Da tossicodipendente disperato a famiglia in missione

Storia di Daniele che dopo il carcere si è convertito ed ora annuncia il Vangelo con la sua famiglia

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Sono arrivato alla Comunità Cenacoloperché sono stato un tossicodipendente, sono stato per tanti e tanti anni a bagno nel male e per tanti anni mi sono drogato. Vengo da una famiglia semplice, normale, sono un figlio unico e sento di dire che non mi è mancato niente nella mia vita, niente dei beni materiali; ho avuto l’amore dei miei genitori, ho avuto tutte le cose che un figlio può chiedere, anche troppo, però sono arrivato a drogarmi, a urlare la mia disperazione per tanti motivi.

Uno di questi era la tanta solitudine che ho vissuto nella mia adolescenza, nel mio passato, anche perché forse ho conosciuto solo un tipo d’amore, che è l’amore che ti danno i genitori, amore umano, importante, ma non ho mai voluto conoscere e non ho mai conosciuto l’amore che ti può dare Gesù, che ti può dare Dio.

 I miei genitori sono cristiani e hanno cercato di trasmettermi, di insegnarmi la fede, anche con il loro esempio, ma io l’ho sempre rifiutata e l’ho sempre vista come una cosa inutile. Così poi, come tutti i ragazzi che sono in Comunità, ho iniziato il mio cammino verso il male, ho iniziato prima con le droghe leggere come se fosse un gioco: volevo fare qualcosa di diverso, riuscivo a vincere la mia timidezza e le mie paure, ero più spigliato.

Poi piano piano il male mi ha preso in questo circolo e sono passato per varie situazioni, in tutti i punti dove ti porta il male a fare uso di droghe pesanti. Anche lì all’inizio lo vedevo come un gioco, e quando mi sono accorto che non era un gioco era tardi, ero già dentro, ma per orgoglio e paura ho continuato. Apparentemente ho sempre fatto una vita normale, lavoravo e vivevo con i miei, non facevo niente di strano, però mi drogavo.

Per tanti anni ho avuto questa doppia faccia, di bravo ragazzo di giorno e di sera cambiavo e diventavo un tossico a tutti gli effetti, subivo questa mutazione. Per tanto tempo ho tenuto questa maschera, non sapevo più chi ero, perché quando sei nel male e nella droga cerchi anche di dividere i tuoi genitori: al padre dici una cosa, alla mamma dici un’altra cosa e ti comporti diversamente, e così riesci ad ottenere da tutti e due quello che tu vuoi.

Oltre al male che ho fatto a loro, ho cercato di dividerli, perché con papà sapevo i suoi punti deboli e puntavo lì e con mamma anche, solo per ottenere da loro più soldi. Anche adesso, dopo tanti anni di Comunità, ascoltare questi genitori mi ha fatto pensare al tanto male che ho fatto loro, ed è vero: la droga divide. Siamo noi per primi, noi drogati che cerchiamo di dividere. Però, grazie a Dio, i miei genitori hanno conosciuto la Comunità e in quel momento li ho rivisti uniti quando mi hanno detto: “Tu in casa non entri più, hai già fatto troppo male a te stesso, agli altri, a noi e adesso se vuoi cambiare la tua vita devi entrare in Comunità, se no vai fuori”.

Lì il male mi teneva ancora in pugno e ho pensato che potevo farcela da solo; sono andato via di casa e invece sono andato sempre più giù, ho vissuto via per un po’ di mesi scavandomi quasi la fossa. Poi – ringrazio sempre per questa cosa – ho combinato una stupidata fuori e sono finito in carcere per 5 giorni, grazie a Dio, e quando sono uscito ho chiamato i miei e ho chiesto aiuto, perché alla fine erano le uniche persone a cui potevo chiedere aiuto.

Loro mi hanno proposto la Comunità Cenacolo, ma in cuor mio ho detto: “Sto lì un po’ di mesi, mi sistemo un po’ e poi esco e di nuovo”: era una scappatoia. Già dal primo giorno però ho avuto la sensazione di essere arrivato a casa mia, lo dico sempre.

Sono entrato il 21 gennaio e ho sentito subito una sensazione nel mio cuore: “Sono a casa”, e di lì è iniziata la mia nuova vita. Sono rinato da quel giorno lì perché, nonostante le prime difficoltà che si hanno all’inizio, mi sono sempre sentito bene, a casa e voluto bene, ed è stato bello perché un passo dopo l’altro la Comunità mi ha fatto il dono più grande, che è quello della fede.

Ho sempre visto la fede come una cosa astratta che sta in alto sulle nuvole, invece qui ho toccato con mano che la fede è una cosa che respiri tutti i giorni, che è concreta, che parte al mattino da quando ti alzi e vai in cappella a pregare il rosario, e va avanti tutto il giorno col lavoro, con lo stare coi ragazzi… avevo bisogno di toccarla con mano e me l’ha fatta toccare suo Elvira, perché suor Elvira ci dice, quando entriamo in Comunità, che non dobbiamo subito iniziare a credere, dobbiamo solo fidarci di lei, perché all’inizio crede lei per noi e prega lei per noi.

Questo mi ha colpito: non sapeva chi fossi, non sapeva da dove venissi, però si mette in ginocchio per me e si fida di me. Ho subito toccato con mano questa fiducia disinteressata, questo amore di Gesù, l’ho visto negli occhi e nei fatti di suor Elvira, dei suoi collaboratori e dei ragazzi che mi hanno aiutato.

Andando avanti in questo cammino ho incontrato mia moglie. Anche lì è stato un altro segno dal cielo perché prima di conoscere mia moglie ero arrivato ai fatidici 3 anni di Comunità, che è il periodo in cui uno inizia a pensare di uscire, di andare avanti fuori.

Quest’idea c’era, ma Elvira mi ha colpito perché mi ha detto: “Sei libero di fare le tue scelte e la tua vita, però sai che la Madonna ha un bel disegno per te e tu devi solo continuare a pregare e a fidarti.” Anche lì, grazie a Dio e grazie a Maria, l’ho ascoltata e Maria mi ha donato Simona che è diventata poi mia moglie.

È bello perché posso vedere tutti i passaggi in cui il Signore ha guidato la mia vita, la nostra vita in Comunità. Ho conosciuto Simona, ci siamo fidanzati, e io avevo l’idea del fidanzamento come è fuori, non ho mai vissuto un fidanzamento pulito, invece anche la proposta che ci ha fatto la Comunità di incontrarci prima di tutto nella preghiera ci ha aiutato.

Noi ci incontravamo tutte le sere all’una, io in cappella in Casa Madre a Saluzzo e lei in cappella a Savigliano, ci parlavamo tramite Gesù, c’era Lui al centro dei nostri progetti e richieste, e così con questa preghiera e con questa fiducia nella Comunità siamo arrivati al matrimonio.

*

Domani pubblicheremo la testimonianza di Simona moglie di Daniele.

Fonte: Comunità Cenacolo 

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ZENIT Staff

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