Nel cuore del Papa, affrontando questo delicato viaggio in Turchia, c’era il desiderio di recarsi in visita dai rifugiati al confine del paese, quelli fuggiti dai loro paesi e villaggi in Iraq e Siria a causa delle brutalità perpetrate dal sedicente Stato Islamico. Magari poteva essere l’occasione giusta per mostrare fisicamente la sua vicinanza, per abbracciarli e dar loro una parola di conforto.
Questioni di vario genere – inclusi i possibili pericoli per l’incolumità del Pontefice – hanno impedito che questo desiderio si avverasse. E Papa Francesco si è dovuto quindi ‘accontentare’ di offrire il suo amore di padre ad altri profughi, ovvero i giovani sfollati accolti dalla Comunità Salesiana di Istanbul, nell’Oratorio situato dietro la cattedrale latina del Santo Spirito, dove ieri il Papa ha celebrato una Messa con vescovi e patriarchi cattolici ed ortodossi.
L’incontro con i rifugiati turchi, siriani, iracheni, africani – solo una rappresentanza delle centinaia di minorenni assistiti quotidianamente dai Salesiani nel centro – è avvenuto alle 16 del pomeriggio, un’ora prima della partenza del Santo Padre alla volta di Roma.
Dopo tutti gli impegni ufficiali, Bergoglio ha voluto che fosse questo l’ultimo atto del suo sesto viaggio internazionale: un appuntamento affettuoso, semplice, informale con queste giovani generazioni il cui futuro sembra già essere stato pregiudicato.
“Ho molto desiderato questo incontro con voi”, esordisce infatti il Papa, “voglio manifestarvi la mia partecipazione alla vostra sofferenza e spero che questa mia visita, con la grazia del Signore, possa donarvi un po’ di consolazione nella vostra difficile situazione”.
“Difficile”, dice Francesco, per non dire tragica. Essa, aggiunge, “è la triste conseguenza di conflitti esasperati e della guerra, che è sempre un male e non rappresenta mai la soluzione dei problemi, ma anzi ne crea altri”.
Il Vescovo di Roma si sofferma quindi sulla condizione dei profughi, che – dice – si trovano spesso privi di beni primari come “un’abitazione dignitosa, l’assistenza sanitaria, l’educazione, il lavoro”. “Hanno dovuto abbandonare non solo realtà materiali, ma soprattutto la libertà, la vicinanza dei familiari, il loro ambiente vitale e le tradizioni culturali”.
“Le condizioni degradanti in cui tanti profughi devono vivere sono intollerabili!”, afferma quindi il Papa, rimarcando l’impellente bisogno di “mettere tutto l’impegno per rimuovere le cause di questa realtà”. Di qui l’appello “per una maggiore convergenza internazionale”, volta “a risolvere i conflitti che insanguinano le vostre terre di origine”, “a contrastare le altre cause che spingono le persone a lasciare la loro patria” e “a promuovere le condizioni perché possano rimanere o ritornare”.
Bergoglio incoraggia “a non perdersi d’animo” tutti coloro “che stanno operando generosamente e lealmente per la giustizia e la pace”. Plaude poi al grande contributo offerto dalle organizzazione internazionali a favore dei profughi; in particolare, dice, “sono lieto per l’opera efficace di tante realtà cattoliche, che offrono un generoso aiuto a tante persone bisognose senza alcuna discriminazione”.
Parlando ai Capi politici, il Pontefice ricorda “che la grande maggioranza delle loro popolazioni aspira alla pace, anche se a volte non ha più la forza e la voce per chiederla!”. Ancora una volta sente poi di ringraziare le Autorità turche “per il grande sforzo messo in atto nell’assistenza agli sfollati”, specialmente i rifugiati siriani e iracheni, e “per l’impegno concreto nel cercare di soddisfare le loro esigenze”.
Infine, Francesco si rivolge a loro, ai “cari giovani”, a cui ribadisce: “Non scoraggiatevi. Con l’aiuto di Dio, continuate a sperare in un futuro migliore, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che adesso state affrontando”.
La Chiesa cattolica vi sta vicino”, assicura, e attraverso “il prezioso lavoro dei Salesiani”, “vi offre la possibilità di curare la vostra istruzione e la vostra formazione”. Insieme alle organizzazioni sociali e caritative, inoltre, “continuerà a sostenere la vostra causa davanti al mondo”.
Infine, conclude il Santo Padre con commozione, “ricordatevi sempre che Dio non dimentica nessuno dei suoi figli, e che i più piccoli e i più sofferenti sono più vicini al suo cuore di Padre. Da parte mia, insieme a tutta la Chiesa, continuerò a rivolgermi con fiducia al Signore, chiedendogli di ispirare coloro che occupano ruoli di responsabilità, affinché promuovano la giustizia, la sicurezza e la pace senza tentennamenti e in modo veramente concreto”.