"Maria Santissima accolga l'anima del cardinale Angelini in Paradiso"

L’omelia del cardinale Sodano, ieri, nella Basilica vaticana, durante le esequie del porporato romano, scomparso il 22 novembre a 98 anni

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La Curia romana si è stretta ieri intorno al feretro del cardinale Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori sanitari, scomparso a Roma nella notte tra il 21 e il 22 novembre, a 98 anni.

Papa Francesco ha presieduto nel pomeriggio di ieri, lunedì 24 novembre, sull’altare della cattedra della Basilica vaticana, il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio al termine delle esequie del porporato.

La messa funebre è stata celebrata invece dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, il quale, nella sua omelia – riportata integralmente da L’Osservatore Romano – ha ricordato con affetto “questo grande uomo di Chiesa, che di fronte alle difficoltà dei tempi in cui fu chiamato ad operare, fece suo il motto del Papa Pio XII: ‘Non lamento, ma azione'”. 

A concelebrare erano presenti una quarantina tra porporati e presuli, fra i quali il cardinale Lozano Barragán e l’arcivescovo Zimowski, successori di Angelini al dicastero per la pastorale della salute. Hanno assistito, tra gli altri, il cardinale protodiacono, Martino, il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Becciu, con l’assessore, monsignor Wells, e il segretario del pontificio consiglio Mupendawatu.

Al rito, diretto dall’ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e animato dai canti della Cappella sistina, erano presenti, tra gli altri, familiari del porporato e le suore benedettine riparatrici del santo volto di Nostro Signore Gesù Cristo, con la superiora generale Maurizia Biancucci.Nella cappella della loro casa madre a Bassano Romano, il cardinale ha voluto essere sepolto per riposare vicino al fondatore della congregazione, il venerabile abate Ildebrando Gregori.

A tutti Sodano ha detto: “È giunta l’ora di dare l’estremo saluto al nostro compianto cardinale Fiorenzo Angelini”. “In questo momento – ha proseguito – ci avvolge un velo di mestizia, perché la Chiesa di Roma perde uno dei suoi figli più benemeriti. In realtà, per ben 74 anni, dal lontano 1940 che lo vide come giovane sacerdote romano fino ai giorni nostri, egli è stato un generoso pastore che ha servito la comunità di Roma, prima come presbitero di periferia e poi come vescovo e cardinale. Talora egli ci ricordava pure che, come ausiliare di Roma, aveva pure partecipato al Concilio Ecumenico Vaticano II, sempre presente nel suo spirito”.

Il porporato ha poi ricordato l’impegno di Angelini nell’apostolato dei laici e nel campo della pastorale sanitaria. “Alla cura degli ammalati – ha detto – egli consacrò pure molti anni della sua vita, fin da quando il Papa Pio XII, nel 1956, l’aveva chiamato ad essere vescovo ausiliare di Roma, incaricandolo in particolare dell’assistenza spirituale agli infermi della diocesi”. Il cardinale “continuò poi tale servizio su scala mondiale, quando il Papa Giovanni Paolo II, nel 1985 lo chiamò a guidare la Pontificia Commissione per la Pastorale degli Operatori Sanitari”.

“Il suo nome resterà per sempre legato a tale importante missione caritativa della Chiesa!”, ha rimarcato Sodano, pur non negando il “velo di mestizia oggi ci avvolge nel separarci da una persona cara”. “Ci conforta però – ha soggiunto – la luce della Parola di Dio”, quella dell’Apostolo Giovanni, in particolare, proclamata poc’anzi: «Beati i morti che muoiono nel Signore… Essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguiranno» (Apocalisse 14, 13).

“Morire nel Signore: è la più bella definizione della morte del cristiano. È pure il più bel conforto per ogni ministro di Dio”, ha quindi affermato il decano del Collegio Cardinalizio. E’ poi tornato a parlare del defunto porporato che, “nei suoi ultimi anni di vita, ha saputo intraprendere sempre nuove iniziative in favore dei poveri e dei sofferenti”. “Ne sono testimoni in particolare le Suore riparatrici del Santo Volto di Gesù – ha detto Sodano – nella cui casa generalizia di via della Conciliazione egli ha vissuto in quest’ultimo periodo della sua vita e che poi l’hanno assistito con tanto amore”.

Prima di concludere, il cardinale ha quindi affidato “l’anima benedetta” di Angelini a Maria Santissima, perché egli “fin dagli anni del seminario romano, amava rivolgersi a Maria con la nota invocazione: «Mater mea, fiducia mea»”. “Questa Madre della Fiducia – ha quindi concluso – l’introduca ora in Paradiso, con tutti gli Angeli e i Santi del cielo!”.

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ZENIT Staff

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