Per i cristiani, ha affermato il porporato, “la verità è una persona ed un incontro con se stessi, con l’altro e con il mistero”. Si tratta di una relazione di amore autentico, che “non dipende dai propri meriti, o dalle proprie capacità, ma che sia un semplice arrendersi ad un verità, che si rivela come misericordia”.
“Scopriremo il profondo valore umanizzante e, nel contempo, divinizzante, della verità e della misericordia, a condizione che esse siano intese non come conquiste, ma come doni, gratuitamente elargiti nella persona di Gesù”, ha affermato Piacenza.
E ha sottolineato che “ogni volta che c’è un atto di misericordia tra gli uomini ed ogni volta che è celebrato il Sacramento della Misericordia divina, è affermata la dignità dell’uomo, è annunciata la scelta definitiva di Dio che, per l’uomo, ha mandato il Suo Figlio”
Una scelta che si riflette nel Crocifisso: guardandolo – ha evidenziato il cardinale – “possiamo cogliere qualcosa dell’infinito Amore di cui siamo stati fatti oggetto, dell’amore al quale siamo chiamati, della speranza, eterna, carica di misericordia, che ci dona certezza sul futuro in forza del fatto che la misericordia è ‘oggi’ una Persona presente”.
In tale ottica, il Penitenziere Maggiore ha precisato che verità e misericordia “non sono ideali o idee platoniche a cui conformarsi”, perché “con il mistero dell’Incarnazione, sono divenuti fatti, avvenimenti toccabili, visibili, udibili nell’incontro personale con Cristo, Logos fatto carne”. Nel Sacramento della Riconciliazione si rivive l’incontro supremo con la misericordia offerta da Dio all’uomo e con la verità dell’uomo e del suo rapporto con Dio, che egli è chiamato a riconoscere
La chiave, dunque, per capire l’essenza del Sacramento della Riconciliazione è il perdono, inteso come dimensione costitutivamente relazionale. Il perdono o pentimento, infatti, non è altro che “la disposizione a rivedere il proprio giudizio ed il proprio modo di vivere, l’umile ammissione della propria colpa, l’ardente desiderio di cambiamento”, sia nei rapporti tra gli uomini, sia nel rapporto con Dio, e costituiscono “il presupposto perché l’offerta reale e costante della misericordia diventi oggettivamente misericordia in atto”.
In questo ambito è evidente che misericordia e verità riempiono il cuore dell’uomo, fatto innanzitutto per essere oggetto e soggetto di misericordia, “capace di autentico perdono, di nuovo abbraccio all’altro, non determinato dal limite di alcuno”.
Secondo il cardinale, inoltre, la contrapposizione tra misericordia e verità che alcuni sollevano “è frutto di una visione parziale, riduttiva e fuorviante”. Uno schema che molti traducono nell’artificiosa antitesi tra dottrina e pastorale. “Tutte le volte in cui si contrappone l’agire pastorale alla dottrina – ha rimarcato infatti Piacenza – ci si rivela come prigionieri di uno schema precristiano, nel quale la verità e la radicale novità del Verbo fatto uomo non sono ancora sufficientemente e adeguatamente assimilati”.
Come afferma la Dei Verbum, “in ogni atto sacramentale e, a causa del coinvolgimento psicologico del penitente, particolarmente nel Sacramento della Riconciliazione, è sempre necessario ricordare che la Chiesa annuncia dimensione della misericordia e dimensione veritativa, in maniera assolutamente non separabile”.
Ne consegue, dunque, che confessione e comunione sono un vero e proprio miracolo perché “dalla misericordia divina sentiamo pronunciare quel giudizio di verità, che coincide con le parole: Io ti assolvo dai tuoi peccati”. In tal senso, la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione è realmente l’esercizio dell’Opus misericordiae cioè “il luogo in cui il desiderio umano di misericordia e di verità può trovare il proprio compimento”, ha annotato Piaceza.
E, rivolgendosi ai confratelli, ha ricordato che “tutto questo accade ogni volta che entriamo in confessionale! Di tutto questo siamo responsabili; questo grande miracolo si palesa ai nostri occhi e, per questa ragione, lodiamo e glorifichiamo Dio, ogni volta che ci è dato, nel nostro limite e nella nostra carne, di ripetere, per i nostri fratelli, le parole di Cristo: ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’”.
La Lectio si è conclusa quindi con una domanda: “Che cosa basta al cuore umano?”. Per il porporato la risposta è semplice: “Solo la misericordia e la verità, coessenziali, oggettive ed in relazione in Gesù Cristo, possono bastare al cuore dell’uomo”.
Il testo integrale della Lectio è disponibile qui.