di Mirko Testa

ROMA, venerdì, 6 giugno 2008 (ZENIT.org).- Si è concluso con un pressante appello ai capi di stato e di governo, alle organizzazioni internazionali, a tutti gli uomini di buona volontà per un impegno globale contro la tratta degli esseri umani il recente incontro internazionale dedicato a questa piaga sociale.

“Una violazione dei diritti umani e una vergogna per tutta l'umanità”, così hanno definito il traffico e lo sfruttamento di persone le 52 suore di 20 paesi e 31 congregazioni diverse che hanno preso parte al Congresso internazionale dal titolo “Religiose in rete contro la tratta”, svoltosi a Roma dal 2 al 6 giugno.

Il Congresso è stato organizzato dalla Unione Internazionale delle Superiore generali (Uisg), che riunisce 900 superiori di congregazioni religiose femminili in rappresentanza di 800 mila suore cattoliche, e dalla Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) presente in 124 paesi.

La collaborazione tra Uisg e OIM ha già portato, a partire dal 2004, alla realizzazione di corsi di formazione rivolti a religiose in tutto il mondo per contrastare la tratta, sostenuti dall'Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede e finanziati dal Bureau per i Rifugiati e i Migranti del Governo statunitense.

In Italia, in modo particolare, le suore hanno strappato dalla strada decine e decine di donne.

Nel documento finale le suore hanno denunciato il traffico di persone come uno dei problemi più urgenti del nostro tempo, puntando il dito su “un mercato del sesso basato su una falsa idea di predominio del mondo maschile che non viene ancora contrastata abbastanza”.

Inoltre, hanno rilevato “che le politiche statali non fanno abbastanza per strappare le donne dalla strada”, e che “semmai, ogni stretta repressiva contro l'emigrazione non fa altro che dare nuova linfa al traffico illegale, perché la gente scappa dalla povertà e se non si affronta quel problema, non ci saranno soluzioni”.

Il Congresso, svoltosi in coincidenza con il Vertice sulla sicurezza alimentare mondiale della FAO, oltre a mettere in luce che il riconoscimento della dignità di ogni persona è parte integrante dei diritti umani come quello all'alimentazione, ha messo anche a nudo come le situazioni di disagio e di miseria costituiscano un terreno fertile per i trafficanti.

A questo proposito le religiose hanno sottolineato “che la tratta è uno degli effetti della globalizzazione della povertà e della fame, contro cui i governi intraprendono solo una lotta a parole”.

Mentre, come emerso durante i lavori, i risultati nel contrasto della tratta si ottengono con la prevenzione, la messa in rete delle esperienze, le iniziative comuni e di sensibilizzazione a livello di opinione pubblica, e soprattutto una solida volontà di promuovere l'intrinseco valore di ogni essere umano.

"Con questo Congresso – ha dichiarato suor Victoria Gonzalez de Castejon, Segretaria generale della Uisg – abbiamo fatto un passo avanti nella consapevolezza di impegnarci ancora di più, come donne di fede, suore cattoliche, persone che si prendono cura dei deboli e degli indifesi, perché evangelizzazione e promozione umana vanno insieme”.

“Il prossimo passo consisterà in un maggiore coinvolgimento delle Congregazioni maschili in quanto possono fare molto per contrastare la mercificazione e lo sfruttamento della sessualità da parte degli uomini”, ha dichiarato invece, padre Pietro Trabucco, Segretario generale della Unione Superiori Generali (USG), che riunisce 226 Superiori di congregazioni maschili in rappresentanza di 200 mila religiosi.

Nei giorni scorsi, l'ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, era intervenuta al Congresso esprimendo la sua gratitudine e assicurando il massimo supporto e l'apprezzamento del Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, alle suore dell'Uisg.

“Bush conosce a fondo il vostro intenso lavoro e ne ha parlato con il Papa durante la sua recente visita a Washington”, aveva rivelato la Glendon.

Parlando del traffico delle persone, aveva poi osservato che esso è legato alla protezione delle persone e che perciò va messo al centro dei programmi di tutela a cui vanno concesse adeguate risorse finanziarie.

Tra le cause all'origine di questo fenomeno, non c'è solo la povertà, aveva avvertito, sottolineando il segnale allarmante legato alla crescita della domanda “che riflette la caduta dei valori morali nella società”.

La diplomatica aveva poi espresso apprezzamento per il programma pilota messo a punto dall'Oim che, dopo aver formato 400 suore di 22 Paesi in quattro anni, si occuperà ora di addestrare il clero maschile.

Sulla collaborazione possibile con le congregazioni maschili, padre Thomas Brennan, salesiano, rappresentante della congregazione alle Nazioni Unite a New York, aveva denunciato che “il crimine del traffico è diventato così collegato alla corruzione di governi e società che assistiamo ad una decisa resistenza di fronte a denunce e tentativi di cambiamento”.

Quello di cui si ha bisogno ora è “una nuova collaborazione” tra congregazioni maschili e femminili, aveva affermato, perché “troppo spesso è sembrato un problema solo delle donne mentre gli uomini hanno lasciato intatto un modello che per loro significa privilegi e dominio”.

“Le congregazioni maschili – aveva aggiunto – non devono restare più a lungo in un silenzio complice”.