Nell’agosto del 1944 due divisioni alleate stanno per entrare a Parigi. Il governatore della città, il generale della Wehrmacht Dietrich von Choltitz, ha ricevuto l’ordine di far saltare i ponti, le stazioni ferroviarie e i principali monumenti di Parigi. Le mine sono state già installate e si attende solo l’ordine del generale. Il console svedese Raoul Nordling riesce a raggiungerlo nel suo albergo. I due uomini già si conoscono perché l’ambasciatore ha fatto da mediatore per la liberazione di alcuni prigionieri politici. La stima è reciproca e l’ambasciatore coglie quest’ opportunità per cercare di convincere il generale a non distruggere Parigi. Nordling e Choltitz passano tutta la notte a discutere…
Diplomacy è la trasposizione in pellicola di un’opera teatrale e si vede. Lo stesso autore, Cyril Gèly, ha lavorato alla sceneggiatura assieme al regista Volker Schlöndorff e pur movimentando la storia con alcune riprese in esterno, hanno mantenuto l’impianto di base dell’opera originaria, quello di una conversazione che dura tutta una notte fra l’ambasciatore svedese e il generale della Wehrmacht in una stanza d’albergo. Anche i protagonisti, Niels Arestrup nella parte del tedesco e André Dussollier in quella dello svedese, sono gli stessi dell’opera teatrale.
Tutti noi sappiamo che Parigi fu risparmiata ma ciò nonostante passare la notte assieme ai due uomini (sintetizzata in 84 minuti) ci risulta ugualmente appassionante: come farà Nordling a convincere il generale a sospendere l’ordine? Potrà la coscienza umana prevalere sugli inesorabili meccanismi della guerra? L’inizio non è certo positivo: Nordling si presenta con una proposta di resa onorevole scritta dal generale francese che sta riconquistando Parigi. Schlöndorff straccia la missiva senza aprirla e sospetta fortemente che l’ambasciatore stia dalla parte degli alleati. Solo quando i sospetti cadono, può riprendere il dialogo fra posizioni ancora distanti. Schlöndorff ha una lunga tradizione militare in famiglia e nelle campagne precedenti ha compiuto il suo dovere con assoluta inflessibilità (il vero generale tedesco aveva già distrutto Rotterdam e nella campagna di Russia aveva ordinato l’esecuzione di migliaia di ebrei). Gli inviti ad avere un atteggiamento umanitario nei confronti dei parigini non sortiscono alcun effetto. Il generale ha buon gioco a ricordare all’ambasciatore i massacri di civili perpetrati dai bombardieri alleati sulle principali città tedesche con le bombe micidiali bombe al fosforo. Ricorda anche che mentre i russi ebbero il coraggio di bruciare Mosca per fare tabula rasa davanti a Napoleane, i francesi hanno consegnato la loro città intatta ai tedeschi. Anche i richiami alla religione (viene citato il sacrificio mancato di Isacco) non hanno presa sul prussiano che non è un uomo di fede. L’ordine di Hitler appare a entrambi per quello che è: non una decisione strategica ma una pura rappresaglia in risposta ai bombardamenti sulle città tedesche ma Schlöndorff conosce bene la Sippenhalt, la nuova legge emanata dal Führer che decreta lo sterminio delle famiglie dei generali che avranno disubbidito ai suoi ordini.
Cosa potrà mai smuovere la coscienza di un militare? Non sarà la religione né un atteggiamento umanitario a convincere il generale ma proprio il fatto di essere un militare. La sua dignità si fonda sulla coerenza alla sua missione: quella di combattere, anche inflessibilmente, a beneficio del suo paese ma non per compiere atti di pura vendetta che non servono a conseguire la vittoria. Questo sofferto percorso decisionale non soddisferà molti idealisti ma resta tuttavia il segno positivo di una coscienza che si interroga sul significato del proprio operare. La bellezza di questo film sta proprio nell’incontro fra due uomini che si trovano su posizioni molto distanti ma che tuttavia mantengono aperto il dialogo. Il fatto stesso che si parlino e che cerchino di comprendersi rende tutto possibile. Pochi anni dopo il processo di Norimberga dovrà di nuovo discernere fra ciò che è lecita obbedienza agli ordini e ciò che deve esser interpretato come atto criminale.
Dietrich von Choltitz fu fatto prigioniero dagli alleati ma fu liberato nel 1947. Al suo funerale nel 1966 parteciparono anche autorità francesi perché fu riconosciuto “salvatore della città di Parigi”.
*
Titolo Originale: Diplomatie
Paese: FRANCIA
Anno: 2014
Regia: Volker Schlöndorff
Sceneggiatura: Cyril Gély, Volker Schlöndorff
Produzione: FILM OBLIGE, IN COPRODUZIONE CON BLUEPRINT FILMS, ARTE FRANCE CINEMA, WDR, SWR
Durata: 84
Interpreti: André Dussollier, Niels Arestrup
Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it