Roma dal 9 all’11 ottobre, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, un workshop in cui gli esperti di bioetica, di sei grandi religioni del mondo – buddismo, cristianesimo, confucianesimo, induismo, islam ed ebraismo – discuteranno il significato e le implicazioni del principio di vulnerabilità umana come enunciato dall’articolo 8 della Dichiarazione dell’UNESCO sulla Bioetica e i Diritti Umani.

Il workshop è promosso dalla Cattedra Unesco in Bioetica e Diritti umani (www.unescobiochair.org), inserita all’interno dell’Istituto di Bioetica e Diritti Umani della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma.

I lavori, con traduzione simultanea inglese-italiano, prevedono un incontro pubblico nella giornata dell’11 ottobre. In quell’occasione verranno esposte le opere degli 11 vincitori del concorso d’Arte dal nome “Bioethics Global Art Competition” (www.globalart.net, www.Bioethicsart.org).

Una prima conferenza sul tema “Bioetica, Multiculturalismo e Religione” si è tenuta a Gerusalemme dal 13 al 14 dicembre 2009 ed ha visto la partecipazione di esperti islamici, ebrei e cristiani.

Obbiettivi di questi incontri è quello di creare un forum permanente accademico per promuovere il dialogo e la riflessione bioetica, medica, giuridica, alla luce dei diritti e doveri dell’uomo.

Il workshop assume un significato particolare in considerazione anche dell’incontro interreligioso che si svolgerà ad Assisi il 27 ottobre e a cui parteciperà il Pontefice Benedetto XVI.

Per cercare di approfondire il significato e la finalità dell’incontro, ZENIT ha intervistato padre Joseph Tham, LC, coordinatore accademico del workshop.

Perché questo incontro?

Tham: Ci rendiamo conto che in generale, l’UNESCO non analizza i principi e i problemi della bioetica dal punto di vista religioso. Noi desideriamo integrare all’analisi ed alla conoscenza il punto di vista religioso, dal momento che la gran parte della popolazione mondiale è affiliata con alcune tradizioni religiose.

Quali sono le motivazioni e gli obiettivi che intendete raggiungere?

Tham: Pur riconoscendo l’esistenza di diversità all’interno di ciascuna di queste religioni, tutte riconoscono l’impegno e la missione per proteggere i deboli, i diseredati e i poveri. Con l’incontro degli esperti di questi temi intendiamo offrire una piazza, un luogo, dove poter discutere in un clima di amicizia e rispetto. In seguito raccoglieremo i testi di tutti gli interventi e li pubblicheremo in un libro.

Che cosa si intende per principio di vulnerabilità nella definizione dell’Unesco?

Tham: Con il progresso della biomedicina, molte persone vengono curate, ma altre entrano in categorie e gruppi “vulnerabili” a causa della loro incapacità di difendersi. Si tratta di persone o gruppi a cui la società fa pressioni indebite, minaccia sfruttamento e discriminazione. In questo senso bisognerà trovare il modo di garantire una maggiore protezione alle persone e ai gruppi a rischio “vulnerabilità”.

E per i cristiani cosa si intende per vulnerabilità?

Tham: Siamo tutti in qualche modo vulnerabili. A causa della nostra condizione umana siamo fragili di fronte alla sofferenza, alla malattia, al dolore e alla morte. Tuttavia, siamo tutti stati creati ad immagine di Dio, e questo sì che ci dà una immensa dignità. Questo significa che dobbiamo riconoscere la personalità e la dignità di tutti i membri dell’umanità dal concepimento alla morte naturale, e proteggerli da ogni pericolo.

Quasi tutte le religioni sembrano avere un approccio caritatevole nei confronti dei più vulnerabili. Può provare a spiegarci le differenze tra i punti di vista delle diverse religioni?

Tham: Le differenze si trovano nell’approccio metodologico. Le diverse religioni fanno appello
a testi religiosi (la Bibbia o il Corano), alle autorità religiose (Magistero o altri organismi), alla tradizione (Riti confuciani o indù doganali) e alla ragione (legge naturale).

Questo vostro convegno potrebbe essere di buon auspicio per il quarto incontro interreligioso che il Pontefice Benedetto XVI terrà ad Assisi il 27 ottobre?

Tham: Sì, qualsiasi forma di dialogo diventa utile in questo realtà globalizzante. Il dialogo e gli incontri ci permettono di guardare agli altri come i nostri fratelli e sorelle. In questo modo rimuoviamo i sospetti e la diffidenza che causano distruzione e violenza.

Che relazione c’è tra la difesa dei vulnerabili e la pace?

Tham: Se le diverse religioni possono incontrarsi e conoscersi meglio, è possibile scoprire che ci sono molte aree di accordo. E questo è un primo passo fondamentale per praticare una coesistenza pacifica e solidale.

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ZENIT Staff

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