Nel corso delle audizioni che si stanno susseguendo di fronte alla Commissione Giustizia del Senato sul disegno di legge Cirinnà in tema di “unioni civili” fra persone dello stesso sesso, i senatori hanno ascoltato oggi il comitato Sì alla famiglia, un cartello che riunisce numerose associazioni cattoliche, evangeliche e laiche, rappresentato dal suo segretario, l’avvocato Giancarlo Cerrelli.
Cerrelli ha espresso la contrarietà del comitato a ogni legge che introduca in Italia il “matrimonio” e le “adozioni” omosessuali sotto qualunque nome, dunque anche al Ddl Cirinnà, che – secondo le parole dello stesso sottosegretario Scalfarotto, intervistato da Repubblica il 16 ottobre 2014 – propone una “unione civile (che) non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik”. Quand’anche nella sua versione finale il ddl Cirinnà escludesse le adozioni, ha affermato Cerrelli – ma non è questo il caso ora -, una volta promosso un istituto che è “la stessa cosa” del matrimonio, queste verrebbero facilmente aggiunte dalla Corte Costituzionale, com’è del resto avvenuto in Germania e altrove.
Come alternativa, ha spiegato Cerrelli, Sì alla famiglia propone un testo unico che non introduce nuove norme o nuove istituti, ma in 33 articoli offre un elenco dei diritti che già spettano ai conviventi – di diverso o dello stesso sesso – in materia di sanità, carceri, norme processuali, locazioni e risarcimenti. “L’alternativa – ha concluso Cerrelli – non è tra ‘matrimonio omosessuale’ e unioni civili, e neanche fra unioni civili e nessun diritto per i conviventi. L’alternativa vera è fra ‘matrimonio omosessuale’ con adozioni, chiamato così o mascherato pudicamente sotto il nome di ‘unione civile’ – ‘per una questione di realpolitik’, come ha detto Scalfarotto -, e dall’altra parte riconoscimento per tutti i conviventi di diritti e doveri nelle materie pratiche e patrimoniali riunite nel testo unico, con assoluta esclusione delle adozioni”.