di Padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 8 giugno 2008 (ZENIT.org).- Il tentativo diretto a relegare la religione esclusivamente alla sfera della vita privata è un terreno di scontro comune a molti Paesi. Uno dei settori in cui ciò avviene, e che coinvolge i cristiani e le istituzioni della Chiesa, è quello sanitario.
A fine maggio la Corte suprema della California ha affrontato un caso di discriminazione denunciato da una donna lesbica a cui era stata negata l’inseminazione artificiale. L’Associated Press (AP) ha pubblicato un servizio sulla vicenda il 26 maggio scorso. Guadalupe Benitez ha citato in giudizio la clinica privata North Coast Women’s Care Medical Group per avergli negato il trattamento.
I medici della clinica, sulla base delle proprie convinzioni religiose, si sono rifiutati di operare la Benitez. Obbligarli ad agire contro le proprie convinzioni “sarebbe una discriminazione nei confronti dei cristiani”, ha affermato Peter Ferrara, consigliere legale della American Civil Rights Union che ha sede in Virginia. Ferrara ha presentato alla Corte una memoria a difesa dei medici.
Secondo il servizio di AP, Benitez aveva inizialmente avuto la meglio con una sentenza a suo favore emessa da un giudice della Contea di San Diego. Successivamente, una corte d’appello ha rovesciato quella decisione, affermando che la Corte inferiore avrebbe dovuto considerare se le convinzioni religiose dei medici costituivano un valido elemento di difesa.
Numerose organizzazioni per la difesa dei diritti, associazioni professionali e istituti religiosi hanno presentato le proprie memorie nell’ambito del processo, per via del precedente giuridico che esso potrebbe costituire.
Durante l’udienza presso la Corte suprema della California, l’avvocato della Benitez, Jennifer Pizer, ha sostenuto che i medici non hanno la libertà di poter discriminare fra i propri pazienti, secondo l’AP del 28 maggio.
In replica, Kenneth Pedroza, avvocato dei medici, ha spiegato che i suoi clienti avevano indirizzato la Benitez ad un altro medico e si erano anche offerti di coprirne i costi aggiuntivi. La Corte ha ora 90 giorni per elaborare la sentenza sul caso.
Intanto, nel Michigan è in corso un dibattito su delle proposte di legge che renderebbero obbligatorio, per i datori di lavoro che rimborsano ai propri dipendenti le spese per farmaci prescritti dal medico, di farvi rientrare anche i contraccettivi. I disegni di legge sono stati oggetto di un’audizione presso il Senato, in cui la Conferenza cattolica del Michigan ha invitato i legislatori a rispettare la libertà religiosa, secondo quanto si spiega in un comunicato stampa della Conferenza del 14 maggio.
Imposizione
“La Conferenza non ha alcun interesse ad imporre gli insegnamenti della Chiesa cattolica sulla società laica. Ma allo stesso modo lo Stato non ha nessun diritto, alla luce del Primo Emendamento della Costituzione americana, di imporre la sua legge sugli insegnamenti e le pratiche della Chiesa cattolica e delle sue istituzioni”, ha affermato Paul Long, vice presidente della Conferenza cattolica del Michigan incaricato dei rapporti istituzionali.
Nella sua audizione presso la Commissione, Long ha sostenuto che qualora il disegno di legge venisse approvato, imporrebbe alle istituzioni cattoliche l’obbligo di fornire la copertura assicurativa per i contraccettivi. Questo, ha affermato, imporrebbe ai ministri della Chiesa cattolica di agire in contraddizione con gli insegnamenti religiosi.
“Se questa normativa dovesse passare, lo Stato non avrebbe praticamente alcun limite alla possibilità di obbligare le istituzioni religiose a violare i propri principi e convincimenti religiosi”, ha affermato Long.
Un altro dibattito etico che ha causato molti ricorsi alla giustizia è quello delle obiezioni di molti farmacisti alla vendita della cosiddetta pillola del giorno dopo o pillola contraccettiva d’emergenza.
Obiezione accolta
Alcuni farmacisti dello Stato di Washington hanno recentemente riscosso una vittoria, secondo la Reuters del 1° maggio. Un giudice della Corte d’appello federale a Seattle ha confermato la sentenza che consente ai farmacisti di potersi rifiutare di vendere la pillola del giorno dopo.
Dietro pressione del governatore democratico Chris Gregoire, nel 2007 lo Stato aveva approvato una disciplina secondo cui i farmacisti non potevano rifiutarsi consegnare farmaci prescritti dal medico per motivi di coscienza personale.
Invece, con questa decisione, il giudice Ronald Leighton del 9° circuito delle Corti d’appello, ha affermato che lo Stato aveva costretto i farmacisti ad una scelta incostituzionale fra la propria fede religiosa e il proprio lavoro, ed ha quindi confermato la sospensione della normativa statale.
Tuttavia, la decisione riguarda solamente la temporanea sospensione della legge, mentre il procedimento relativo al merito della questione si svolgerà successivamente.
Nel Wisconsin, il farmacista Neil Noesen non è stato altrettanto fortunato. In un articolo del 28 aprile, il quotidiano Milwaukee Journal Sentinel ha riferito di come Noesen, cattolico, ha deciso che la sua coscienza non gli permetteva di vendere la pillola del giorno dopo. Nel luglio del 2002 si è rifiutato di vendere la pillola alla cliente Amanda Thiede.
Noesen è stato bacchettato dai legislatori dello Stato per il suo rifiuto ed ha perso le istanze legali presso le corti inferiori. Gli è stato imposto di informare i suoi datori di lavoro delle sue convinzioni e di seguire un corso di etica. Inoltre ha dovuto pagare le spese processuali di 21.000 dollari (13.500 euro).
Ora ha fatto ricorso alla Corte suprema del Wisconsin, nella speranza di poter rovesciare le precedenti sentenze, affermando che la normativa viola il suo diritto costituzionale di esprimere le propri convinzioni religiose. Secondo l’articolo non è chiaro se l’alta Corte accoglierà l’istanza di revisione di Noesen.
Nessuna obiezione
Anche il New Jersey obbliga i farmacisti a vendere la pillola del giorno dopo e non consente obiezioni fondate sulle proprie convinzioni religiose. Alla fine dello scorso anno, il governatore Jon Corzine ha firmato una legge che richiede ai farmacisti di vendere qualunque farmaco dietro prescrizione, secondo AP del 5 novembre.
Il New Jersey è così diventato il 12° Stato che impone ai farmacisti di vendere i farmaci o altrimenti di indirizzare il cliente in modo opportuno, secondo AP. Quattro Stati – Arkansas, Georgia, Mississippi e South Dakota – consentono invece ai farmacisti di rifiutarsi di consegnare farmaci prescritti.
Anche in altri Paesi vi sono polemiche sulla pillola del giorno dopo. Nella città italiana di Pisa è stata avviata un’indagine dopo che due donne si erano lamentate perché il medico si era rifiutato di prescriverle i contraccettivi, secondo l’agenzia ANSA del 2 aprile.
Enrico Rossi, assessore della regione Toscana, ha sostenuto che l’accesso alla pillola del giorno dopo è un diritto della donna e che i medici sono tenuti ad assicurarne il rispetto, secondo l’ANSA.
Uno dei medici che si sono rifiutati, Marco Bardelli, è stato intervistato il 4 aprile dal quotidiano cattolico Avvenire. Bardelli ha spiegato di essere preoccupato dei possibili effetti collaterali della pillola del giorno dopo. Ha consigliato che le donne, anziché presentarsi in ospedale, vadano dai propri medici di famiglia che conoscono meglio le loro storie cliniche personali.
Un sussulto di umanità
Benedetto XVI ha trattato l’argomento del diritto di coscienza in campo medico quando ha parlato, lo scorso 29 ottobre, ai partecipanti al 25 Congresso internazionale dei farmacisti cattolici che si è svolto a Roma.
Il Papa ha ribadito la validità del principio dell’obiezione di coscienza “che è un diritto che deve essere ric
onosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti aventi come fine scelte chiaramente immorali, come ad esempio l’aborto e l’eutanasia”.
“Il farmacista deve invitare ognuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il loro ruolo terapeutico”, ha aggiunto il Pontefice.
Benedetto XVI ha anche affermato l’importanza che ogni professionista cattolico del campo sanitario approfondisca la propria formazione sulle questioni di bioetica. Ma con leggi e tribunali che minacciano di negare ai credenti il diritto di seguire la propria coscienza, l’invito del Papa ad approfondire la bioetica è valido anche per i legislatori e i giudici.