Chat, blog, web, social network… Queste parole, fino a qualche anno fa, erano sconosciute. Oggi rappresentano una parte importante nel mondo delle relazioni dei giovani.
I “salotti virtuali” stanno prendendo sempre più il posto di quelli reali. Invece di dire “Ci vediamo oggi pomeriggio al muretto”, c’è chi dice “Ci parliamo stasera in chat”. Perché accade questo? Perché si sceglie di comunicare con le dita su una tastiera?
Certi “salotti virtuali” danno un’illusione di onnipotenza. Chi li frequenta crede che rappresentino l’esaltazione della comunicazione, perché permettono di entrare in contatto con il mondo attraverso lo schermo del computer.
Ma prima di entusiasmarsi troppo, bisognerebbe chiedersi: qual è la qualità della mia comunicazione? Con chi sto comunicando? Che cosa sto comunicando? Oltre lo schermo del computer c’è una vita. Una vita vera che deve essere vissuta e non evitata!
In alcuni casi i frequentatori di chat e social network si nascondono dietro una maschera. Capita che gli uomini si fingano donne e viceversa. Oppure che gli adulti si fingano bambini. Ci sono anche i disturbatori anonimi, che intervengono in modo aggressivo nelle discussioni, con parolacce ed insulti.
Insomma, a volte il web rischia di trasformarsi in un teatrino di bugie e di inganni, a discapito di tante persone in buona fede.
Naturalmente non bisogna generalizzare e dire che il mondo di internet sia dannoso. Se usato bene, può rappresentare una bellissima opportunità di dialogo. Ma non si può negare che un certo tipo di pseudo-comunicazione susciti tanti punti interrogativi.
In molti casi finisce per sostituirsi al contatto con la realtà, diventando una vera e propria cella di isolamento. Può contribuire alla creazione di un’autentica mentalità virtuale, in grado di distorcere la consapevolezza del proprio rapporto con gli altri.
Ma dietro il fenomeno dei “salotti virtuali” potrebbe esserci anche qualche altra motivazione. Alcuni ragazzi scelgono di nascondersi nel web perché sono insicuri.
Sono tante le pressioni psicologiche che i giovani subiscono nella società odierna. Viviamo nell’era dell’immagine, in cui tutto dovrebbe essere impeccabile. Le edicole sono piene di calendari con le fotografie (a volte ritoccate al computer) di modelle e attrici dalla bellezza irraggiungibile. Gli stessi falsi miti dominano anche la televisione, le copertine delle riviste e gli spot pubblicitari.
I ragazzi che non riescono ad assomigliare a certi modelli di perfezione assoluta rischiano di entrare in crisi. Si sentono incompleti, quasi inferiori. Per questa ragione preferiscono l’ambiente “protetto” delle chat e dei social network, dove hanno la possibilità di nascondersi dietro una maschera.
L’invasione, sempre più schiacciante, del virtuale nella vita dei giovani rappresenta un grave problema dei nostri tempi. Come si fa a considerare il prossimo, se non ci si abitua realmente ad incontrarlo e a dialogare con lui? Come si possono prendere a cuore i suoi problemi?
Per contrastare questo fenomeno, bisogna alimentare nelle nuove generazioni un’autentica cultura dell’impegno. Esprimersi attraverso i tasti di un computer significa rifiutare il confronto sincero con altri esseri umani. Significa rinunciare ad impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno, uno sforzo per mettersi in discussione.
E’ importante, invece, cercare le persone vere, imparare a comprenderle e ad amarle sul serio, anche a costo di fare dei sacrifici. Questo sforzo personale potrà sicuramente contribuire ad una maturazione dei giovani, aiutandoli ad affrontare in modo più costruttivo il cammino della vita.