“La maggiore sfida per i pro-life svedesi è che la società non si preoccupa dell’elevato tasso di aborti e della mancanza di libertà di coscienza per gli operatori sanitari”. Così Benedicta Lindberg, segretaria generale dell’associazione Respektlivet (Rispetta la vita), co-coordinatrice di Uno di Noi e membro della federazione europea Uno di Noi.
Proprio grazie all’impegno di organizzazioni pro-life a difesa della persona umana, sta cambiando il trend negativo nel Paese scandinavo. Almeno così sembra.
L’11 gennaio scorso infatti il giornale svedese Uppsala Nya Tidning (UNT) ha eletto “Persona dell’anno 2014 nel distretto di Uppsala” Ruth Nordström, Presidente degli Scandinavian Human Rights Lawyers, membro dei direttivo dell’associazione Provita e già co-coordinatrice dell’iniziativa popolare Uno di noi insieme alla Lindberg.
La Nordström, preferita ad altri nominati illustri per la Svezia, era stata nominata per la sua lotta al traffico di esseri umani che da tempo la impegna.
Qualche giorno prima la Nordström è stata designata anche “role model” 2014 dal giornale cristiano Dagen, perché votata da oltre 5000 persone, proprio per le sue battaglie contro il traffico di persone e per la vita.
Questi riconoscimenti sono particolarmente significativi perché arrivano dopo il linciaggio mediatico dello scorso ottobre, lanciato dal giornale Aftonbladet contro la Nordström e la sua associazione di avvocati, in occasione della Conferenza Internazionale sul traffico di esseri umani e il diritto internazionale, organizzata dalla ONG scandinava degli Avvocati per i diritti umani (www.shrl.eu) e dall’Università di Uppsala. La conferenza è stata cancellata improvvisamente tre giorni prima dell’evento in seguito all’attacco alla Nordström, denigrata per l’impegno pro-vita e pro- famiglia. “È una grande onore essere stata eletta tra tanti candidati. È estremamente incoraggiante vedere che così tante persone trovano importanti le questioni del traffico di esseri umani e della libertà di coscienza” afferma la Nordström.
Gli Shrl, spiega Ruth, “hanno lanciato una petizione ‘not for sale’ per combattere il traffico di esseri umani”. Si chiede al ministro svedese della Giustizia di: valutare il Sex Purchase Act e la legislazione sul traffico, aumentando la severità della pena; istituire centri che forniscano assistenza legale e medica per le persone che si prostituiscono; offrire programmi per uscire dal giro e programmi di riabilitazione per coloro che lo desiderano; applicare e migliorare la convenzione sul traffico di esseri umani del Consiglio d’Europa; introdurre piani effettivi per aiutare le vittime del traffico di esseri umani; rafforzare la cooperazione con l’europool e aumentare i fondi per combattere il traffico; coinvolgere la società civile.
Così continua l’impegno a 360 gradi per la vita e la dignità umana per “quelli di Uno di Noi”.
Gli aborti in Svezia, ricorda la Lindberg , sono 38mila all’anno, cioè secondo alcuni “quelli strettamente necessari”. Per poterne discutere “devi assicurare di non essere contro l’aborto”. Se si è totalmente contro l’aborto non si viene intervistati, precisa Benedicta, oppure si viene presentati in maniera ostile come persone “strane”, contrarie ai diritti delle donne. Lo scorso anno, continua, “abbiamo tentato di animare un dibattito sulla libertà di coscienza per il personale sanitario, che in Svezia non esiste”, ma non è stato possibile perché si temeva che potesse limitare il “diritto” di aborto.
Ruth Nordström è l’avvocato, che con la sua associazione Shrl sta difendendo l’ostetrica Ellinor Grimmark, licenziata tre volte per la sua obiezione di coscienza in materia d’aborto. Il 15 gennaio scorso c’è stata l’udienza preliminare presso il Tribunale distrettuale di Jönköping, in Svezia.
Questa battaglia a favore della libertà di coscienza dà molto fastidio ai sostenitori del pensiero unico, politically correct che però, visti i riconoscimenti alla Nordström, forse non è il sentire di tutti gli svedesi.
“È una vergogna che la Svezia non rispetti la libertà di coscienza come diritto umano – incalza la Nordström – comunque continuiamo a lavorare insieme per combattere il traffico di esseri umani e promuovere i diritti e la dignità dell’uomo”.
“Spero veramente di poter essere di ispirazione per la gente che sostiene certi valori anche quando sono impopolari. Credo che ci sia una maggioranza silenziosa che realmente è d’accordo con i valori della santità della vita, della dignità, della coscienza e dei diritti umani”, conclude la Nordström.
La storia dell’aborto in Svezia comincia da lontano, nel 1938, con l’abortion act secondo cui si poteva abortire per ragioni mediche, umanitarie ed eugenetiche, negli anni le possibilità si sono via via ampliate grazie a varie modifiche di legge (1946,1963,1974,1995, 2007). La normativa di base attuale è quella del ’74 con successive modifiche secondo la quale l’aborto è possibile senza restrizioni fino alla 18esima settimana, solo dopo c’è qualche limite. Gli aborti sono sempre in aumento.
Contemporaneamente la Svezia, terra felice del “tutto è lecito”, è tra i Paesi con i più alti tassi di suicidi, secondo i dati dell’OMS del 2011 (al primo posto c’è la Corea del Sud).
Un altro campo di azione urgente per i pro-vita svedesi è in materia di procreazione medicalmente assistita, dove si prospettano investimenti cospicui, nuove tecniche, riproduzione per donne single, maternità surrogata e donazione di embrioni.
La terza domenica di avvento la Chiesa Cattolica Svedese celebra la “Domenica della Vita”. In quest’occasione l’associazione Respektlivet supporta le iniziative che promuovono la santità della vita e viene letta la lettera pastorale del vescovo. “Lo scorso dicembre abbiamo tradotto in svedese la Guida di Bioetica per gli studenti, pubblicata dalla Fondazione Jerome Lejeune – spiega la Lindberg -. L’abbiamo distribuita nelle parrocchia la Domenica per la vita, perché dà delle risposte adeguate alla realtà biologica dei fatti e alla loro implicazione etica”.
La Conferenza episcopale dei Paesi nordici (Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda) scrisse nella lettera pastorale del 1999: “Proponiamo che ogni diocesi in Scandinavia sviluppi una strategia per promuovere il rispetto per la vita umana nascente… Suggeriamo che queste attività siano finanziate da un ‘Fondo per la Vita’ secondo le possibilità di ogni diocesi”.
Soltanto il vescovo svedese Anders Arborelius, ricorda Benedicta Lindberg, ha messo in atto questo invito, nel 2001 fondando Respekt, che è l’unico movimento per la vita cattolico in Svezia e nei Paesi nordici. Sempre lui ha ideato la “Domenica per la Vita” che oggi è seguita da varie realtà.