Dal 1846 non c’era più stato un Papa espresso dagli Ordini religiosi: dopo la morte del camaldolese Gregorio XVI Cappellari, si sono infatti succeduti ben undici Pontefici provenienti dal clero secolare.
Eppure il travaglio causato nella Chiesa dalle rivoluzioni liberali, a partire da quel 1848 che fu preparato dall’entusiasmo popolare per l’elezione di Papa Mastai Ferretti, all’epoca in odore di liberalismo, fu scontato soprattutto dagli Istituti religiosi, i più colpiti tra gli enti ecclesiastici dalle leggi dette eversive – in pratica dalle espropriazioni – e quelli la cui funzione contemplativa era meno comprensibile dal punto di vista dei laici: Cavour, che pure ricevette in punto di morte i Sacramenti proprio da un frate, si dichiarava persuaso di quella che definiva l’inutilità di una esistenza consacrata esclusivamente alla preghiera.
E tuttavia furono proprio i Religiosi i più fervidi fautori di quella conciliazione tra la Chiesa ed il mondo moderno.
I motivi di questo fenomeno furono diversi.
Uno di essi va ricercato indubbiamente nell’estrazione sociale dei Religiosi, provenienti in genere dalle classi sociali inferiori.
Un’altra ragione consiste nel fatto che la vita contemplativa rende più alieni i religiosi dalle vicende del secolo, e dunque meno propensi a fare proprie le ragioni di conflitto sia con lo Stato, sia con le correnti di pensiero che percorrono la società.
Soprattutto ha contato però, in una società monolitica, lo sviluppo del pensiero grazie all’autonomia propria degli Ordini religiosi e la loro apertura alla ricerca accademica.
Le Università di tutta l’Europa ebbero per secoli come professori dei frati che grazie all’itineranza che era loro propria potevano studiare ed insegnare in luoghi diversi.
Qualcosa di questa tradizione sopravvisse alla Controriforma, annidato negli Statuti degli Ordini.
A tutti questi motivi, il Papa ne aggiunge un altro: la vita sacerdotale propria dei religiosi (e qui Bergoglio parla per esperienza personale) realizza meglio la sequela Christi: se c’è da andare verso le periferie, seguendo l’esempio di Gesù – come il Papa ha ricordato nel messaggio alla Veglia di preghiera in Santa Maria Maggiore – questo è più conforme al carisma proprio dei religiosi.
Il Vescovo di Roma ha tra i libri preferiti I Promessi Sposi, romanzo difficile.
Egli ha ben presente il fatto che il cattolico liberale Manzoni, volendo ritrarre un Sacerdote quale Alter Christus, lo incarna in un frate, Padre Cristoforo; e volendo dare un ritratto di certi difetti del clero, li riferisce ad un personaggio appartenente al clero secolare, Don Abbondio.
Si percepisce, nelle parole del Papa, l’avvicinarsi di tempi in cui i Cristiani dovranno tornare ad esprimere delle virtù eroiche: ai religiosi è sufficiente, per coltivarle, seguire integralmente la loro specifica vocazione.