Farsi voce della Parola

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Gv 1,19-28

Lettura

Il brano proclamato oggi segue immediatamente il Prologo del Quarto Vangelo. Esso ci trasmette «la testimonianza di Giovanni» il quale, prima nega decisamente di essere il Cristo o Elìa o il profeta atteso da Israele, poi confessa di essere una semplice «voce» di Gesù, «Parola che era presso Dio»; il quale, pur essendo divenuto carne dopo il Battista, «era prima di lui» in quanto Dio. Anche il battesimo impartito da Giovanni, che Cristo aveva voluto ricevere, è soltanto uno dei tanti riti di purificazione dell’Antica Alleanza. Gesù, invece, in quanto Messia e Sposo che ancora Israele non conosce, battezzerà «in Spirito Santo e fuoco».

Meditazione

Per non ridurre l’evento del Natale a una bella poesia che ci rimanda a emozioni percepite nell’infanzia, madre Chiesa ci educa alla maturità spirituale: ieri l’ha fatto invitandoci ad assumere l’atteggiamento di Maria che «custodiva queste cose meditandole nel suo cuore»; oggi presentandoci la figura del Battista che «rende testimonianza» alla «Parola fatta carne», fino a “farsi voce” del Verbo, con tutta la sua vita. In ciò Giovanni fu anticipato dalla stessa Vergine di Nazaret che, in casa di Zaccarìa, diede “voce” alla Parola con il suo Magnificat, cantico nel quale ella prefigurò le beatitudini che saranno proclamate dal Figlio. Come la Vergine Madre, il Precursore, i Santi che oggi ricordiamo, Basilio e Gregorio Nazianzeno, tutti noi cristiani a causa della dimensione profetica del nostro battesimo, possiamo e dobbiamo dare la nostra “testimonianza” credibile, divenendo, nel mondo di oggi, “voce” veritiera del Verbo fatto carne. Ciò è avvenuto, e avviene ancora, grazie a quella “unzione” (l’azione interiore dello Spirito Santo) di cui ci parla l’apostolo Giovanni nella sua prima Lettera. Ma perché questa “unzione” sia efficace, è richiesta, da parte nostra, una totale docilità alle mozioni dello Spirito. Per questo dobbiamo restare in quell’umiltà nella quale si distinse Maria, che rimandò «le grandi cose» avvenute in lei, al solo Onnipotente. Un’umiltà che, come quella di Giovanni, sia sempre capace di verità davanti a Dio e agli uomini, rifiutando l’identificazione forzata con ciò che gli altri dicono (o vorremmo che dicessero) di noi; affermando invece, serenamente, che ciò che si è e si fa, è tale soltanto «grazie alla volontà misericordiosa del nostro Dio», che può fare di noi dei «profeti dell’Altissimo».

Preghiera

«Dall’orgoglio, Signore, salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato. Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore» (dal Salmo 19).

Agire

Oggi, al lavoro, a casa, ovunque, cercherò di dare una serena testimonianza della mia fede cristiana.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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