Per trent’anni uno degli uomini maggiormente influenti dei Paesi del Golfo, alleato cruciale degli Stati Uniti, il più anziano sovrano regnante, primo re saudita a incontrare un Papa. È il profilo sintetico di Abdullah bin Abdulaziz, morto nelle scorse ore all’età di 91 anni. Come i quattro sovrani che l’avevano preceduto, Abdullah era figlio di Abdel Aziz Ibn Saud, fondatore e primo sovrano della moderna Arabia Saudita (1932-1953). A succedergli al trono è ora suo fratellastro Salman, 79 anni, già ministro della Difesa.

Il suo regno era iniziato ufficialmente nel 2005, anche se Abdullah teneva le redini politiche già dal 1995, anno in cui re Fadh (suo fratello e predecessore) subì un ictus quasi invalidante. Nel 2009 nominò una donna vice-ministro e cercò di ampliare le loro possibilità di istruzione. Tuttavia in Arabia Saudita permane una cappa repressiva che limita molte attività alle donne (tra cui persino guidare un’automobile), impedisce il dissenso (le manifestazioni nel corso delle cosiddette “primavere arabe” furono violentemente represse) e contrasta la libertà religiosa.

È recente la storia di Raif Badawi, accusato di apostasia per aver messo in dubbio alcuni princìpi dell’Islam e per questo condannato a mille frustate. La sua storia è stata raccontata a ZENIT dalla moglie dell’uomo, Ansaf Haidar.

Negli ultimi tempi, nonostante in passato sembra che l’Arabia Saudita avesse fatto parte di una rete di finanziatori nei confronti dei terroristi islamici operanti in Medio Oriente e in Asia, re Abdullah aveva attaccato quei “gruppi militanti estremisti che usano l’Islam come giustificazione dei loro atti terribili”.

Nel 2007, durante una sua visita a Roma, il sovrano appena deceduto incontro papa Benedetto XVI. Fu il primo re saudita a incontrare un Pontefice. I due parlarono di “impegno a favore del dialogo interculturale e interreligioso” e del “valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali, specialmente a sostegno della famiglia”. Nella nota della Sala Stampa vaticana, si leggeva che “non è mancato, infine, uno scambio di idee sul Medio Oriente e sulla necessità di trovare una giusta soluzione ai conflitti che travagliano la regione, in particolare quello israeliano-palestinese”.