Il Consiglio d'Europa rifiuta di opporsi all'infanticidio

L’organizzazione internazionale, che il Papa visita oggi, rifiuta di occuparsi del dramma dei bambini abbandonati alla morte dopo esser sopravvissuti a un aborto

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Il 20 novembre 2014 si sono festeggiati i 25 anni da quando, il 20 novembre 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione dei diritti del fanciullo. “Per la prima volta gli Stati riconoscevano che i bambini sono titolari dei diritti come gli adulti”, scrive Nils Muinieks, Commissario dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa. Il quale anche afferma tuttavia che “L’Europa deve fare meglio”.   In effetti, stando alla recente notizia secondo cui “il Consiglio d’Europa rifiuta di pronunciarsi sull’infanticidio neonatale”, i diritti del fanciullo sono lungi dall’esser tutelati. Gregor Puppinck, avvocato e Direttore Generale del Centro Europeo per il diritto e la giustizia (Ecjl) il 1° novembre aveva mandato a Nils Muinieks per conto di quattro Ong – Ufficio Internazionale cattolico dell’Infanzia, Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, Federazione delle associazioni familiari cattoliche e l’Ecjl stesso –  una richiesta di incontro per poter consegnare un dossier sulla sorte dei bambini nati vivi dopo l’aborto. 

“Il 19  novembre, vigilia della Giornata internazionale dei diritti del fanciullo, il Commissario dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa ha fatto sapere che ritiene che la pratica dell’infanticidio neonatale non sia nella sua competenza e si è rifiutato di incontrare le Ong desiderose di informarlo sulla questione. In luglio 2014 – prosegue Puppinck – “il Consiglio dei Ministri non era riuscito a pronunciarsi su questo stesso tema”. Non erano riusciti a trovare un accordo sulle misure da prendere “per garantire che i feti sopravvissuti all’aborto non fossero privati delle cure mediche alle quali hanno diritto (in qualità di persone viventi al momento della nascita) in virtù della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Certi Governi, infatti, per timore di sollevare questioni sull’aborto tardivo, si rifiutavano di riconoscere diritti a questi neonati.

Nel dossier è spiegato e documentato che ogni anno numerosi bambini nascono vivi in seguito ad aborto, in particolare quando viene praticato dopo la 20esima settimana di gestazione. Spesso questi bambini sono abbandonati alla morte perché lasciati senza cure, mentre lottano per respirare anche per ore e ore, o uccisi con un’iniezione letale o per asfissia, poi gettati nei rifiuti biologici.

“Questi fatti sono attestati – precisa Puppinck – da dati ufficiali e da testimonianze di ostetriche”. Il British Journal of Obstetrics and Gynaecology ha pubblicato uno studio secondo il quale alla 23esima settimana di gestazione il tasso di bambini che sopravvivono all’aborto è del 10%. “Lasciare agonizzare senza cure dei bambini, o ucciderli, semplicemente perché non sono desiderati, è disumano”, afferma Puppinck.

Proprio per questo le Ong volevano incontrare il Commissario Muinieks, continua Puppinck, “per chiedergli di riaffermare che tutti gli esseri umani nati vivi, hanno il medesimo diritto alla vita e alla salute, senza discriminazioni fondate sulle circostanze della loro nascita, conformemente ai diritti umani”.

Muiznieks ha rifiutato di ricevere le Ong perché la sua competenza “non si estende alle questioni sollevate”. Il 15 gennaio 2014, però, fa notare Puppinck, il Commissario aveva preso pubblicamente posizione contro gli aborti selettivi in funzione del sesso, chiedendo la loro interdizione penale.

Secondo la Convezione Internazionale dei Diritti del Fanciullo, “il fanciullo, in ragione della sua immaturità fisica ed intellettuale, ha bisogno di una protezione e di cure speciali, specialmente di una protezione giuridica appropriata, prima e dopo la nascita”.

“Il rifiuto del Commissario per i diritti umani e l’incapacità del Consiglio dei Ministri di affermare che ogni neonato ha il diritto alla vita e alla salute è una vergogna ed esprime un consenso tacito all’infanticidio e ai trattamenti inumani”, commenta amaro Puppinck. Il presidente dell’Ecjl spera che l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa abbia il coraggio di affrontare la questione e di “supplire alle mancanze del Commissario e del Consiglio dei Ministri”. L’Assemblea Parlamentare verrà infatti investita della questione tramite una petizione, ai sensi dell’art. 65 del regolamento dell’Assemblea,  procedura che permette ai cittadini di chiedere al Presidente  di inscrivere una questione all’ordine del giorno.

Per questo l’ Eclj ha lanciato la petizione sulla piattaforma Citizen-go. “Noi vi chiediamo- conclude Pippinck – di sostenere la nostra petizione perché c’è un bisogno urgente di denunciare gli infanticidi e di porvi fine”.

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Elisabetta Pittino

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