La "poesia dello spirito" nelle parole di Papa Francesco

Le più belle riflessioni di Jorge Mario Bergoglio sui grandi temi dell’esistenza e della fede

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Che cos’è la poesia? Se lo sono chiesti in molti, anche tra i grandi poeti che della poesia hanno fatto il fulcro della loro esistenza, identificandosi totalmente con la visionarietà e gli incanti della parola poetica.

Secondo Giuseppe Ungaretti, la poesia è poesia quando porta con sé un segreto.

Per Leopardi, è la felicità provata nel tempo del comporre.

Per Maria Luisa Spaziani, è contemplazione.

Per Pessoa, è una finzione attraverso la quale si trasmettono le grandi verità dell’uomo.

Per Umberto Saba, è ciò che ci aiuta a sopportare i dolori della vita, facendoci riscoprire il significato della speranza.

Felicità, segreto, contemplazione, speranza… Come si può notare, nessuno di questi grandi poeti identifica la poesia con il testo verbale tout court. La poesia è piuttosto un “medium”, uno strumento per accedere ad un “altrove” che si percepisce esistente, ma che può essere raggiunto in una fugace intuizione solo affidandosi al “filo d’Arianna” della parola poetica.

Anche nel linguaggio corrente, del resto, si parla spesso di “poesia” per riferirsi a un paesaggio, a un tramonto, ad uno stato d’animo che oltrepassa la sfera dell’agire quotidiano per collocarsi in una dimensione inesprimibile che fa vibrare le corde dell’emozione.

Tutto questo perché l’uomo è una creatura di confine: la sua esperienza è costantemente in bilico su uno scivoloso crinale dove si confrontano gli impulsi della sua natura materiale ed il richiamo della sua origine spirituale. In una misura o nell’altra, siamo tutti viandanti sulle strade del mondo, pervasi da una inesausta tensione verso l’assoluto.

Questi pensieri sono tornati ad affacciarsi nella mente sfogliando le pagine di un piccolo ma prezioso volume pubblicato dalle Edizioni Piemme: Il Vangelo del Sorriso – Non siate mai uomini e donne tristi.

“In questo piccolo scrigno – leggiamo nell’introduzione del libro, realizzato a cura di Julie Schwietert Collazo e Lisa Rogak – il lettore troverà incastonate una dopo l’altra le più belle riflessioni di Jorge Mario Bergoglio sui grandi temi dell’esistenza e della fede, piccole perle in cui vibra un continuo richiamo alla gioia e un forte incitamento alla speranza per il mondo che verrà e per la Chiesa”.

Ebbene, soffermandosi su queste pagine e meditando con intensità sui brani citati (tratti da discorsi, messaggi ed omelie pronunciati da Bergoglio prima e dopo il 13 marzo 2013, data della sua elezione a Pontefice), ci s’accorge che le parole del Santo Padre, nel proferire fraterni richiami d’umanità e invocazioni al perdono di Dio, lasciano intravedere, in alcuni passaggi, dei veri e propri scorci di poesia.

Che sia anche questo uno dei motivi del fascino emanato dalla figura di Papa Francesco, che ha suscitato l’empatia di milioni di persone, anche tra i fedeli di altre confessioni e persino tra i non credenti?

Lasciamo la risposta ai nostri lettori, per i quali abbiamo estratto dal libro una serie di brani che, per profondità di contenuti, potenza di sintesi e afflato spirituale, ci sembrano appartenere di diritto all’ambito espressivo della poesia.

E appunto con la “poesia dello spirito” contenuta nelle parole di Papa Francesco ci piace aprire questo secondo anno della rubrica di poesia di Zenit (nata negli ultimi mesi del 2014), esprimendo un cordiale augurio agli amici lettori e ai nostri poeti per un 2015 da trascorrere insieme in uno scambio proficuo di bellezza e sentimenti elevati.

Ed ecco a voi le parole “poetiche”, dense di insegnamento genuinamente evangelico, di un Papa “che continua a farsi chiamare padre Jorge”:

“Forse l’ingiustizia peggiore di oggi è il trionfo dell’amarezza” (2000).

“Dove c’è speranza c’è felicità” (2002).

“La verità è sempre combattiva ma è anche combattuta” (2002).

“La fede è tutto ciò che abbiamo in tempi come questi” (2003).

“Ciò che interessa di più a Dio è che siamo suoi amici” (2003).

“Solo chi riconosce la sua vulnerabilità è in grado di compiere un’azione di solidarietà” (2003).

“La cecità dello spirito ci impedisce di essere liberi” (2004).

“È possibile costruire una nuova civiltà basata sull’amore e sulla vita” (2004).

“La maturità richiede tempo” (2005).

“La capacità di aspettare è una delle cose più importanti che dobbiamo imparare” (2005).

“Ogni giorno, tutti noi ci troviamo di fronte a una scelta: essere il buon samaritano o il passante indifferente” (2005).

“Chi ha un po’ di potere deve servire un po’ di più” (2005).

“Nessuno può crescere se non accetta la sua piccolezza” (2006).

“Ci sono poche cose più commoventi del bisogno di bellezza che prova il cuore di ogni essere umano” (2006).

“Amare è molto più che provare un po’ di tenerezza o un’emozione particolare, è una sfida alla creatività!” (2006).

“Verità, bontà e bellezza sono inseparabili” (2006).

“La famiglia è il centro naturale della vita umana” (2007).

“L’ascolto è anche la capacità di condividere le domande e la ricerca di risposte” (2007).

“La fede nasce dall’ascolto e si rafforza nell’annuncio” (2013).

“La Chiesa è una famiglia in cui si ama e si è amati” (2013).

“Se Dio non perdonasse, il mondo non esisterebbe” (2013).

“Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto” (2013).

“Non siate uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo!” (2013).

***

I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org

I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.

Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

Inviando le loro opere alla Redazione di ZENIT, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.

Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

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Massimo Nardi

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