Un nostro lettore statunitense ha posto la seguente domanda a padre Edward McNamara:
Se un sacerdote è responsabile di più di una parrocchia e divide la celebrazione del Triduo pasquale tra queste parrocchie, per la liturgia del Venerdì Santo, deve consacrare ulteriori ostie la Domenica delle Palme nella chiesa dove il Venerdì Santo guiderà il servizio liturgico? Oppure può trasportare in macchina le ulteriori ostie dalla chiesa dove ha celebrato la Messa nella Cena del Signore? Inoltre, il giorno di Venerdì Santo, si può venerare la Croce dopo la Via Crucis in un momento e in una chiesa distinta da quella dove poi si celebra la principale liturgia del Venerdì Santo? È opportuno permettere questo atto di devozione, che non è il rito liturgico, visto che potrebbe confondere le persone? — B.K., Garnett, Kansas (USA)
Riportiamo di seguito la risposta formulata da padre Edward McNamara:
Si pone certamente una difficoltà quando un prete ha due o più parrocchie, ma temo che la soluzione proposta non sia lecita.
La lettera circolare Paschales Solemnitatis (1988) e le norme del nuovo Messale latino indicano chiaramente che la Messa della Cena del Signore e la liturgia del Venerdì Santo sono così intimamente legate tra di loro che, di solito, dovrebbero essere celebrate nella stessa chiesa.
Il documento afferma:
“46. La Messa nella Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale. Tutti i presbiteri possono concelebrarla, anche se hanno già concelebrato in questo giorno la messa del crisma, oppure se sono tenuti a celebrare un’altra messa per il bene dei fedeli.
“47. Nei luoghi in cui sia richiesto da motivi pastorali, l’ordinario del luogo può concedere la celebrazione di un’altra messa nelle chiese o negli oratori, nelle ore vespertine e, in caso di vera necessità, anche al mattino, ma soltanto per i fedeli che non possono in alcun modo prendere parte alla messa vespertina. Va evitato, tuttavia, che queste celebrazioni si facciano in favore di singole persone o di piccoli gruppi particolari e che non costituiscano un ostacolo per la messa principale. Secondo un’antichissima tradizione della chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le messe senza il popolo.
“48. Prima della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Le ostie per la comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della messa. Si consacri in questa messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.
“49. Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento e la si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione: si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario.
Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione.
“53. Per gli infermi che ricevono la comunione in casa, è più opportuno che l’eucaristia, presa dalla mensa dell’altare al momento della comunione sia a loro portata dai diaconi o accoliti o ministri straordinari, perché possano così unirsi in maniera più intensa alla chiesa che celebra.
“54. Terminata l’orazione dopo la comunione, si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il santissimo sacramento al luogo della reposizione. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’inno Pange lingua o un altro canto eucaristico. La processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il venerdì santo non si celebra la passione del Signore.
“55. Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di «sepolcro»: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare «la sepoltura del Signore», ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il venerdì nella passione del Signore.
“56. Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la Messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (cc. 13-17). Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della passione del Signore”.
Perciò, visto che il tabernacolo deve essere vuoto prima della Messa della Cena del Signore, non sarebbe corretto usare le ostie della Domenica delle Palme.
Mentre le norme sopra menzionate, concretamente non escludono la possibilità di portare privatamente le ostie consacrate durante la Messa nella Cena del Signore in un’altra chiesa per il Venerdì Santo (eliminando così la possibilità di avere un altare della riposizione in entrambe le chiese), il senso generale della norma 54, come anche la descrizione dei riti nel messale, partono dal presupposto che entrambi i riti vengono celebrati nella stessa chiesa.
Se per i fedeli delle parrocchie in questione non è possibile adunarsi per celebrare tutti insieme la liturgia, rimane la possibilità di chiedere al vescovo il permesso di celebrare una seconda Messa nella Cena del Signore e di conseguenza due celebrazioni della Passione del Venerdì Santo. È certamente molto impegnativo per il sacerdote, ma probabilmente è la soluzione pastorale migliore.
La celebrazione della Veglia Pasquale non è associata in questo modo e può essere celebrata indipendentemente dalle altre due funzioni.
*I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.