"Benedica me e la Chiesa di Roma". E Francesco china il capo davanti a Bartolomeo

I Successori di Pietro e Andrea celebrano una veglia ecumenica nella Chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul. Si ritrovano poi al Fanar per un momento privato

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Sono le note cadenzate di un canto greco ad introdurre l’ultima suggestiva tappa della seconda giornata di viaggio del Papa in Turchia. Nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio, Francesco e Bartolomeo, dopo l’incontro al Fanar, si riuniscono per celebrare, insieme, una solenne Preghiera Ecumenica in cui chiedere a Dio l’unità per le Sante Chiese.
Come già a maggio, nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i due fratelli ‘pescatori’, Pietro e Andrea, si incontrano per abbracciarsi in una preghiera universale. Alla funzione partecipa l’intero seguito papale – in prima linea i cardinali Koch e Parolin – e i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. Le preghiere per il Papa, per il Patriarca, per l’unità delle Chiese, per le autorità che governano e il popolo di Dio, sono scandite da una lunga invocazione al Paraclito, in cui il coro greco intona: “Conduci anche noi verso la tua Verità in modo che possiamo glorificarti con una voce sola e un cuore solo”.
Segue una lettura del profeta Zaccaria, dopodiché i due Successori degli Apostoli prendono parola. Il primo è Bartolomeo che, in greco, rimarca l’importanza della presenza del Vescovo di Roma in questo luogo sacro: “un fatto storico e ricco di buoni auspici per il futuro”, dice. Questo evento, inoltre, costituisce un ulteriore tassello nel ponte tra Occidente e Oriente costruito poco a poco dalle visite dei Papi del passato, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una testimonianza – sottolinea Bartolomeo – “della volontà Vostra e della Santissima Chiesa di Roma, di proseguire il fraterno costante cammino con la nostra Chiesa Ortodossa, per il ristabilimento della completa comunione tra le nostre Chiese”.
Il Patriarca evidenzia poi la sacralità della Chiesa, nel quale “da secoli, tra vari sconvolgimenti storici, i Patriarchi Ecumenici hanno sempre celebrato e celebrano il sacro Mistero della Divina Eucarestia”. Un luogo che “è erede di altri luoghi di culto illustri” di Instabul, “ai quali hanno dato lustro eminenti figure ecclesiastiche, appartenenti alla schiera dei grandi Padri della Chiesa Universale”. Tra questi i santi Gregorio il Teologo e Giovanni Crisostomo, le cui sacre Reliquie – ricorda Bartolomeo – riposano nel tempio, assieme a quelle di San Basilio il Grande, di Santa Eufemia megalomartire e di altri santi, grazie alla “nobile” restituzione di esse da parte della Chiesa di Roma.
“Questi Santi Padri, sul cui insegnamento si è fondata la nostra comune fede durante il primo millennio, siano intercessori presso il Signore – auspica il Patriarca di Costantinopoli – affinché possiamo ritrovare la piena comunione tra le nostre Chiese, compiendo così la Sua santa volontà, in tempi difficili per l’umanità ed il mondo”.
Lo stesso desiderio è espresso da Papa Francesco che pronuncia il suo discorso in italiano, con animo – ammette – “colmo di gratitudine a Dio, che mi concede di trovarmi qui a pregare insieme con Vostra Santità e con questa Chiesa sorella, al termine di una intensa giornata di visita apostolica”.
“Il Signore – prosegue il Pontefice – ci ha donato ancora una volta, in questa preghiera vespertina, il fondamento che sta alla base del nostro protenderci tra un oggi e un domani, la salda roccia su cui possiamo muovere insieme i nostri passi con gioia e con speranza”.
E “sento – afferma Bergoglio – che la nostra gioia è più grande perché la sorgente è oltre, non è in noi, non è nel nostro impegno e nei nostri sforzi”, ma “nel comune affidamento alla fedeltà di Dio”. Questa pace, questa gioia, il mondo non la può dare, sottolinea il Papa, invece il Signore Gesù l’ha promessa ai suoi discepoli, e l’ha donata loro da Risorto.
“Andrea e Pietro hanno ascoltato questa promessa – prosegue il Santo Padre -, hanno ricevuto questo dono. Erano fratelli di sangue, ma l’incontro con Cristo li ha trasformati in fratelli nella fede e nella carità. E in questa sera gioiosa, in questa preghiera vigiliare vorrei dire soprattutto: fratelli nella speranza”.
La speranza del Vescovo di Roma è dunque di “poter essere fratelli nella speranza del Signore Risorto! Quale grazia – e quale responsabilità – poter camminare insieme in questa speranza, sorretti dall’intercessione dei santi fratelli Apostoli Andrea e Pietro!”, esclama.
Colmo di “gratitudine e trepidante attesa”, conclude quindi augurando a Bartolomeo e alla Chiesa di Costantinopoli il “fraterno” augurio per la festa del Santo Patrono che si celebrerà domani. In cambio chiede – inaspettatamente – un favore: “di benedire me e la Chiesa di Roma”, chinando il capo in attesa che il ‘fratello’ gli imponga le mani. E Bartolomeo, senza esitazioni, gli dona affettuosamente un bacio sulla testa.
La veglia si conclude con la preghiera del Padre Nostro e la Benedizione ecumenica. Il Papa e il Patriarca si incamminano verso l’uscita per far ritorno al Fanar. Nel secondo piano del Palazzo patriarcale, Bartolomeo mostra a Francesco un antico mosaico degli Apostoli Pietro e Andrea, davanti al quale il Pontefice esclama: “Che bello!”. Si spostano poi in un’altra sala, lontano dalle telecamere e anche dalle stesse delegazioni, per vivere un momento privato di ‘fraternità spirituale’.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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