Ieri mattina ho fatto una passeggiata nel centro di Roma. Ho incontrato alcuni gruppi di musicisti di strada, che si esibivano a pochi passi dal Colosseo. Provenivano da Paesi diversi ed ognuno esprimeva la bellezza e le tradizioni della propria terra. Mi sono fermato ad ascoltarli, affascinato da quei suoni così avvolgenti e pieni di vita.
Il mondo sta cambiando. Ovunque andiamo ci troviamo a confrontarci con culture, religioni e idee diverse. Siamo pronti ad amarle, ad accoglierle ed accettarle? Siamo consapevoli che ogni essere umano rappresenta per noi una mano da stringere, un’anima da abbracciare con amicizia ed affetto?
Purtroppo non tutti manifestano questo tipo di sensibilità. Sembra quasi che non siamo ancora pronti ad accettare l’idea di una società formata da mondi e colori diversi, con i quali vivere in pace.
Tra i fenomeni giovanili (e non solo giovanili) più preoccupanti c’è sicuramente il bullismo nei confronti di chi è considerato “strano” o “diverso”, per qualunque ragione. Può avere un diverso colore della pelle, una diversa religione o una differente cultura. Questo, a volte, può bastare per rifiutarlo ed emarginarlo.
Con il termine “bullismo” si intende una serie di azioni, ripetute, che hanno lo scopo di creare un dominio psicologico dei più forti nei confronti dei più deboli. A lungo andare può trasformarsi in una vera e propria persecuzione e causare danni gravissimi.
Ormai si possono incontrare episodi di bullismo in tutti gli ambienti in cui sono presenti gruppi di giovani: a scuola, su internet, in discoteca, nel cortile, sulla spiaggia, in palestra o nei luoghi in cui si pratica sport. Ne sono protagonisti ragazzi sempre più giovani, che si divertono ad esercitare una specie di oscuro potere nei confronti degli altri, attraverso differenti forme di violenza fisica o verbale.
Ciò che preoccupa, soprattutto, è la forte componente di cinismo, di indifferenza e di disprezzo che i bulli manifestano quando cercano di dominare la propria vittima. Non sembrano più in grado di provare sentimenti umani, di fronte alla ben visibile sofferenza delle persone perseguitate. Si comportano come belve, senza alcuna pietà. Più vanno avanti e più cresce in loro il desiderio di colpire, di schiacciare, di distruggere gli altri.
Il risultato finale di questo insieme di piccole o grandi violenze è l’annullamento progressivo della personalità. A furia di essere perseguitata, la persona che subisce il potere del bullo comincia a smarrire la propria autostima. Ha perfino paura di chiedere aiuto, perché pensa che nessuno possa davvero darle una mano. Preferisce chiudersi in un guscio di silenzio, nel terrore di subire le eventuali vendette del suo carnefice.
Molti episodi di prepotenza si consumano in un’asfissiante atmosfera di omertà e di paura. A questi si associano alcuni fenomeni paralleli, che aggravano la già difficile situazione. Ad esempio, la tendenza a diffondere storie calunniose sulla vittima prescelta o la volontà di isolarla a poco a poco dalle situazioni di gruppo. In questo caso il peso della persecuzione diventa ancora più grande ed insopportabile.
Che cosa si può fare per contrastare il triste fenomeno del bullismo nei confronti di chi viene ingiustamente considerato “diverso”? Bisogna creare una cultura nuova, fin dall’infanzia. Nella scuola, nella famiglia, nel mondo dello sport, nella parrocchia… in ogni ambiente è possibile educare i giovani all’accoglienza, all’amicizia, all’accettazione di tutto ciò che può sembrare “strano” o “diverso”.
Costruiamo insieme un mondo nuovo, dove tutti abbiano la libertà di dire: “Sono me stesso! Lasciatemi essere me stesso! Sono fatto così e non faccio del male a nessuno. Accettatemi, amatemi, così come io amo tutti voi!”.