La Vergine Maria, modello di fede e amore per i Religiosi

Una riflessione alla vigilia dell’apertura dell’Anno della Vita Consacrata

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Anche novembre, come ogni altro “tratto” dell’anno, ha una sua connotazione tipicamente mariana. La solennità di Tutti i Santi, con cui abbiamo aperto il mese, inevitabilmente ci ha ricondotti alla Madre di Dio, contemplata e venerata dalla Chiesa come “Regina dei Cielo e della Terra, assunta nella gloria degli Angeli e dei Santi”.

La commemorazione dei defunti si associa alla memoria di Nostra Signora del Suffragio (3 nov.) e richiama, nell’immaginario della pietà popolare, anche le rappresentazioni pittoriche della Madonna del Carmine, maternamente impegnata – e attraverso il suo Scapolare e la relativa “consacrazione”- a elevare le anime al Cielo, strappandole dalle fiamme e dai tormenti del Purgatorio. Il giorno 21 la liturgia ha recepito –mutuandola dai Vangeli Apocrifi e dalla Tradizione orientale – la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria.

Il 27 novembre, infine, ricordiamo la “Medaglia Miracolosa” e le apparizioni a Santa Caterina Labouré, precorritrici di Lourdes e della solenne proclamazione, da parte del Beato Pio IX, nel 1854, del dogma della Immacolata.

Possiamo provare – senza dover forzare troppo i termini in questione – a rileggere tutte queste “suggestioni” mariane dentro l’ampio respiro ecclesiale di quest’anno, con l’apertura ormai imminente – 29 a Santa Maria Maggiore e 30 novembre a San Pietro- della vasta, articolata e grata riflessione sulla Vita Consacrata, che ci accompagnerà lungo i prossimi mesi.

Le nostre Comunità religiose costituiscono una prova incessante della inesausta fecondità del Vangelo e richiamano, profeticamente, alle “cose ultime”, alla dimensione trascendente della nostra esistenza. Siamo fatti per il Cielo, per l’abbraccio eterno e misericordioso del Padre, in Cristo: i Religiosi anticipano, con la loro stessa presenza e con la loro comunione di vita – nonostante le immancabili e inevitabili “pesantezze” della nostra umanità – la condizione propria dei Santi. Ridurre tutto alla sola dimensione “orizzontale” impoverisce la portata di una vocazione che va oltre gli angusti confini del tempo e dello spazio.

Non solo: lo sguardo e il cuore aperti alla contemplazione delle “cose di Dio” sono la garanzia più bella e più certa per un quotidiano servizio in favore dei fratelli, nelle infinite vie della carità, nel mondo della educazione, nel campo “privilegiato”, prioritario e delicatissimo della povertà e della sofferenza.

Dio solo è custode della nostra dedizione all’Uomo e solo in una provata e ininterrotta frequentazione della meditazione, della adorazione, del culto divino – come ci ha ricordato Papa Francesco – ritroviamo la spinta e lo slancio necessari per occuparci con amore fraterno del nostro prossimo.

Prescindere dalla fedeltà al proprio Carisma e alla propria Regola significa privarsi di un dono prezioso dello Spirito, voluto per la santificazione personale, per l’edificazione della Chiesa e per il bene della società stessa.

La Presentazione al Tempio di Maria – narrata dal Protovangelo di Giacomo – ci offre tre ulteriori spunti. La Madonna, condotta dai genitori al Tempio, all’età di appena tre anni, “danza di gioia” sul terzo gradino, a significare tutto il giubilo di un cuore, donato per sempre e irrevocabilmente al suo Signore.

Il testo annota anche che Ella “non si voltò indietro”: il suo solo desiderio sarà quello di glorificare Dio, di occuparsi delle “cose di Dio”, senza rimpianti né ripensamenti. Quanto più “Dio solo basta” all’anima consacrata, tanto più il cuore si dilata a tutti i fratelli. L’amore indiviso per il Signore non è mai fonte di indifferenza o di disinteresse per gli altri: anzi, la determinazione di seguire Cristo, radicalmente e definitivamente, genera una sollecitudine e una premura ineguagliabili verso tutti.

Il Protovangelo annota, infine, che Maria stette nel Tempio “come una colomba nella sua dimora”; come il Religioso, che riconosce, con le parole del Salmo:Quanto sono amabili le tue dimore Signore degli eserciti! L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi” (Sal 83/84).

Una Religiosa, Santa Caterina Labouré, fu il tramite per il quale la Vergine fece dono alla Chiesa di un “segno”, semplicissimo, “popolare”, ma di inestimabile valore spirituale, vera sintesi di Mariologia e della “economia salvifica” della Redenzione, rinnovata conferma della tenerezza di Maria per i suoi figli. La Madonna disse a Santa Caterina: “Fate coniare una medaglia, secondo questo modello. Tutte le persone che la useranno riceveranno grandi grazie, portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”.

Mai, come nella nostra epoca, il mondo ha bisogno di “segni” semplici, visibili e credibili; di testimoni amabili della Verità, che sappiano incarnare e trasmettere con gioia la forza e la fecondità del Vangelo. Questo compito è affidato, in modo speciale e “originale”, ai Consacrati.

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Mario Piatti

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., è direttore del mensile Maria di Fatima

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