Un momento ecumenico ad altissimo livello, celebrato in nome dello Spirito Santo, colui che “dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti”.
A metà pomeriggio, papa Francesco ha presieduto la Santa Messa nella cattedrale latina dello Spirito Santo di Istanbul, alla presenza di vescovi e patriarchi cattolici ed ortodossi – tra cui il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo – e di alcuni esponenti delle confessioni evangeliche.
Lo Spirito Santo, ha spiegato il Pontefice durante l’omelia, è “l’anima della Chiesa” e “suscita la preghiera nel nostro cuore”, spingendoci a spezzare il “cerchio del nostro egoismo”, facendoci uscire da noi stessi ed accostandoci agli altri per “incontrarli, ascoltarli, aiutarli”.
Quando lo Spirito suscita i vari carismi ecclesiali “apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità”, ha sottolineato il Santo Padre.
Se però gli uomini pretendono di voler fare l’unità secondo i propri “disegni umani”, il risultato è solamente quello della chiusura nei “particolarismi ed esclusivismi”, nell’“uniformità” e nella “omologazione”.
Soltanto sotto la guida dello Spirito, quindi, “la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa”. L’unità che egli realizza è “unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore”.
Tale prospettiva di unità è all’insegna della “speranza” ma al tempo stesso è “faticosa”, perché lo Spirito Santo “scombussola”, “smuove”, “fa camminare”, mentre “è sempre più facile adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate”.
Al contrario, i cristiani diventano “autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze”, solo se abbandonano uno “stile difensivo”, lasciandosi condurre dallo Spirito, il quale è “freschezza, fantasia, novità”.
I “meccanismi difensivi” che spesso i cristiani oppongono allo Spirito Santo, possono manifestarsi nell’“arroccamento eccessivo” sulle proprie idee, che fa pensare al “pelagianesimo”, oppure in un “atteggiamento di ambizione e di vanità”. Con il risultato che impediamo a noi stessi di “comprendere veramente gli altri e di aprirci ad un dialogo sincero con loro”.
Il “fuoco” e il “vento” dello Spirito Santo che investono la Chiesa non servono tanto a riempire “la mente di idee” ma ad incendiare i cuori, ad abilitare “un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere”, ha detto il Papa.
“Nel nostro cammino di fede e di vita fraterna – ha aggiunto – più ci lasceremo guidare con umiltà dallo Spirito del Signore, più supereremo le incomprensioni, le divisioni e le controversie e saremo segno credibile di unità e di pace”.
Dopo aver salutato i presuli e i patriarchi presenti alla celebrazione, Francesco ha concluso con un’invocazione alla Vergine Maria: “Insieme a Lei, che ha pregato nel cenacolo con gli Apostoli in attesa delle Pentecoste, preghiamo il Signore perché mandi il suo Santo Spirito nei nostri cuori e ci renda testimoni del suo Vangelo in tutto il mondo”.
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