"Siate forti e fedeli. E svegliate il mondo!". Al via l'Incontro mondiale dei Giovani Consacrati

Ieri la veglia in piazza San Pietro; oggi la giornata dedicata al tema della vocazione con il card. Braz de Aviz, mons. Carballo, padre Ciardi e suor Mary Melone 

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“Siate forti, siate fedeli, svegliate il mondo!”. Con questa esortazione di mons. José Rodrìguez Carballo, Ofm, arcivescovo segretario della CIVCSVA (Congregazione degli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica), nella veglia di ieri sera a piazza San Pietro, è iniziato l’Incontro mondiale dei Giovani Consacrati e Consacrate. Ad aprire la giornata di oggi, dedicata al tema della vocazione, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione. “Focus” della relazione la novità di vita che in consacrati sono chiamati a incarnare, in risposta alla chiamata di Dio.

“La Chiesa – ha spiegato il porporato – ci chiama alla spiritualità di comunione, alla ‘cultura dell’incontro’, in cui il fratello e la sorella con cui seguiamo Gesù non rimangono solo la nostra ‘maggiore pentienza’, ma diventano la possibilità di sperimentare concretamente Dio, perché il fratello e la sorella ci permettono di amare”.

“Non ci sono vocazioni speciali – ha sottolineato poi mons. Carballo nel corso del suo intervento – ci sono vocazioni specifiche”. Ciascuno è chiamato all’incontro personale con il Signore e a rispondere alla sua chiamata, collaborando con Lui. La vocazione alla vita consacrata è una chiamata specifica a seguire il Signore ‘più da vicino’. Ai consacrati “verrà chiesto di rompere con il passato e di condividere tutto con Gesù: il suo stile di vita, il suo cammino, la sua missione e la sua sorte”. La vocazione non è “una professione” o una “attività” – ha precisato l’arcivescovo, bensì “la sequela di una persona”, Gesù. È una chiamata personale e una libera scelta, è un dono da condividere con gli altri, si mantiene giovane e si rinnova nella misura in cui diventa il mezzo attraverso cui gli altri possono incontrare il Signore.

“Essere giovani vuol dire essere aperti al mondo – ha affermato invece padre Fabio Ciardi – liberi da pregiudizi, incondizionati nella donazione, disponibili alla divina avventura dello Spirito, con davanti il futuro di Dio, i suoi infiniti orizzonti”. È l’invito ad avere il coraggio di fidarsi di Dio e lasciarsi guidare dal suo Spirito, “come una matita”, come “un pennello nelle mani dell’Artista”. Come fare? “Ascoltare e vivere la Parola di Dio – ha aggiunto Ciardi – colloquiare con lui in maniera amorosa nella preghiera; esercitarci nella carità fattiva verso tutti, specialmente i poveri e gli ultimi”.

Accogliere la chiamata nella Chiesa e per la Chiesa, essere consapevoli che ogni vocazione “ha bisogno degli altri”, accorgersi di ciò che si riceve aiuta a crescere nella gratitudine e preserva dalla tentazione di vivere la vocazione in modo “individualistico”, è stato invece l’invito di suor Mary Melone, Sfa, rettore della Pontificia Università Antonianum, concludendo il suo intervento con un forte appello alla corresponsabilità. “La Chiesa è il nostro luogo – ha detto – dove il Signore continuamente ci ivnita ad assumerci la responsabilità di edificare la comunione”. Quindi, il quesito è: “Qual è la Chiesa che noi stiamo facendo?”.

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ZENIT Staff

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